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15 Settembre, 2002
Via Protti. Non passerò mai più da quella via. ( Deo Fogliazza)
Ho letto il bell'intervento di Ennio Serventi sulla nuova titolazione di Via Strettalunga. Anch'io, come Ennio, ho deciso che non passerò mai più dalla via ....

Ho letto il bell'intervento di Ennio Serventi sulla nuova titolazione di Via Strettalunga. Anch'io, come Ennio, ho deciso che non passerò mai più dalla via dedicata ad Aldo Protti che, come grande baritono, aveva già ricevuto sufficienti onori con la targa esposta al Teatro Ponchielli voluta da una Giunta di centrosinistra.
Ma la dedica di una via richiede che il "titolato" non abbia ombre, né come artista tantomeno come uomo e cittadino.
E di ombre invece il cittadino Protti non ne aveva poche.
Mi limito a citare precisi e circostanziati dati obbiettivi:
1) Protti, come sergente della GNR inquadrato nella famigerata Compagnia di Ordine Pubblico, viene arrestato il 28 aprile 1945 ad Avigliana in valle di Susa. Dopo poche settimane di reclusione, con altri fascisti combattenti, in vari campi di prigionia, nel luglio 1945 riesce a fuggire dal campo di Taranto e giungere a Cremona. Qui nessuno gli torcerà un capello, nessuno gli chiederà conto dei suoi spostamenti dal settembre 1943 all'aprile 1945. Potrà tranquillamente ed in assoluta libertà intraprendere la carriera lirica che, grazie alla sua splendida voce, lo condusse nei successivi 50 anni a meritati successi internazionali.
2) Potendo usufruire dell'ombrello dato dall'amnistia per i reati commessi da fascisti voluta nel 1947 dal Ministro di Grazia e Giustizia Palmiro Togliatti, può probabilmente pensare a ricostituire e recuperare la propria situazione previdenziale anche per il periodo di guerra. A questo fine il 5 ottobre 1948 firma il Foglio Notizie nel quale lui stesso dichiara (dovendo controfirmare di proprio pugno) di trovarsi di stanza ad Avigliana (Valle di Susa), come sergente della GNR incorporato nella Compagnia Ordine Pubblico, dal 10 luglio 1944 al 28 aprile 1945.
3) Ma negli anni a venire nessuno solleva nei suoi confronti alcunché per la sua eventuale presenza al fianco delle truppe naziste in Valle di Susa. Quel documento rimane riservato e lui si guarda bene dal far trapelare la notizia, preferendo far correre l'informazione, generica e nebulosa, di aver trascorso il periodo in non meglio precisate situazioni in Toscana ed in Emilia. Prosegue in tutta tranquillità la propria splendida carriera artistica, non rinnega mai nulla del suo passato di fascista "in prima linea" e mantiene responsabilità (pur legittime) nel MSI, partito che, dalla sua fondazione, fa diretto riferimento all'esperienza del PNF.
4) Agli inizi degli anni 2000 la destra cremonese avvia una campagna di stampa e di pressione per dedicare strumentalmente una via cittadina al "grande baritono". Ciò induce una comprensibile reazione nelle forze dell'antifascismo locale che, provocate, recuperano la documentazione che lo dà presente "certamente ed oltre ogni ragionevole dubbio" in Valle di Susa per 10 mesi: dal 10 luglio 1944 al 28 aprile 1945. Dieci mesi nei quali nazisti e fascisti di stanza ad Avigliana (tra i fascisti un nutrito gruppo di cremonesi lassù spediti direttamente dal ras Farinacci - il miglior alleato di Hitler tra i gerarchi fascisti - alla caccia dei numerosi cremonesi operanti in valle di Susa tra le forze della Resistenza) compiono oltre 40 rastrellamenti, uno ogni settimana. Alla fine della Guerra di Liberazione le 4 valli della zona (Susa, Chisone, Sangone e Viù) conteranno 2.024 Caduti per la libertà. Tra essi numerosi i cremonesi. E' oggettivamente impossibile che il sergente Aldo Protti non abbia partecipato a tutti o quasi tutti quei rastrellamenti. Come viene giustamente ricordato da alcuni che in questi giorni sono intervenuti nella polemica sulla stampa locale egli ".... non era ad Avigliana per passare le acque o per trascorrere un periodo di vacanza".
5) Aldo Protti muore nel 1995 (pace all'anima sua!) non avendo mai trovato l'occasione di dichiarare il proprio pentimento o il proprio dispiacimento, almeno, per quegli eccidi. Durante i 50 anni successivi alla Liberazione, ogni anno, la prima domenica di luglio, Cremona e la Valle di Susa ricorderanno pubblicamente i Caduti cremonesi trucidati al Colle del Lys in 2 luglio 1944. Il grande baritono Aldo Protti, ormai personalità artistica affermata e rispettata sul piano internazionale, farà sempre orecchie da mercante e non riterrà di pronunciare mai alcuna parola di partecipazione e di compassione per quei giovani cremonesi assassinati da forze naziste e fasciste, nemmeno per alcuni da lui conosciuti direttamente (citiamo, uno fra tutti, Franco Scala, con il quale aveva svolto, fianco a fianco, il servizio militare a Casalbuttano nel 1943).
6) Nonostante ci siano schiaccianti indizi - per le circostanze, le motivazioni, le ricostruzioni sul piano delle ricerca storica - non esitono (perché non possono esistere!) prove provate della sua presenza in zona quel 2 luglio 1944. Ma gli indizi sono seri e convergenti. Per fugare ogni dubbio sarebbe necessario aprire gli "armadi della vergogna" nei quali - a quanto dicono alcune testimonianze orali del tempo - dovrebbero esserci le carte concernenti una più che probabile "Inchiesta" aperta addirittura dall'esercito tedesco, mosso (incredibile dictu!) dalla crudezza e dalla inaudita violenza con la quale furono seviziati e trucidati 26 partigiani al Colle del Lys il 2 luglio 1944. Violenza, a quanto ripetono dette testimonianze, motivata dalla reazione scatenata da chi avrebbe avuto modo di profferire la vergognosa menzogna "sono cremonesi, disertori della GNR di Cremona". Corrisponde al vero tutto ciò? E se si, chi poteva riconoscere negli uomini fermati al Colle del Lys (senza documenti e disarmati) i cremonesi partigiani, se non fascisti cremonesi?! Dovrebbero essere le istituzioni democratiche, che pervicacemente hanno voluto decidere l'intitolazione di quella via, a sentirsi in dovere di richiedere formalmente l'apertura degli Armadi della vergogna al fine di appurare la verità dei fatti.
7) Esulando comunque dalla presenza o meno del sergente GNR Aldo Protti in quella drammatica occasione, è molto diffiicile credere che nei 10 mesi successivi lo stesso sergente non fosse venuto a conoscenza dell'eccidio del Colle del Lys. Avendo vissuto per 300 giorni e 300 notti fianco a fianco con chi sicuramente c'era, è impossibile che non ne abbia ricevuto notizia, confidenze, narrazioni. Ma anche di questo non risulta abbia mai dato conto nei lunghi e felici 50 anni che trascorse sui palcoscenici di mezzo mondo.
8) Mentre il baritono Aldo Protti aveva giustamente meritato di essere ricordato da una targa all'interno del Teatro della città, il cittadino Aldo Protti, dunque, non merita l'onore di avere intitolata una via della propria città per i seguenti inoppugnabili motivi:
a) per la sua presenza armata ed attiva in quei tragici 10 mesi e per la sua partecipazione alle azioni messe in atto dalle forze naziste e fasciste in Valle di Susa tra il 10 luglio 1944 ed il 25 aprile 1945;
b) per la reticenza a dire la verità sui suoi spostamenti nel periodo;
c) per la irriconoscenza dimostrata nei confronti di chi non gli torse un capello nell'immediato dopoguerra e non sollevò alcunché sul suo passato nei successivi 50 anni, permettendogli una strepitosa ascesa artistica;
d) per la mancanza di partecipazione e pietà umana nei confronti dei Caduti in valle di Susa per i quali non ebbe mai parole pubbliche di partecipazione e di cordoglio.
e) E, last but not least, per i fortissimi e convergenti indizi che lo danno, con forte probabilità anche se non con assoluta certezza, presente in valle di Susa fin da quel tragico 2 luglio 1944.
Per questo non passerò mai più da quella via.
Per questo, se e quando il Comune avrà la sfrontatezza di affiggere in Via Strettalunga la nuova intitolazione, nella stessa occasione mi recherò con mio padre - combattivo e sofferente testimone di queste tristi vicende - in Via Caduti del Colle del Lys (strada molto decentrata e periferica comunque esistente nella nostra città) a chiedere perdono a quei Caduti per l'affronto e l'offesa subiti dai sepolcri imbiancati che oggi governano Cremona.
In conclusione vale solo la pena ricordare che Aldo Protti poté divenire grande baritono non solo grazie alla sua splendida voce, ma anche grazie alla libertà riconquistata grazie alla lotta di Liberazione. Libertà che premiò anche lui e chi, come lui, aveva combattuto perché quella libertà fosse negata. E vale solo la pena rammentare - per rimanere sempre nel campo della musica - che il grande Maestro Arturo Toscanini, rifiutatosi di aprire una sua esibizione dirigendo il canto di regime "Giovinezza", venne violentemente schiaffeggiato da gerarchi fascisti e fu costretto, per proseguire il proprio grande percorso artistico, ad abbandonare l'Italia ed a riparare negli Stati Uniti d'America.
Lascio all'intuizione dei lettori dedurre quale sarebbe stata la "fulgida carriera" di artisti antifascisti se, invece che le forze della libertà e della democrazia, il 25 aprile del 1945 avessero prevalso le forze naziste e fasciste.
Deo Fogliazza

 


       



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