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15 Settembre, 2002
Un documento sulla controriforma Moratti che ha già raccolto oltre 500 firme
Vogliamo denunciarne l’attacco contro la scuola pubblica italiana attraverso una serie di provvedimenti spacciati come il frutto di un dialogo con i lavoratori della scuola e con le famiglie, dialogo che in realtà non è mai avvenuto.

Siamo docenti e personale ATA delle scuole del cremasco.
Aldilà dei convincimenti politici, religiosi e dell’appartenenza – o meno – alle organizzazioni sindacali, ci sentiamo accomunati da un medesimo giudizio negativo sulla politica scolastica del Ministro Moratti, contro cui intendiamo esprimere una posizione chiara e decisa.
Vogliamo denunciarne l’attacco contro la scuola pubblica italiana attraverso una serie di provvedimenti spacciati come il frutto di un dialogo con i lavoratori della scuola e con le famiglie, dialogo che in realtà non è mai avvenuto.
Tagli alla scuola pubblica
Proprio mentre appare sempre più evidente il nesso tra sviluppo economico e civile del paese ed investimenti nel campo dell’istruzione, il decreto Tremonti riduce drasticamente gli stanziamenti per la scuola pubblica (negli ultimi tre anni si è arrivati ad un taglio del 40% delle risorse economiche destinate alle scuole pubbliche), mettendone a grave rischio non solo la qualità, ma anche il normale funzionamento.
La consistente riduzione del personale docente e ATA (40.000 posti in meno in due anni), attuata taglieggiando il tempo pieno, il tempo prolungato, le attività didattiche pomeridiane e le attività integrative e di recupero, si risolverà in un pesante ridimensionamento di tutto ciò che di innovativo e qualitativamente rilevante la scuola italiana è andata costruendo negli ultimi anni, in classi più numerose anche in presenza di alunni disabili, in un rovinoso diradarsi del prezioso supporto agli alunni in difficoltà e portatori di handicap, nel ricorso ai contributi alle famiglie per poter mantenere gli attuali standard di offerta formativa. E’ la stessa autonomia scolastica, su cui tanto aveva puntato il mondo della scuola per il proprio rinnovamento, che si vede svuotata e immiserita, privata com’è delle risorse finanziarie per realizzarsi compiutamente, per non parlare della lotta alla dispersione scolastica (che in Italia è una delle più alte d’Europa), per risolvere la quale la Moratti intende spostare finanziamenti su comunità private alla S. Patrignano. Una sciagurata politica di tagli che colpisce al cuore la concezione egualitaria e democratica che della scuola ci ha consegnato la Costituzione repubblicana (art. 3: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscano il pieno sviluppo della persona umana.”). Nella scuola dell’infanzia l’anticipo non risponde ad alcuna motivazione pedagogica, ma all’esigenza di mantenere inalterato l’impianto dell’istruzione fissandone a 18 anni il termine e, paradossalmente, mentre ci si propone di aprire la scuola dell’infanzia ai bambini di due anni e mezzo, proliferano le liste d’attesa.
La scuola primaria (elementare e media inferiore), in particolare, è destinata a pagare un alto prezzo a causa della politica morattiana. Da anni realtà d’eccellenza della scuola italiana, luogo di professionalità e competenze d’alto profilo ed esperienze didattiche ed organizzative apprezzate in tutta Europa, essa si vede destrutturata dalla frenesia restauratrice e passatista del nostro Ministro (alla faccia della retorica modernizzatrice delle tre I) che, senza nemmeno uno straccio di giustificazione didattico educativa, ripristina la figura del maestro unico (il tutor tuttologo), cancella il valore della collegialità e del confronto fra docenti e riduce il tempo scuola a 27 ore più alcune ore opzionali (a pagamento?) La scuola secondaria, dove la ridefinizione dell’orario cattedra a scopi di puro risparmio riduce tutto ciò che è progettualità, ricerca, aiuto agli alunni più deboli, rendendo pure difficoltoso lo svolgimento delle supplenze brevi, verrà snaturata dalla controriforma Moratti (Legge 53), che ha ridotto di un anno l’obbligo scolastico e ripristina il dualismo fra istruzione (nuovi licei) e formazione professionale, tramite una scelta obbligata a 13 anni d’età. Un ritorno alla scuola di 50 anni fa.
Regali alla scuola privata
A fronte di questo dissesto della scuola pubblica il Ministro Moratti stanzia 90 milioni di Euro (180 miliardi di lire) in tre anni per le famiglie che decidono di iscrivere i propri figli alle scuole paritarie (che ammontano attualmente all’11 % degli studenti). Un Bonus scandalosamente erogato senza riferimento alle fasce di reddito (è noto che gli iscritti alle scuole private in gran parte provengono da famiglie abbienti), che per giunta può essere cumulato con le borse di studio ed i buoni-scuola generosamente concessi dalla Regione Lombardia sempre a chi iscrive i figli agli istituti non statali e con il cui ammontare si potrebbe rimborsare una quota consistente del costo dei libri di testo agli studenti lombardi.
Oltre a questi regali il Ministro ha immesso in ruolo i docenti di religione (materia opzionale), assunti non tramite le graduatorie pubbliche, ma designati dalla Curia, con il diritto di passare alle graduatorie di altre materie. Si inizia insegnando religione e si finisce per insegnare italiano o filosofia, in barba alle infinite attese di migliaia di laureati che aspettano anni per poter insegnare, ma in barba soprattutto al principio della laicità dello Stato e dell’uguaglianza dei cittadini.
E mentre si distribuiscono questi vergognosi privilegi, continua l’odissea dei precari, che coprendo il 20% dei posti in organico rendono possibile il funzionamento della scuola italiana. Per loro c’è l’angoscia di non essere più assunti, l’attesa del primo stipendio che spesso non arriva puntuale, la mancanza di scatti d’anzianità e di avanzamento di carriera, l’impossibilità di garantire la continuità didattica per i loro studenti e la beffa di vedersi scavalcati nelle graduatorie da colleghi che, avendo insegnato nelle scuole private, hanno visto raddoppiato il proprio punteggio. Il ministro ha bloccato le assunzioni da anni, provocando una vera e propria guerra tra poveri tra precari con specializzazione post-laurea (sissini) e precari storici.
La riforma delle pensioni
In questo contesto già devastato di suo s’inserisce il progetto di riforma pensionistica del governo che sposta l’età pensionabile ad una soglia (per molti oltre i 65 anni! Quanti docenti hanno iniziato l’attività con continuità ormai trentenni!) oltre la quale si attenuano le motivazioni e le energie psico-intellettuali richieste da una professione come quella docente, che pone a quotidiano contatto con bambini ed adolescenti.
Per una scuola di tutti e per tutti che attui i valori della Costituzione
Ci troviamo senza dubbio di fronte al più duro attacco alla scuola pubblica dal dopoguerra ad oggi e ad un evidente tentativo di svilirla a vantaggio del privato, umiliando e mortificando tutti coloro che in essa vi lavorano. La scuola pubblica è un bene collettivo che non può andare distrutto!

Invitiamo tutto il personale della scuola, gli studenti, i genitori, i cittadini a mobilitarsi. Chiediamo alle forze politiche di contrastare nel paese e in Parlamento le controriforme del Ministro Moratti, ai movimenti della società civile di farsi carico anche dei problemi della scuola e alle forze sindacali di informare, di creare momenti di discussione e di confronto, di indire forme di lotta sempre più incisive.

Si raccolgono firme di adesione da inviare alla stampa locale per informare l’opinione pubblica; alle forze politiche locali, regionali, nazionali; al M.I.U.R.; alle organizzazioni sindacali.

Gli estensori di tale documento hanno già raccolto oltre 500 firme!!!

 


       



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