15 Settembre, 2002
Cgil, Cisl ed Uil Scuola della Lombardia scrivono una lettera aperta ai genitori
Cari genitori, con la sua recente lettera il ministro Moratti vi ha rassicurato circa gli esiti che la riforma che intende varare avrà sull’organizzazione e la qualità della scuola
Cari genitori,
con la sua recente lettera il ministro Moratti vi ha rassicurato circa gli esiti che la riforma che intende varare avrà sull’organizzazione e la qualità della scuola.
Anche noi – come voi – siamo preoccupati ed è per questo che ci sembra necessario puntualizzare alcuni aspetti.
La centralità della persona, sia essa alunno, studente o docente, è anche per noi il riferimento essenziale per le azioni di promozione e tutela che svolgiamo.
Crediamo però che non sia sufficiente affermare un principio, ma che sia necessario assicurare le condizioni perché si possano prestare la cura e l’attenzione educativa per tutti e per ciascuno: tempi distesi e flessibili perché ciascuno possa apprendere secondo i propri ritmi, strumentazione didattica per offrire a tutti tante opportunità formative, edifici non fatiscenti e che non mettano a rischio l’incolumità personale, classi non sovraffollate perché si possano esplicare relazioni personali gratificanti, organici adeguati.
Il decreto che dovrà applicare la riforma non è accompagnato da un piano di copertura finanziaria. Nella scuola dell’infanzia non è prevista l’apertura di nuove sezioni e quindi ci saranno ancora lunghe liste di attesa. Nel frattempo si persevera nell’accanimento degli “anticipi”, cosa che, in assenza di strutture e di adeguate figure di supporto, porterà ad uno snaturamento della funzione di questo settore scolastico, facendo rivivere il suo ruolo assistenziale (asilo) e cancellando quel modello affermato e diffuso di scuola a pieno titolo, la cui validità ha avuto ampi riconoscimenti a livello internazionale.
Nella scuola elementare si riduce il tempo di frequenza. Il ministro rassicura circa una copertura oraria pari a quella attuale, ma il tempo che promette (una quota minima obbligatoria + la mensa + il doposcuola) fa a pezzi il progetto educativo che oggi è unitario. Il ministro evidentemente giudica che non sia un valore coniugare insieme istruzione ed educazione, riconoscendo pari dignità a tutte le discipline e cogliendo la valenza educativa di ogni aspetto della vita scolastica.
L’introduzione della figura del “tutor”, poi, rende la scuola più povera nei contenuti e nelle relazioni: si tornerà al maestro tuttologo che insegna di tutto un po’, niente di più che i primi rudimenti del sapere. I più fortunati (per censo, per inclinazione naturale) potranno trovare altrove le occasioni di apprendimento, di crescita e di sviluppo personale…
Ciò vale anche per la scuola media dove, inoltre, si aumentano le discipline e si riduce il tempo ad esse dedicato, come se fosse sufficiente fornire ai ragazzi e alle ragazze di oggi qualche nozione da esibire all’occorrenza senza preoccuparsi di dare loro il tempo e la possibilità di indagare attorno a sé, al mondo, alla propria crescita. Perché la scuola, anche se il ministro non lo sa o non vuole saperlo, serve a far crescere delle persone consapevoli di sé e della realtà nella quale vivono prima ancora che degli individui alla ricerca di un lavoro ben retribuito.
Il ministro parla, come se già ci fosse, di una scuola che ancora (fortunatamente) non c’è. La sua riforma non ha ancora compiuto tutto il cammino previsto dalla normativa e il decreto che dovrebbe darne attuazione non è ancora stato approvato in via definitiva.
Nella sua lettera vi invita ad esprimere delle opzioni rispetto ad una organizzazione di scuola che ancora non è certo sarà quella che lei prefigura: chiede, insomma, una scelta a scatola chiusa, un atto di fiducia.
A noi sembra che questo non sia un atteggiamento corretto verso degli interlocutori con cui si dice di voler aprire un dialogo. Un dialogo richiede rispetto e ascolto.
Il ministro ha scelto invece la strada della persuasione (“fidatevi, poi capirete”) cercando nel contempo di accattivarsi il favore delle famiglie attraverso un loro peso maggiore nelle scelte opzionali delle attività. Peccato non abbia mai affrontato il nodo vero: quello di studiare le modalità attraverso cui è possibile che scuole e famiglie giungano a condividere la responsabilità educativa senza dimenticare la centralità dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze che frequentano la scuola.
L’idea del sapere a fruizione consumistica risulta sempre più forte: chiedi ed il supermarket-scuola ti darà!… con autofinanziamento, ovviamente (e nonostante le reiterate affermazione che rassicurano diversamente).
CGIL – CISL – UIL SCUOLA - LOMBARDIA
Milano, 19 gennaio 2004
 
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