I quattro metri cubi dello stand "REGISTRAZIONE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI" sono un buon punto di osservazione del WSF, un po’ come vedere la terra dall’oblò di una navicella spaziale, si perdono i dettagli ma si vede l’insieme. Non mi dispiace quindi passare i miei giorni in Brasile chiuso qui dentro, anche se a qualcuno sembrerò un po’ scemo.
Davanti al nostro stand sul lungolago si è piazzata una bancarella che vende dolcetti di Bahia, tutti a base di cocco. Mi piace ed un po’ alla volta li sto assaggiando tutti. Per il resto non è che la cucina qui mi faccia impazzire, il piatto tipico brasiliano a base di fagioli neri, riso bianco e carne alla brace dopo un po’ stufa. Certo si spende poco per i nostri parametri, non solo nei barettini ma anche nei ristoranti per noi é tutto a buon mercato.
Scrivo questo intanto che passa una macchina con un altoparlante che annuncia che oggi parlerà Lula. Il presidente qui é un mito ma Cesar, l’ingegnere brasiliano che fa il volontario con me, a pranzo mi racconta che in due anni questo governo non ha fatto niente. Certo non deve esser facile far andare la baracca qui fra i disastri che ha lasciato in eredità la dittatura militare ed il fondo monetario che preme. Cesar comunque é ottimista e dice che il Brasile é un buon posto per vivere. Io alzo lo sguardo, vedo le donne che mi passano davanti e non posso che esser d’accordo.
Ieri sera sono stato all’accampamento della gioventù. L’area del Social Forum occupa il parco che si estende per almeno quattro o cinque km lungo il lago Guaiba. Per andare da una parte all’altra hanno istituito anche un servizio di pulmini. In mezzo una distesa sterminata di tendine del campeggio libero organizzato per l’occasione. Ribattezzato “campeggio della gioventù”: é una specie di festa di radio onda d’urto moltiplicata per dieci. Lungo i vialetti la sera centinaia di venditori di collanine, tamburi liberi e profumo di erba. Interessante.