Caro Direttore
martedì sera, durante la trasmissione televisiva Ballarò, ho sentito
pronunciare dal Ministro Alemanno una frase che merita alcune precisazioni.
La frase,sintetizzando, era questa: "La riforma Moratti manderà
obbligatoriamente tutti a scuola fino a 18 anni".
Peccato che la verità sia tutt'altra. In realtà non c'è più nessun
obbligo, c'era, previsto dalla Costituzione, ma è stato soppiantato, con
l'ultimo decreto approvato la settimana scorsa, dal diritto-dovere (si legga con
attenzione l'art.1 comma 2).
Per far capire la differenza utilizzerò un paragone di tipo fiscale: che
tutti abbiano l'obbligo di pagare le tasse non è la stessa cosa che tutti
abbiano il diritto-dovere di pagare le tasse. Nel secondo caso è evidente
l'opportunità di non pagarle, anche perché non ci sarebbe sanzione.
Dunque, secondo l'art.1 comma 2 del Decreto, l'obbligo scolastico non c'è
più, nemmeno fino a 13 anni, infatti il diritto-dovere inizia in prima
elementare (art. 2 comma 1). Che ne sarà delle centinaia di migliaia di
ragazzini (anche nella "moderna e avanzata" Lombardia) che già oggi
evadono l'obbligo scolastico?
Dal mio osservatorio "privilegiato" di responsabile della
Formazione professionale della FLC Cgil mi azzardo a fare una previsione: andrà
a scuola fino a 18 anni chi vorrà, chi potrà permetterselo, chi si sentirà
motivato, chi verrà spronato da una famiglia "colta". Lo Stato (più
precisamente la Repubblica) può permettersi di lavarsene le mani. Non è più
tenuto, con questo decreto, ad un'offerta pubblica d'istruzione inclusiva e di
qualità. La responsabilità è delle famiglie, la scuola si riduce ad una
questione paragonabile agli affari privati.
Ma non finisce qui. Le misure annunciate potevano contenere anche un nuovo e
più proficuo rapporto tra scuola e mondo del lavoro, sotto il nome di alternanza
scuola-lavoro. Peccato che non si capisca quanto sia la scuola e quanto il
lavoro e chi sarà titolare della formazione del ragazzo che scelga questo
percorso. Tutto è rinviato a convenzioni tra singole scuole e singole aziende.
Anche qui la Repubblica se ne lava le mani. E vinca il più forte e chi ha
maggiore "potere" contrattuale!
Il Responsabile della F.P. FLC CGIL della Lombardia
Claudio Arcari