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15 Settembre, 2002
Lettera a... Rettori delle università italiane
Una lettera aperta ad esponenti della classe dirigente, non solo politica, italiana per affrontare con sincerità i nodi più importanti per il futuro. Le lettere sono firmate emme, pseudonimo di un importante opinionista e commentatore.

Cari Rettori,

i tagli alla scuola e alle università non ci piacciono. Di più, li riteniamo sbagliati, anche come contribuenti che, con le nostre assai elevate tasse, della scuola e delle università sosteniamo i costi. Per l'educazione delle nuove generazioni, dei cittadini e delle classi dirigenti di domani, vorremmo dire, non si spende mai abbastanza e se c'è un settore sul quale vale la pena di investire è quello. Perché lì e' il futuro, anzi la qualità del futuro, in termini di potenzialità delle persone, di qualità della società e del suo sviluppo economico e civile.

Riteniamo profondamente sbagliata quindi la decisione del ministro dell'Economia di ridurre le risorse ad un settore così cruciale, e sbagliata l'applicazione pratica di quei tagli da parte del ministro della Pubblica Istruzione e dell'Università. Il giusto discorso delle risorse limitate e della necessità di scegliere, in questo caso è stato applicato male, perché appunto si tratta di scegliere, questo deve fare chi ha la responsabilità di gestire le risorse pubbliche a disposizione, e tra i settori fra i quali le ristrettezze dei conti pubblici impongono dei tagli, scuola e università non dovrebbero comparire.

Giusta è quindi la mobilitazione per impedirli, alla quale diamo tutto il nostro sostegno.

Quello che ci preme, da contribuenti ma ancora di più da cittadini di questo paese, è il risultato, ovvero la qualità dell'educazione che impiegando quelle risorse viene data agli studenti. Ebbene quel risultato è assai deludente, deludentissimo per quanto riguarda l'università. Sappiamo che le responsabilità cominciano prima, nelle scuole medie e superiori, e che gli studenti che arrivano a iscriversi al primo anno del corso di laurea da loro scelto troppo spesso non hanno una preparazione adeguata all'impegno che li aspetta, e quindi il problema non riguarda solo voi. E tuttavia anche voi avete una grande responsabilità per le prestazioni deludenti delle università italiane.

Sappiamo che non sono tutte uguali, che ce ne sono di buona qualità, ma sappiamo anche che la media è assai bassa e che l'eccellenza langue. Temiamo che la causa di questa bassa qualità non sia solo e forse neanche soprattutto la carenza di risorse. Le risorse che le università hanno avuto questi anni in realtà non sono state gestite al meglio, spesso sono state gestite male e talvolta dilapidate.

Cominciamo da qui. La prima lezione che ciascuna università deve dare ai suoi studenti è il rigore della sua gestione, che è lo specchio del rigore nella sua qualità didattica e nelle sue attività di ricerca. Anche l'università, così come il ministro dell'economia, deve saper scegliere e, conoscendo di quanto può disporre, oculatamente destinarlo a ciò che migliora la qualità dell'insegnamento e della ricerca, concentrandolo nelle discipline nelle quali ciascuna università ha le potenzialità per offrire ai suoi studenti il meglio.

Questa prima lezione è mancata, ed è una mancanza grave. La seconda, gravissima, è nell'accettare all'interno dell'università stessa pratiche familistiche e clientelari scandalose e purtroppo diffusissime, che non sono segreti, poiché tutti gli studenti le conoscono benissimo, e dalle quali ricevono la lezione più diseducativa che una università possa dare, ovvero che non conta il merito ma le relazioni: un perfetto disincentivo a studiare con impegno.

Anche dove non arrivano le scelte familistiche e clientelari, la qualità dei docenti e la continuità del loro impegno, la loro dedizione alla professione di insegnante e di studioso, sembrano non essere state e non essere tutt'oggi alla base delle carriere e delle scelte di assunzione.

Senza rigore nella gestione e nella selezione dei docenti, che aria si può respirare nelle aule?

Il compito primario dei Rettori è garantire la qualità della gestione, del progetto, della didattica e della ricerca. Molti di voi non lo hanno fatto, troppi di voi non lo hanno fatto. Sarà bene che cominciate, subito, perché la giusta lotta per le risorse trova la sua legittimazione nella qualità del loro impiego, perché questo nostro paese non si può più permettere di avere un sistema universitario di serie B, e anche perché nelle prossime settimane si andrà a discutere la riforma delle università, e sarebbe opportuno che anche le università facessero sentire la loro voce. Ma perché sia autorevole deve essere credibile e la credibilità non sta nelle parole ma nei fatti che ci sono dietro.

Buon lavoro.

emme

 


       CommentoFonte: lafabbrica.eu



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