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15 Settembre, 2002
Chi è causa del suo mal… (di Maurizio Tiriticco)
Le maestre della Longhena di Bologna hanno applicato la norma, ma all'Amministrazione non piace! Non vuole che il *merito* sia eguale per tutti! Altrimenti, che merito è?

Non capisco la ferma reazione dell’Amministrazione contro la decisione assunta dagli insegnanti della scuola primaria bolognese “Mario Longhena, “la più bella del mondo” – come si definisce sul suo sito – di assegnare tutti dieci, in lettere, ovviamente… mai in cifre, per evitare possibili manomissioni (sono leggi antiche che si perdono nella notte dei tempi!), sulle… neopagelle del quadrimestre! La norma è chiara! Si deve tornare ai voti… che sono da uno a dieci, da scrivere sempre come numeri interi… niente più, niente meno, niente mezzi! Se i nostri insegnanti avessero assegnato undici o ventiquattro… o sotto zero, sarebbero fuori legge, ma così non è stato. L’Amministrazione ha i voti che merita!

Ma il crimine c’è… e come! Il crimine è nella motivazione, non scritta ma più eloquente che mai! Gli alunni sono tutti bravi! Tutto “merito” – è il verbo della nuova Amministrazione! – degli insegnanti, che sono altrettanto bravi e “meritevoli”, tutti del terzo livello della proposta Aprea! Nessun iniziale, nessun ordinario e tutti esperti! Qualcuno si potrebbe chiedere: come è possibile che in un’intera scuola tutti gli alunni tutti prendano tutti dieci… ed in tutte la materie tutte? Risposta: Ma questa nuova Amministrazione non vuole forse la scuola dell’eccellenza e del merito? Dovrebbe essere più che fiera che una scuola in così breve tempo abbia già realizzato questo ambizioso obiettivo! Meriterebbe un premio, non rampogne e castighi!

Al di qua dell’ironia, c’è la triste realtà del vulnus che è stato inferto a questa nostra povera scuola! La restaurazione del voto! Ormai al voto non ci pensava più nessuno! E nella stessa istruzione secondaria si attendeva da tempo la sua fine per poter valutare con criteri diversi gli apprendimenti! Quanti corsi di aggiornamento, sperimentazioni e pubblico denaro sono stati profusi per introdurre anche nella secondaria criteri diversi e più circostanziati di quelli della valutazione decimale! Anche in vista del fatto che, alla fine dei percorsi secondari, dovremo imparare anche ad accertare e certificare competenze! E, se si parte dai voti, non faremo molta strada se vorremo realizzare un simile obiettivo! E l’Europa continuerà a bacchettarci! Si trattava di una strada ormai tracciata da tempo, quella di una “cultura della valutazione”, che conducesse al superamento della povertà della valutazione decimale – senza virgolette – che nacque tanti e tanti anni fa solo perché nessuna ricerca in merito aveva ancora dato indicazioni e suggerimenti diversi!

Alla “cultura della valutazione” sono state molto attente le maestre della “Longhena”. Una di loro, Marzia Mascagni, ha detto: “I bambini non devono apprendere per il voto, ma perché sono motivati a farlo. Valutarli in modo competitivo significa danneggiarli”. Si tratta di una provocazione e di un messaggio nello stesso tempo. In effetti, chiediamoci: è produttivo, ai fini dello sviluppo/crescita e dell’apprendimento di un soggetto in età evolutiva valutare, e per di più valutare in decimali? La ricerca educativa è giunta oggi al punto di interrogarsi e di interrogarci su tale questione. Accompagnare e sostenere un bambino che cresce significa aiutarlo a comprendere e a fare, e non è affatto detto che ogni volta che dice o fa sia produttivo puntualizzare l’evento con un giudizio di merito, tanto più con un voto, che poi diventa un giudizio comparativo rispetto ai suoi compagni! Si tratta di una questione grossa come una casa e che non può essere liquidata con questa nota! Ma le maestre della “Longhena” se lo pongono questo problema, che del resto è anche accennato, ma purtroppo non sviluppato, negli stessi Programmi dell’85! E queste maestre dimostrano di essere molto più avanti di chi le amministra!

Tornando alle scelte dell’Amministrazione, voglio anche ammettere per pura ipotesi che il ritorno al voto sia stato dettato da una nuova cultura della valutazione, comunque… sconosciuta ai più! Ed anche che si sia trattato di un ritorno pienamente giustificato, ma… Tutti noi non ne abbiamo saputo nulla finché un certo giorno abbiamo avuto per le mani un articolato di legge! Nessuno ci ha mai dato uno straccio di giustificazione coerente e fondata scientificamente – una parola grossa, è vero – sulla necessità di questa innovazione… o meglio di questo ritorno al passato! Non un articolo, non un saggio, non un testo, non una ricerca, non un nome che conti nel campo di una cosa che si chiama educazione! Per non dire docimologia che, com’è noto, è una parola sconcia! Ed ancora! Su una scelta così fondante… o affondante che sia, non sarebbe stato opportuno aprire una discussione seria tra gli operatori dell’istruzione? La democrazia non è soltanto votare ogni tot anni!

Ed ancora, e ciò è il fatto di gran lunga più grave! Lo sanno tutti che cambiare un cavallo in corsa non è prudente, se addirittura non è pericoloso! Che necessità c’era di varare norme a iosa, impasticciate e confuse, una dietro l’altra – non sono il solo a dirlo! – che “imponessero” dasubbbitooo un cambiamento così radicale? Non sarebbe stato più opportuno varare una norma chiara e tonda… come, del resto, lo è un voto – dato che alla “chiarezza” chi ci amministra pare tenere tanto – la quale stabilisse che dal prossimo anno scolastico in tutte le scuole della Repubblica si sarebbe valutato con il voto? In tal modo si sarebbero uniformati tutti i processi valutativi, oggi ancora così diversificati a seconda dei gradi di istruzione! Nel bene e nel male, obtorto o… recto collo, avremmo tutti avuto un anno di riflessione, di studio, ci saremmo potuti aggiornare – per altri forse “annottare” – al nuovo verbo, informare adeguatamente e correttamente alunni e genitori!!! Così non è stato! Forse è mancato qualcuno che suggerisse all’Amministrazione che, voto o non voto, i tagli potevano effettuarsi lo stesso!

Ma… ancora più drammatico mi sembra il prossimo appuntamento, quando a giugno le scuole dovranno anche certificare con voti le competenze raggiunte dagli alunni! Non dico nulla in proposito, perché non voglio sembrare un uccello del malaugurio e perché ho già scritto abbastanza in altre sedi! Del resto, tanti altri hanno scritto su questa materia! Vorrei soltanto che l’Amministrazione chiedesse consiglio a chi SA, prima di assumere decisioni che poi diventano un boomerang per lei, e una sciagura per gli amministrati!

Perché è opportuno e doveroso amministrare bene il nostro Sistema Nazionale Educativo di Istruzione e Formazione! Non siamo forse nella Società della Conoscenza nella quale tutti… non uno di meno, debbono Apprendere per tutta la vita? Ma… i nostri amministratori… apprendono?

Roma, 12 febbraio 2009

Maurizio Tiriticco

 


       



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