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 Festa Unità 2005

15 Settembre, 2002
Mondi a confronto
2a serata della Festa con l’arte cremonese contemporanea, Tita Ruggeri e i ritmi africani

La Festa 2005 presenta due giovani pittori cremonesi:

Alessandra Braga

«Ci sono due mondi che si confrontano, che si eludono, che si sopraffanno nella pittura di Alessandra Braga; da una parte c’è il mondo reale, fatto di oggetti quotidiani, di situazioni banali, entro il quale ci si trova prigionieri e, spesso profondamente soli, dall’altra c’è il mondo della natura, i fiori, le piante, anch’esse cose reali ma, se osservate con minuziosa indagine, con una sorta di gigantesco microscopio, capaci di trasformarsi in gigantesche creature sconosciute, in amichevoli presenze, in entità fantastiche. Con la sua pittura che si apparenta con la grafica, che scava il segno, che sottolinea il confine tra il corpo e lo spazio, la giovane pittrice cremonese sembra anche voler sottolineare l’isolamento entro il quale l’uomo si muove, una sorta di apnea, di vuoto d’aria che circonda gli atti del vivere quotidiano e, a poco a poco, li tramuta in segni inquietudine, di disagio, ne fa percepire le ansie, le paure, le rese. Anche la scelta di una tavolozza che si articola su pochi toni a contrasto, il bianco, il nero, i grigi, i blu, sembra quasi voler segnalare una specie di congelamento della realtà, come in un fotogramma bloccato di un film, in una inquadratura da thriller. A fronte di questa visione pulp, decisamente metropolitana, si affacciano le realtà poetiche che sfondano la linea di demarcazione, interrompono l’isolamento, corrompono la solitudine con il fiato caldo della fantasia, quasi del sogno: alberi si alzano contro cieli limpidi, fiori giganteggiano come in un giardino di alice, sorridenti ironie increspano il dramma sottile del vivere. Si confrontano con forza i due mondi di Alessandra Braga, nessuno vincitore, nessuno perdente, dentro alla retina dell’occhio, come dentro un obiettivo fotografico, restano imprigionate le sue pitture, asciutte e vibranti, forti e innocenti, come la vita e la morte, e silenziose. Circola il silenzio, infatti, per i quadri di Alessandra Braga, un silenzio spesso che dilaga negli interni, che diventa complice delle esistenze solitarie dei suoi personaggi, un silenzio tutto diverso avvolge, al contrario, i suoi spicchi di natura, leggero, accogliente, vibrante, luminoso, così che l’ombra non inquieta ma staglia il percorso della luce, ne sottolinea la lividezza, lo scorrere della vita, proprio come il colore quando, repentino e improvviso, si accende a tutto campo.»

Federico Bianchi

«Ci sono due mondi che si confrontano, qualche volta si contrastano, più spesso si integrano nella pittura di Federico Bianchi,forse anche più di due: La cultura nativa,occidentale, europea, lombarda, ancor più padana, cremonese, e la cultura d’elezione, orientale, asiatica, cino-giapponese, anzi nipponica, e poi c’è il mondo ancor più lontano delle culture aborigene, dei Papua, degli Indios, l’Australia o la foresta amazzonica. Come sta insieme tutto questo? Quale è il punto d’incontro, la mediazione tra situazioni così diverse? Non esiste una formula, bensì una. Rara, capacità di assimilare, recuperare, integrare e ridefinire mondi diversi, culture differenti, realtà inusuali rivivendole nell’interiorità, meditandole, asciugandone i contorni nel pensiero che scava a ricercarne non i modi ma le essenze, non la maniera, lo stile ma la ragione profonda dell’espressione. In tal modo, i lavori che Federico Bianchi realizza non appartengono più a questa o a quella formulazione artistica ma sempre ed unicamente al loro autore. Sia che il pittore cremonese dipinga una riviera lungo il Po, sia che definisca un paesaggio di campi e di cascine, sia che ritragga la grazia fresca e palpitante d’una giovane donna incontrata tra le strade della sua città oppure che indugi a elaborare le aggraziate movenze dei suoi gatti o l’occhio si fermi a cogliere il vibrare del colore dei fiori o dei frutti, oppure che la sua fantasia si eserciti intorno a intrichi di labirinti cromatici o realizzi oggetti che si propongono quali segni rituali, oggetti d’uso e puri elementi decorativi, è l’ingegno e la fertile fantasia di questo giovane autore cremonese che detta i soggetti, le modalità e le scelte estetiche che fanno di tante diversità una unità dalle molteplici sfaccettature. In ogni cosa, infatti, è presente non l’improvvisazione ma la ricerca, lo studio e la riflessione, viene approfondita la tecnica esecutiva, sviscerata nei suoi momenti e passaggi, applicata con la meticolosità e la cura d’un artigiano, con la sapienza d’un mestiere che non ignora ma ricerca il confronto, lo scarto poetico che fa di un lavoro un’opera artistica piena. Nascono da questo bisogno di sapere, da questa angustia della conoscenza, le opere di Federico Bianchi, da una costante ricerca di armonia, di equilibrio, di una poesia quintessenziale che può nascondersi nella forma più diversa, nell’acquarello più intenso e leggero come nella densità dell’olio, nel disegno corposo in bianco e nero come nelle misteriose geometrie che vengono da luoghi lontani e che trasferiscono il loro valore di simboli in una realtà nuova e sconosciuta.»

Presentazione degli artisti a cura di Tiziana Cordani

 


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