Non c’è niente da fare: una Festa dell’Unità all’aperto ha un sapore
tutto diverso. Un buon sapore. In questo caso: di «salamelle e kebab».
È iniziata la Festa all’insegna del “tradizionale rinnovamento”; una
festa capace di parlare al suo “pubblico” in cui è rispecchiato il
variegato e multicolore volto di una città, di un territorio. Spazio al “liscio”,
spazio all’intelligente intrattenimento, spazio alla cultura, al gioco, ai
bambini… C’era l’imbarazzo della scelta, in questa prima serata; per non
dire che la scelta era quasi imbarazzante. Sul palco centrale una spumeggiante
Anna Meacci, sulla “piazza giovane” - contemporaneamente - Do re mi
Fabrizio, ovvero un tributo a De Andrè: poesie e canzoni d’autore. Da quale
parte fermarsi? Avanti, dunque, al Cammello rosso, spazio giovane dal buon
profumo “meticcio” - come abbiamo imparato ad apprezzarlo già l’anno
scorso.
Questa nostra cultura non fa che correre dietro la “modernizzazione”:
allora come non rallegrarsi nel vedere i bambini (di ogni età) in uno dei più
tradizionali angoli della Festa, quello della pesca, a “tentare la fortuna”
con gli occhi fissi sul grande premio in palio… una bicicletta. Insomma, per
qualche serata dell’anno torniamo a saper gustare divertimenti semplici.
Arriveranno anche gli ospiti di gran nome, il dibattito politico. In una
festa sotto le stelle l’ospite più gradito sarà il bel tempo. Quella di ieri
non era una serata di partenza in cui “l’oste” fissa la porta in attesa
dell’entrata “alla spicciolata” degli ospiti. Vista l’affluenza in
questo venerdì di apertura, pare che l’appuntamento sia iscritto nel nostro
“calendario genetico”.
M.T.