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15 Settembre, 2002
Convegno «Cremona Città Aperta»
Il 22 ottobre giornata di studio sulla partecipazione giovanile

Sabato 22 ottobre, a partire dalle ore 9, si terrà al Teatro Monteverdi - Fabbrica delle Arti di via Dante n. 149 il convegno "Cremona Città Aperta", organizzato dal Comune di Cremona, Assessorato alle Politiche Giovanili, in collaborazione con la Provincia di Cremona. Si tratta di una giornata di studio sulla partecipazione giovanile nel corso della quale, dopo gli interventi della mattinata dedicati ai giovani e all'Europa, verranno presentati i dati della ricerca condotta, tramite questionari, nelle scuole cittadine e della provincia sulla partecipazione dei giovani cremonesi.

Relazione di sintesi

Progetto “Giovani protagonisti di una comunità che cambia”

Azione di ricerca: La partecipazione scolastica, sociale e politica dei giovani delle scuole medie superiori della città di Cremona

Premessa

Nell’ambito del progetto Giovani protagonisti di una comunità che cambia, l’azione di ricerca, di cui ci apprestiamo a condensare i risultati, ha inteso esplorare l’ambito della partecipazione dei giovani alla comunità: in particolare rispetto alla dimensione scolastica, quella sociale ed in ultimo quella politica (con un approfondimento relativo alla politica locale).

Obiettivo generale di tale azione è produrre elementi di conoscenza utili ad una riflessione, in più sedi, che apra poi alla progettazione di spazi di partecipazione e di coinvolgimento diretto ed attivo dei giovani alle politiche loro dirette (scuola, tempo libero, cultura,ecc.).

In particolare ci si aspetta che in contesti quali quelli scolastici e quelli delle amministrazioni locali possano maturare le condizioni per la costruzione di strumenti di comunicazione, di consultazione, di concertazione, in una logica che rimetta in discussione la tradizionale scissione tra “adulti che decidono” e “giovani che fruiscono”.

L’uso del concetto di partecipazione sarà qui esteso a tutte quelle forme di coinvolgimento, appartenenza, impegno (il concetto di partecipazione è infatti molto ampio e comprende sia il “sentirsi parte” di qualche cosa, che il “prender parte”, cioè il determinare attraverso proprie azioni il corso delle decisioni prese dalla collettività) del singolo rispetto al contesto sociale che lo ospita. Lo schema che seguiremo nel presentare i risultati segue dunque una sequenza logica che da forme di partecipazione in senso lato (partecipazione alla vita famigliare) ci conduce a forme sempre più specifiche, cioè alla partecipazione politica in senso stretto.

Campione

La ricerca si è avvalsa di un questionario quale strumento di raccolta dati. Tale questionario è l’esito di un lavoro preliminare di co-costruzione che ha coinvolto alcuni gruppi di giovani del territorio.

Hanno risposto al questionario 535 studenti rappresentativi dell’intera popolazione degli studenti delle scuole medie superiori della Città di Cremona. Il campione è così suddiviso dal punto di vista del genere: il 47,5% di maschi, il 52,5% di femmine. Per quanto riguarda invece la tipologia di istituto da cui provengono, la prevalenza è del tecnico con il 39%, segue il professionale con il 30,4%, poi il liceo con il 24,4% ed in ultimo la formazione professionale con il 6,2%.

L’età media è pari ad anni 16,7. Il 47,7% è compreso nella fascia di età 14-16 anni, il 50,6% nella fascia 17-19, il restante 1,7% ha più di 20 anni.

L’88,2% è di nazionalità italiana, l’11,8% straniera.

La partecipazione alla vita famigliare

Una prima domanda del questionario cerca di stabilire quanto il figlio sia esortato ad esplicitare la propria opinione in famiglia, quanto cioè il clima interno alla struttura relazionale famigliare sia ad egli favorevole nell’espressione di suoi punti di vista, pareri, volontà. Il 21,1% dichiara che sempre i genitori chiedono a lui di esprimere la propria opinione, il 29,9% dichiara spesso, il 43,2% qualche volta, il 5,8% mai.

Una seconda domanda è diretta successivamente a stabilire quanto l’opinione, una volta espressa, appare al figlio come influente sulle decisioni finali. L’8,5% dice molto, il 60,6% dice abbastanza, il 25,9% dice poco ed infine il 5% dice per niente.

La partecipazione a scuola

Una prima domanda è diretta a stabilire la frequenza con cui gli insegnanti consultano gli studenti, chiedono cioè loro di esprimere proprie opinioni. Il 39,7% dice sempre o spesso, il 46,5 dice qualche volta, il 13,9% dice mai.

Così come per l’ambito famigliare andiamo ora ad osservare come si distribuiscono i giudizi relativi all’efficacia delle proprie opinioni, al loro potere di influire sulle decisioni. Il 18,1% ritiene essere abbastanza o molto influenti le proprie opinioni una volta espresse in classe, l’81,9% invece le ritiene poco o per niente influenti.

Prendiamo ora in esame il dato relativo all’effettiva partecipazione ai momenti assembleari o di rappresentanza studentesca. Relativamente alla frequenza con cui la partecipazione avviene, risulta che i 27,3% dichiara di partecipare sempre o spesso, il 52,1% qualche volta, il 20,5% mai.

Sono i maschi a partecipare più spesso, rispetto alle femmine: il 28,7% dei maschi dichiara di farlo spesso o sempre, contro il 26,4% delle femmine. Rispetto alla tipologia di istituto, a prevalere sono gli studenti liceali su tutti gli altri (il 33,3 di chi dichiara di farlo spesso o sempre, contro il 29,7 dei tecnici, il 22 dei professionali, il 15,5 della formazione professionale.

Quindi passiamo a considerare l’importanza di questi momenti attribuita nei giudizi dagli intervistati. Per il 28,2 la partecipazione a scuola è per nulla o poco importante, per il 48,8% abbastanza, per il 23 molto.

Rispetto alle forme di rappresentanza interne al contesto scolastico.

l’80% esatto conosce l’esistenza della Consulta. Il 59,2% si sente adeguatamente rappresentato a livello di consiglio di classe, tale percentuale scende al 32,4% a livello di consiglio di istituto, scende ulteriormente a livello di consulta: soddisfatto è solo il 23,6%.

La partecipazione a gruppi ed associazioni del territorio

Rispetto alla modalità: il 41,8% non appartiene, al momento della rilevazione, a nessuna associazione. Il 31,1% appartiene ad una sola associazione, il 27,1% appartiene contemporaneamente a più associazioni.

Circa la tipologia di associazione/gruppo a cui si aderisce: prevalgono le forme di aggregazione ed associazione sportiva con il 35,3%, seguono quelle religiose / parrocchiali con il 21,9%, poi quelle studentesche con il 10,%, quelle del volontariato con il 5,4%, quelle politiche con il 3,7%.

Qualsiasi sia la tipologia prescelta, il 45,3% è un semplice aderente, simpatizzante, il 46,4% esercita invece un ruolo attivo, l’8,3% accetta incarichi di responsabilità.

La partecipazione ad eventi e manifestazioni politiche

Circa la frequenza con cui si è partecipato a tali forme di mobilitazione collettiva, nel corso dell’ultimo anno risulta che il 61,2% ha partecipato almeno una volta ad assemblee, il 58,6 a scioperi, il 39,2 a manifestazioni, il 39,2 a votazioni, il 21,6 a dibattiti, il 21 a cortei, il 17,4 a raccolte firme, l’8 a campagne elettorali, il 4 a comizi.

Relativamente ai temi attorno a cui è stata la mobilitazione, prevalgono le questioni scolastiche con l’87,3%, seguono le tematiche pacifiste (16,9), quelle legate alle politiche sulle droghe (13,6), quelle del lavoro (6), ed infine quelle ambientali (3,4).

Il rapporto con la politica

Il rapporto con la politica è qui inizialmente indagato attraverso una domanda diretta, volta a cogliere il diverso grado di coinvolgimento individuale. Emergono diverse collocazioni: una prima collocazione è quella del “rifiuto”: nessun coinvolgimento, anzi distacco e per l’appunto rifiuto; una seconda è quella della “delega”: la politica spetta come compito ad alcuni (minimo coinvolgimento); una terza è la “partecipazione passiva” (il coinvolgimento è solo cognitivo, ci si tiene informati); una quarta è la “partecipazione attiva”, una quinta è “l’impegno”.

Prevale la partecipazione passiva (Mi tengo informato ma non mi sento coinvolto attivamente) con il 34,7%, segue l’atteggiamento di delega con il 29,9%, quindi il rifiuto con il 17,9, la partecipazione attiva e l’impegno vero e proprio sommati giungono ad un 17,4%.

La delega prevale maggiormente tra le femmine: il 33,7 % tra loro contro il 25,6 dei maschi. L’impegno prevale tra i maschi: il 14,1% di loro contro il 4,1% delle femmine.

Tra i liceali prevale decisamente la partecipazione passiva o coinvolgimento solo cognitivo (il 47,7% tra loro), tra i tecnici prevale la delega (il 35,5%), tra i professionali la partecipazione passiva (34,8%) ma con una alta percentuale di rifiuto (23,2%), tra gli studenti di formazione professionale prevalgono delega e rifiuto.

La fiducia verso le istituzioni: il clima di sfiducia sembra prendere di mira in particolare le istituzioni “politiche”. Il giudizio negativo è generalizzato ed omogeneo sia se ha per oggetto individui (politici locali e nazionali), che organi rappresentativi (parlamento), che organizzazioni (partiti e sindacati). A raccogliere i giudizi più positivi sono la Scuola e Chiesa. La TV è assai polarizzata nei giudizi: figura come l’istituzione più frequentemente giudicata degna di molta fiducia, ma al contempo presente tra le prime cinque istituzioni giudicate come degne di poca fiducia.

Un ulteriore aspetto indagato dalla ricerca è il processo di maturazione di una scelta, cioè l’avvenuta collocazione della persona all’interno dello “spazio politico”. Il 36,5% afferma di aver già maturato una scelta politica, il 42,2 afferma il contrario, il restante 21,3 si rifiuta di rispondere. Sono in prevalenza i maschi a dichiarare l’avvenuta scelta: il 47,9% di loro contro il 26,1 delle femmine. In prevalenza poi studenti liceali (42,/% di sì) su tutti gli altri, ultimi gli studenti della formazione professionale con il 28,1% di sì.

Collocazione sull’asse destra/sinistra: il 41,3% si colloca sull’asse e vi si riconosce, il 40,9% non risponde alla domanda, il 12,1% dichiara di non riconoscersi e quindi il 4,9% di non capirla. Sono in prevalenza i maschi a collocarsi: il 42,8% di loro contro il 34 delle femmine.

Il 41,3% di chi si colloca è così ripartito: il 2,2 si posiziona sul tratto estrema sinistra, il 6,9% sul tratto sinistra, il 7,3 centro sinistra, il 3 centro, l’8,1 centro destra, il 5,4 destra, l’8,4 estrema destra.

Rispetto al voto il 34,8% di loro dichiara di credere che abbia dato maggiori possibilità di influire sulle politiche che riguardano i giovani, il 32,1% non crede che questo sia avvenuto, il 33,1 % non sa dire. Solo il 17,2% infine è favorevole all’abbassare a 16 anni la soglia di età a cui accedere al diritto di voto.

I giovani e la politica locale

Per politica locale intendiamo qui la sua articolazione a livello comunale: oggetto dell’indagine è l’esplorazione del rapporto tra giovani ed amministrazione, delle loro percezioni e rappresentazioni.

L’81,4% dichiara di conoscere il nome del sindaco del proprio paese. Solo il 17,2% si dichiara però a conoscenza di possibili modi per far conoscere la propria opinione agli amministratori locali.

 


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