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15 Settembre, 2002
Su Fazio l’Unione si muova in Parlamento
Intervista de L'Unità ad Enrico Morando, senatore DS

Su Fazio l’Unione si muova in Parlamento

«Stanare il governo. Mettere fine alla ridda di ipotesi su chi vuole e chi non vuole mandare a casa Antonio Fazio. Sottrarsi a un’eventuale iniziativa governativa di cui non si conoscono bene i contorni, che punta a confondere le sue responsabilità con le nostre, in altre parole sottrarsi allo scaricabarile». Questo il compito dell’opposizione secondo Enrico Morando, senatore Ds, sull’affaire Bankitalia che in questa settimana farà il suo ingresso nell’Aula del Senato.

Come riuscirebbe l’opposizione in tutto questo?
«Semplice: l’Unione dovrebbe presentare un ordine del giorno contestualmente agli emendamenti che già sono stati depositati sulla Banca d’Italia. Dunque, subito, appena si comincia a votare. A quel punto si chiarirebbero le vere intenzioni del governo e della maggioranza. Sarebbe una mossa di trasparenza».

Cosa dovrebbe esserci scritto?
«Nell’ordine del giorno si dovrebbe invitare il governo a prendere immediata iniziativa, a partire dalla presa d’atto che sono venute meno le condizioni alle quali il governo allora in carica formulò il suo parere favorevole alla nomina di Fazio. Il governo deve impegnarsi ad affermare che, a prescindere dalle responsabilità sul piano giuridico - anche ammettendo che il comportamento di Fazio sia assolutamente legittimo, cosa che fino a prova contraria deve essere sostenuta - ormai il venir meno di quelle condizioni impone una sostituzione al vertice di Banca d’Italia. Partendo da queste premesse il governo deve rivolgere al membro anziano del consiglio superiore di Bankitalia per chiedere la convocazione del consiglio. A quel punto il consiglio sarebbe naturalmente libero di orientarsi, ma avrebbe comunque sul tavolo una sollecitazione del governo».

Sicuro che l’Unione sarebbe unita su questo?
«Credo proprio di sì: abbiamo presentato insieme tutti emendamenti sui temi fondamentali di questa questione. Queste proposte, condivise da tutti, sono chiare sia sull’emergenza Fazio, sia sulle soluzioni di lungo periodo. Il mandato a termine e la nomina del governatore, il passaggio all’Antitrust delle competenze sulla concorrenza, una vera collegialità, non quella finta voluta dal governo».

Eppure D’Alema ha detto no ad una sfiducia parlamentare...
«Difatti l’ordine del giorno non sarebbe una sfiducia parlamentare».

In effetti anche Trichet ha nominato il Parlamento.
«Esatto, il presidente della Bce ha messo in evidenza che le responsabilità coinvolgono un complesso di istituzioni. Il Parlamento in questo modo dimostrerebbe di farsi carico della sua. Con l’ordine del giorno tutto sarebbe più trasparente».

Perché?
«Perché la maggioranza a sua volta dovrebbe decidere se presentare un ordine diverso o muoversi diversamente. Ma in ogni caso si sarà fatta chiarezza sulle diverse posizioni. Vale lo stesso per il governo, che per regolamento è obbligato a dare un parere sugli ordini del giorno».

 


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