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15 Settembre, 2002
L'acqua non si vende!",nota sul presidio tenutosi il 4 agosto a Milano davanti al Pirellone,
Nessuna regione fino ad ora ha messo mano alla propria normativa sui servizi pubblici locali inserendo le sciagurate novità del decreto Ronchi.

Comunicato su presidio del 4 agosto al Pirellone
"L'acqua non si vende!",nota sul presidio tenutosi il 4 agosto a Milano davanti al Pirellone,
sulla decisione della Giunta Regionale di oggi 5 agosto e sulla situazione locale.
Campagna referendaria "L'acqua non si vende"Comitato promotore provinciale cremonese
Ieri, 4 agosto, eravamo veramente in tanti davanti al Pirellone, tanto più
considerati il periodo, l'orario e il pochissimo tempo avuto per organizzare il
presidio. Erano presenti comitati provenienti da varie province, esponenti delle
forze politiche di sinistra, di centro sinistra, alcuni consiglieri regionali,
cittadini preoccupati per il futuro dei servizi idrici lombardi. Preoccupati ma
anche e soprattutto indignati. Nessuna regione fino ad ora ha messo mano alla
propria normativa sui servizi pubblici locali inserendo le sciagurate novità del
decreto Ronchi. Contro questo decreto, che obbliga alla messa a gara di
essenziali servizi pubblici, ricordiamo che ben 5 regioni hanno presentato
ricorso per incostituzionalità; ricordiamo che due settimane fa il più ampio
schieramento della società civile italiana degli ultimi decenni ha consegnato in
Cassazione 1.400.000 firme per abrogare totalmente il decreto Ronchi e le altre
disposizioni di legge che permettono di fare mercato e profitto sull'acqua bene
comune. Ricordiamo che la settimana scorsa l'Assemblea Generale dell'ONU ha
approvato a larghissima maggioranza (142 voti a favore, 42 astenuti, nessuno
contrario: anche l'Italia ha votato a favore!!!!) la dichiarazione che
finalmente riconosce l'acqua e l'accesso all'acqua potabile diritti di tutte le
persone. L'acqua è stata dichiarata diritto umano perché da essa dipendono la
qualità della vita e la vita stessa degli esseri viventi. Inoltre la risoluzione
ONU rilancia l'impegno e l'obbligo per tutti gli stati e le organizzazioni
internazionali ad investire ingenti fondi nella costruzione e manutenzione delle
opere come acquedotti, potabilizzatori, fognature e depuratori perché si possa
garantire finalmente a tutte le popolazioni il diritto ad utilizzare acqua
potabile e a vivere in condizioni igieniche idonee alla salvaguardia della
salute.
Consideriamo il rinvio della votazione sul progetto di legge della Giunta
Regionale di buon auspicio per le prossime importanti battaglie che ci attendono
da settembre. Sappiamo che la Giunta riproverà a portare in Consiglio il suo
progetto di legge ma noi ci faremo sentire insieme agli oltre 230.000 cittadini
lombardi che hanno sottoscritto i quesiti referendari ed insieme ai comuni che
attraverso l'ANCI regionale hanno già espresso forte contrarietà al progetto
formigoniano. Ricordiamo che il consiglio comunale di Milano ha deliberato poche
settimane fa all'unanimità il proposito di non applicare le scadenze capestro
del decreto Ronchi all'azienda di gestione del servizio idrico della città:
l'affidamento diretto dovrà continuare fino a scadenza naturale cioè fino al
2027. Verificheremo l'impegno e le azioni che la sindaca Moratti metterà in
campo.
Saremo anche molto attenti alle azioni che la Lega Nord promuoverà: ieri sul
finire del presidio abbiamo intercettato il presidente del consiglio regionale
Boni. A domanda diretta egli ha dichiarato che le posizioni della Lega sono
quelle del sindaco di Varese Fontana cioè contrarie alla privatizzazione e allo
scippo delle competenze dei comuni in materia di servizi idrici a favore delle
province.
Saremo anche molto attenti a cosa faranno i partiti di opposizione presenti
in consiglio regionale: se daranno battaglia e staranno con i cittadini fino in
fondo o se accetteranno posizioni di compromesso.

Come comitato cremonese siamo e saremo molto attenti alle vicende complesse
che riguardano le diverse aziende locali che oggi gestiscono ancora direttamente
il servizio idrico in provincia. Ci preoccupa il progetto di società mista
pubblico-privata presentato dalla presidenza dell'AATO (progetto bocciato dai
sindaci lo scorso marzo) e "fiore all'occhiello" del presidente Salini; ci
preoccupano e non poco la ricapitalizzazione di Lineagroup e il conferimento in
essa dei patrimoni delle ex municipalizzate. Il servizio idrico al momento è
rimasto fuori dal lancio sul mercato dei servizi della nostrana multiutility ma
la cordata di banche che sosterrà il finanziamento dell'operazione ha già
esplicitamente dichiarato di guardare con molto interesse anche al settore
idrico.
Ricordiamo che il comitato ha chiesto un incontro al sindaco Perri a
gennaio, richiesta riformulata a marzo e rafforzata dalla consegna di 1000 firme
di cittadini cremonesi che chiedevano al consiglio comunale e al sindaco di non
applicare il decreto Ronchi e di ripubblicizzare pienamente il servizio idrico.
Ad oggi nessuna risposta ci è pervenuta, nemmeno negativa. Eppure di cose da
discutere ce ne sarebbero! Entrambi i progetti (la soscietà mista per l'idrico e
il futuro di Lineagroup) delineano due strade diverse che portano però alle
stesse conseguenze. I servizi pubblici locali sarebbero gestiti e regolati dal
mercato secondo le sue regole: la "libera" concorrenza, l'inglobamento di
servizi di altri territori, la quotazione in borsa, la competitività al ribasso,
il massimo profitto ricavato dall'aumento delle tariffe, dall'abbassamento dei
costi e della qualità dei servizi (profitto garantito per legge da una normativa
nazionale che proponiamo di abrogare con uno dei referendum),
dall'incentivazione ai consumi. La privatizzazione diminuirà la trasparenza
nella gestione e abbatterà la partecipazione democratica degli utenti e degli
enti locali. Si concretizzerà il pericolo di essere fagocitati dalle
multinazionali dell'acqua e aumenterà l'esposizione alle infiltrazioni mafiose
in settori vitali rischiando di rendere inestricabile l'intreccio tra politica e
organizzazioni criminali, come evidenziano i fatti di queste ultime settimane.
Il mercato è l'ultimo degli strumenti utili alla garanzia dei diritti. Il
mercato guarda ai bisogni, anzi li stimola e si rivolge a chi può permettersi di
soddisfare ogni desiderio vero o indotto. Le sue finalità non sono né
l'efficacia sociale del servizio né la soddisfazione dell'utenza ma
l'arricchimento del gestore e la moltiplicazione dei dividendi per i soci.
Quando si tratta di diritti non c'è possibilità di scelta: un diritto va
garantito a tutti, costi quel che costi, in qualunque condizione.

Francesca Berardi

Comitato beni comuni-acqua pubblica di Cremona
Comitato provinciale referendario "L'acqua non si vende!"

(per contatti: 3387491876, francesca_berardi@hotmail.com)

 


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