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15 Settembre, 2002
«Il dilagare dell’illegalità»
Le ACLI ricordano il documento «Educare alla legalità»

Da tempo, molti nostri associati e amici ci esprimono preoccupazione e scoramento di fronte all’attuale andamento culturale, sociale e politico del paese e ci invitano a ribadire dentro e fuori l’associazione quei valori costituzionali e democratici che la pratica politica corrente sta velocemente scardinando senza alcun scrupolo.

Condividendo il loro disagio, cerchiamo di riflettere su un’ importante questione che ci è stata posta: “il dilagare dell’illegalità”. Lo facciamo amplificando le parole dei Vescovi in alcuni passaggi -ancora molto attuali e profetici del documento “Educare alla legalità. Per una cultura della legalità nel nostro paese” Nota pastorale CEI. Commissione ecclesiale Giustizia e Pace, 1991.

- L’eclissi della legalità

Lo stato è divenuto debole

“Il tumultuoso sviluppo delle soggettività nel campo privato e pubblico hanno portato a coltivare più l’interesse immediato dei particolarismi che il bene comune, con una conseguente gestione riduttiva della politica. Anziché un inserimento vivo delle formazioni sociali intermedie nel complessivo contesto della vita pubblica organizzata si è progressivamente realizzata una privatizzazione del pubblico. Così lo Stato è divenuto più debole e affiora l’immagine di un insorgente neo-feudalesimo in cui le corporazioni e le lobbies manovrano la vita pubblica, influenzano il contenuto stesso delle leggi decise a ritagliare per il proprio tornaconto un sempre maggior spazio di privilegio. “ (pag. 13)

La legge asservita

“Le leggi che dovrebbero nascere come espressione di giustizia e dunque di difesa e promozione dei diritti della persona e da una sintesi degli interessi comuni sono spesso il frutto di una contrattazione con le parti sociali più forti che hanno il potere di sedersi al tavolo della trattativa. Ciò ha portato ad elevare il potere ricattatorio di chi ha più forza di contrattazione e ad aumentare il numero delle leggi ‘particolaristiche’ in favore di qualcuno, e a ridurre invece le leggi ‘generali’ vanificando le istanze di chi non ha voce né forza. Per le stesse ragioni, il Parlamento corre il rischio di essere ridotto a strumento di semplici ratifiche di intese fatte al suo esterno, con il conseguente impoverimento della funzione delle assemblee legislative… e per questa via ... le leggi rischiano di essere sempre più ratifica delle conquiste che il potente di turno ha realizzato.” (pag. 15)

Amnistie e condoni

“Con il frequente ricorso alle amnistie e ai condoni, la classe politica annulla reati e sanzioni e favorisce nei cittadini l’opinione che si può disobbedire alle leggi dello stato. Chi invece si è comportato in modo onesto può sentirsi giudicato poco accorto per non avere fatto il proprio comodo come gli altri che vedono impunita e perfino premiata la loro trasgressione alla legge. Tutto ciò può innestare una generale e pericolosa convinzione che la furbizia viene sempre premiata, che il fai da te contro le regole generali dello stato può essere considerato pienamente legittimo, che il possesso di un bene ottenuto contro la legge è motivo sufficiente per continuare a tenerlo, che è logico e giusto ratificare il fatto compiuto, indipendentemente dalla sua legale o illegale realizzazione”(pag.16,17).

La criminalità

“Accanto alla criminalità organizzata è inquietante la nuova criminalità dei ‘colletti bianchi’ che volge a illecito profitto la funzione di autorità di cui è investita; impone tangenti e asserve la pubblica amministrazione a interessi di parte.

Turba profondamente il generalizzato senso di impotenza, di rassegnazione, quasi di acquiescenza di fronte a questo fenomeno dissolutore di una convivenza pacifica e ordinata….

Manca quella mobilitazione delle coscienze che, insieme a una efficace azione istituzionale, può frenare e ri­durre il fenomeno criminoso.

Non vi è solo paura, ma spesso anche omertà; non si dà solo disimpegno, ma anche collusione; non sempre si subisce una concussione, ma spesso si trova comoda la corruzione per ottenere ciò che altrimenti non si potrebbe avere. Non sempre si è vittima del sopruso del potente o del gruppo criminale, ma spesso si cercano più il favore che il diritto, il “comparaggio” politico o criminale invece del rispetto della legge e della propria dignità.” (pag.11,12)

- La politica del bene comune per arginare l’illegalità.

“Occorre una concreta attività promozionale da parte dello Stato in certe zone del Paese e una mobilitazione delle coscienze dei cittadini perché sia recuperata, as­sieme ai grandi valori dell'esistenza, la legalità, e sia su­perata l'omertà, che non è affatto attitudine cristiana. La crescita di una più viva coscienza della legalità esige che la formulazione delle leggi obbedisca innanzi tutto alla tutela e alla promozione del bene comune, come è richiesto dalla natura stessa della legge. Ciò equivale a ricondurre l’azione politica alla sua funzione originaria che consiste nel servire il bene di tutti i cittadini con particolare attenzione ai più deboli. La crescita del senso della legalità nel nostro paese ha come necessario presupposto un rinnovato sviluppo dell’etica della socialità e della solidarietà…

Fa parte di una giusta pratica dell’eticità della convivenza umana l’impegno per la una buona efficienza dei servizi pubblici, della loro qualità in termini di accessibilità, rapidità, competenza, mentre il loro scadimento determina disaffezione dei cittadini verso lo Stato democratico e quindi delle sue norme.

Sono contrarie dall’autentica legalità sia la logica mafiosa dei comportamenti che si fanno legge al momento stesso in cui si attuano, sia la dinamica contrattualistica che pretende di risolvere tutto nella logica dello scambio…”(pag. 20).

- Il compito dei credenti nel sociale e nella politica

“Essi sono tra i primi responsabili della crescita o del declino della legalità nel nostro paese.

L’impegno politico sia decisamente alimentato dallo spirito di servizio… Chi ha responsabilità politiche e amministrative abbia a cuore alcune virtù come il disinteresse personale, la lealtà dei rapporti umani, il rispetto della dignità degli altri, il senso della giustizia, il rifiuto della menzogna e della calunnia come strumento di lotta contro gli avversari, la fortezza di non cedere al ricatto del potente, la carità per assumere come proprie le necessità del prossimo, con chiara predilezione per gli ultimi.

Non siano mai sacrificati i beni fondamentali della persona o della collettività per ottenere consensi. L’azione politica non si degradi a semplice gestione del potere e non ricorra a mezzi inaccettabili. Non accetti che si incancreniscano situazioni di ingiustizia per paura di contraddire posizioni forti. Si tagli l’iniquo legame tra politica ed affari.

La società civile abbia un suo ruolo politico facendosi carico dei problemi del paese ed elaborando dei progetti per una migliore vita umana a favore di tutti, controllando disfunzioni e inerzie, esigendo con gli strumenti democratici a disposizione dei cittadini che la mensa non sia apparecchiata solo per chi ha potere ma per tutti (pag. 30, 31).

Ottobre 2005

ACLI - Presidenza provinciale di Cremona

 


       



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