Da tempo, molti nostri associati e amici ci esprimono preoccupazione e
scoramento di fronte all’attuale andamento culturale, sociale e politico del
paese e ci invitano a ribadire dentro e fuori l’associazione quei valori
costituzionali e democratici che la pratica politica corrente sta velocemente
scardinando senza alcun scrupolo.
Condividendo il loro disagio, cerchiamo di riflettere su un’ importante
questione che ci è stata posta: “il dilagare dell’illegalità”. Lo
facciamo amplificando le parole dei Vescovi in alcuni passaggi -ancora molto
attuali e profetici del documento “Educare alla legalità. Per una
cultura della legalità nel nostro paese” Nota pastorale CEI. Commissione
ecclesiale Giustizia e Pace, 1991.
- L’eclissi della legalità
Lo stato è divenuto debole
“Il tumultuoso sviluppo delle soggettività nel campo privato e pubblico
hanno portato a coltivare più l’interesse immediato dei particolarismi che il
bene comune, con una conseguente gestione riduttiva della politica. Anziché un
inserimento vivo delle formazioni sociali intermedie nel complessivo contesto
della vita pubblica organizzata si è progressivamente realizzata una
privatizzazione del pubblico. Così lo Stato è divenuto più debole e affiora
l’immagine di un insorgente neo-feudalesimo in cui le corporazioni e le
lobbies manovrano la vita pubblica, influenzano il contenuto stesso delle leggi
decise a ritagliare per il proprio tornaconto un sempre maggior spazio di
privilegio. “ (pag. 13)
La legge asservita
“Le leggi che dovrebbero nascere come espressione di giustizia e dunque di
difesa e promozione dei diritti della persona e da una sintesi degli interessi
comuni sono spesso il frutto di una contrattazione con le parti sociali più
forti che hanno il potere di sedersi al tavolo della trattativa. Ciò ha portato
ad elevare il potere ricattatorio di chi ha più forza di contrattazione e ad
aumentare il numero delle leggi ‘particolaristiche’ in favore di qualcuno,
e a ridurre invece le leggi ‘generali’ vanificando le istanze di chi non
ha voce né forza. Per le stesse ragioni, il Parlamento corre il rischio
di essere ridotto a strumento di semplici ratifiche di intese fatte al suo
esterno, con il conseguente impoverimento della funzione delle assemblee
legislative… e per questa via ... le leggi rischiano di essere sempre più
ratifica delle conquiste che il potente di turno ha realizzato.” (pag. 15)
Amnistie e condoni
“Con il frequente ricorso alle amnistie e ai condoni, la classe politica
annulla reati e sanzioni e favorisce nei cittadini l’opinione che si può
disobbedire alle leggi dello stato. Chi invece si è comportato in modo
onesto può sentirsi giudicato poco accorto per non avere fatto il proprio
comodo come gli altri che vedono impunita e perfino premiata la loro
trasgressione alla legge. Tutto ciò può innestare una generale e pericolosa
convinzione che la furbizia viene sempre premiata, che il fai da te contro le
regole generali dello stato può essere considerato pienamente legittimo,
che il possesso di un bene ottenuto contro la legge è motivo sufficiente per
continuare a tenerlo, che è logico e giusto ratificare il fatto compiuto,
indipendentemente dalla sua legale o illegale realizzazione”(pag.16,17).
La criminalità
“Accanto alla criminalità organizzata è inquietante la nuova
criminalità dei ‘colletti bianchi’ che volge a illecito profitto la
funzione di autorità di cui è investita; impone tangenti e asserve la pubblica
amministrazione a interessi di parte.
Turba profondamente il generalizzato senso di impotenza, di rassegnazione,
quasi di acquiescenza di fronte a questo fenomeno dissolutore di una convivenza
pacifica e ordinata….
Manca quella mobilitazione delle coscienze che, insieme a una efficace
azione istituzionale, può frenare e ridurre il fenomeno criminoso.
Non vi è solo paura, ma spesso anche omertà; non si dà solo disimpegno, ma
anche collusione; non sempre si subisce una concussione, ma spesso si trova
comoda la corruzione per ottenere ciò che altrimenti non si potrebbe avere.
Non sempre si è vittima del sopruso del potente o del gruppo criminale, ma
spesso si cercano più il favore che il diritto, il “comparaggio”
politico o criminale invece del rispetto della legge e della propria dignità.”
(pag.11,12)
- La politica del bene comune per arginare l’illegalità.
“Occorre una concreta attività promozionale da parte dello Stato in
certe zone del Paese e una mobilitazione delle coscienze dei cittadini
perché sia recuperata, assieme ai grandi valori dell'esistenza, la
legalità, e sia superata l'omertà, che non è affatto attitudine
cristiana. La crescita di una più viva coscienza della legalità esige che la
formulazione delle leggi obbedisca innanzi tutto alla tutela e alla promozione
del bene comune, come è richiesto dalla natura stessa della legge. Ciò
equivale a ricondurre l’azione politica alla sua funzione originaria
che consiste nel servire il bene di tutti i cittadini con particolare attenzione
ai più deboli. La crescita del senso della legalità nel nostro paese ha come
necessario presupposto un rinnovato sviluppo dell’etica della socialità e
della solidarietà…
Fa parte di una giusta pratica dell’eticità della convivenza umana l’impegno
per la una buona efficienza dei servizi pubblici, della loro qualità in
termini di accessibilità, rapidità, competenza, mentre il loro scadimento
determina disaffezione dei cittadini verso lo Stato democratico e quindi delle
sue norme.
Sono contrarie dall’autentica legalità sia la logica mafiosa dei
comportamenti che si fanno legge al momento stesso in cui si attuano, sia la
dinamica contrattualistica che pretende di risolvere tutto nella logica dello
scambio…”(pag. 20).
- Il compito dei credenti nel sociale e nella politica
“Essi sono tra i primi responsabili della crescita o del declino della
legalità nel nostro paese.
L’impegno politico sia decisamente alimentato dallo spirito di servizio…
Chi ha responsabilità politiche e amministrative abbia a cuore alcune virtù
come il disinteresse personale, la lealtà dei rapporti umani, il rispetto
della dignità degli altri, il senso della giustizia, il rifiuto della menzogna
e della calunnia come strumento di lotta contro gli avversari, la fortezza
di non cedere al ricatto del potente, la carità per assumere come
proprie le necessità del prossimo, con chiara predilezione per gli ultimi.
Non siano mai sacrificati i beni fondamentali della persona o della
collettività per ottenere consensi. L’azione politica non si degradi a
semplice gestione del potere e non ricorra a mezzi inaccettabili. Non accetti
che si incancreniscano situazioni di ingiustizia per paura di contraddire
posizioni forti. Si tagli l’iniquo legame tra politica ed affari.
La società civile abbia un suo ruolo politico facendosi carico dei
problemi del paese ed elaborando dei progetti per una migliore vita umana a
favore di tutti, controllando disfunzioni e inerzie, esigendo con gli strumenti
democratici a disposizione dei cittadini che la mensa non sia apparecchiata solo
per chi ha potere ma per tutti (pag. 30, 31).
Ottobre 2005
ACLI - Presidenza provinciale di Cremona