15 Settembre, 2002
17 novembre: Giornata mondiale di mobilitazione studentesca
«Manifesto» della giornata «Perché studiare sia un diritto e non un privilegio. Per tutti.»
Manifesto del 17 Novembre
Noi
studenti dell’Unione degli Universitari, dell’Unione degli Studenti e
della Mutua Studentesca, da oltre dieci anni impegnati a promuovere e tutelare i
diritti delle studentesse e degli studenti, il 30 gennaio 2005 alla quarta
Assemblea Internazionale degli Studenti all’interno del WORLD SOCIAL FORUM di
Porto Alegre abbiamo portato, per il secondo anno consecutivo, la proposta di
costituire un’agenda comune di mobilitazione che rivendica più diritto al
sapere per tutti, contro la privatizzazione dei saperi e che trovi il suo
culmine nella data di mobilitazione mondiale del 17 novembre.
Noi e tutti gli studenti italiani lanciamo qui ed ora un grido d’allarme,
una chiamata alla mobilitazione generale del mondo della formazione e rivolgiamo
questa lettera-appello:
A tutti gli studenti e i cittadini che vogliono cambiare
la scuola, l’università, la società e il mondo
A tutti coloro che hanno la responsabilità di farlo.
Perché:
Siamo studenti del 2005. La nostra scuola è il liceo classico
"Cavour", è l'istituto tecnico "Volta", è il professionale
“Euclide”. La nostra università è a Roma, a Torino, a Palermo. E’ la
facoltà di lettere, è la facoltà di ingegneria, è la facoltà di scienze.
Questi sono i luoghi nei quali noi, studenti qualunque, non vogliamo più
sentirci estranei. Al contrario rivendichiamo la possibilità di autogestire
tempi e spazi di vita e formazione, il diritto di accesso al sapere come
strumento per crescere come cittadini e persone libere.
Siamo studenti “capaci e meritevoli, ma privi di mezzi”.
Vogliamo studiare, ma la nostre famiglie non possono sostenere il costo della
nostra formazione. Manifestiamo il 17 novembre per rivendicare una legge quadro
nazionale per il diritto allo studio, per rivendicare più borse di studio,
erogate e non soltanto promesse. Perché vogliamo che l’articolo 34 della
Costituzione non resti lettera morta.
Siamo studenti come tanti, senza soldi. Siamo nati in case
dove non ci sono libri, né soldi per comprarli. La scuola e l’università non
sono più gli unici luoghi dove apprendere; si apprende anche al cinema, a
teatro, in un museo, ascoltando musica o leggendo libri. Manifestiamo il 17
novembre per rivendicare una carta di cittadinanza studentesca, che ci
garantisca il diritto al sapere anche al di fuori della scuola e dell’
università.
Siamo studenti esclusi. Quelli che volevano studiare
medicina, ingegneria, lettere. Ma la logica elitaria ed escludente del “numero
chiuso” ci impedisce di avere il diritto di studiare ciò che ci piace. Il 17
novembre vogliamo liberare il diritto di studiare, abolendo l’aberrazione dei
numero chiuso.
Siamo studenti fuorisede. Viviamo una condizione di disagio
perché la nostra vita è fatta di precarietà, perché vorremmo vivere
decentemente ed avere una casa, ma nelle città si specula sugli affitti e siamo
costretti a lavorare perché per noi la vita da universitari costa troppo.
Manifestiamo il 17 novembre per il diritto ad una casa.
Siamo studenti pendolari. Per studiare siamo costretti a spendere
centinaia di euro l’anno per raggiungere le nostre scuole e le nostre
università. Nessuna legge tutela il nostro diritto alla mobilità. Manifestiamo
il 17 novembre per il diritto a muoverci gratuitamente.
Siamo studenti senza aule. Siamo costretti a studiare in
ex-ospedali, ex-supermercati, ex-condomini, cinema, senza laboratori,
biblioteche, palestre. Abbiamo visto dei bambini morire sotto le macerie di San
Giuliano, per colpa di una scuola in condizioni precarie e fatiscenti che non ha
retto a un terremoto. Manifestiamo il 17 novembre per il diritto ad avere una
scuola e una università, vere.
Siamo studenti lavoratori. Precari. Lavoriamo in un call
center o per un agenzia interinale, ma è difficile pensare a costruire
seriamente il proprio futuro. Manifestiamo il 17 novembre perché esigiamo un
sistema di diritti e tutele che trasformi la precarietà delle condizioni in
reale possibilità di scelta.
Siamo studenti in stage. Sfruttati. Lo chiamano stage, ma in realtà
quello che facciamo è soltanto manodopera a costo zero. Dovrebbe avere un
valore formativo, ma ci ritroviamo ad essere lavoratori senza diritti.
Manifestiamo il 17 novembre perché ci vengano garantiti diritti e possibilità
di apprendere.
Siamo dappertutto. Ma sembra che per noi non ci sia spazio,
nelle nostre città mancano luoghi di aggregazione e di partecipazione, abbiamo
bisogno di incontrarci e di confrontarci, è per questo che il 17 novembre ci
riprenderemo le strade e le piazze di tutta Italia.
Siamo studenti artisti. Il nostro sogno è che scuole ed
università siano anche i luoghi in cui le nostre passioni, la nostra
creatività, le nostre aspirazioni possano essere valorizzate. Manifestiamo il
17 novembre perché musica, arte, creatività non siano più considerati uno “stupido
hobby”, ma siano valorizzati in quanto importanti forme di produzione
culturale.
Siamo studenti che vogliono fare ricerca. Oggi ma soprattutto
domani. Una volta laureati dobbiamo avere la possibilità di continuare a
studiare e di contribuire allo sviluppo sociale del paese e del mondo. Perché
la ricerca scientifica, di base ed applicata, è il motore del progresso
economico e civile del Paese e deve essere libera, pubblica e laica.
Siamo tutt* student* “diversi”. Perché
omo o etero non fa differenza, amiamo tutt* con la stessa intensità e abbiamo
uguali diritti ad esprimere liberamente la nostra sessualità. Ci fanno sentire
anormali, ma cosa significa essere normali? Il 17 novembre rivendichiamo il
diritto di amare senza discriminazioni, per tutt*
Siamo studenti di Scampia, di Corleone, di Enziteto,
di Locri. Odiamo la sopraffazione, la criminalità e vogliamo
sradicare la violenza a partire dalle nostre città. Perché le mafie sono una
montagna di merda e non una possibile alternativa di fronte all’assenza delle
istituzioni.
Siamo studenti migranti. Veniamo da Dakar, da Algeri, da
Tirana e viviamo rinchiusi nei Cpt, dove la nostra dignità viene
quotidianamente calpestata. Siamo e ci sentiamo cittadini del mondo, eppure il
colore della pelle, la lingua, la religione e il passaporto ci rendono studenti
discriminati o invisibili. Manifestiamo il 17 novembre per una scuola ed una
università dove religioni e culture differenti, ma soprattutto storie diverse
possano integrarsi in armonia e solidarietà.
Siamo studenti di Baghdad, di Kabul, di Pristina.
La guerra ci ha portato via tutto: casa, scuola, famiglia, la sovranità dei
nostri popoli. Tutto, tranne la voglia di lottare. Ci saremo anche noi il 17
novembre, perché la rabbia che portiamo dentro possa diventare slancio per la
costruzione di un mondo fatto di pace, giustizia e solidarietà.
Non siamo studenti, ma vogliamo studiare. Veniamo sfruttati per
pochi centesimi al giorno nelle fabbriche cinesi, facciamo i garzoni nei bar di
Napoli. Sogniamo di diventare medico, architetto, giornalista. Ma coloro che ci
sfruttano ce lo impediscono. Manifestiamo il 17 novembre perché studiare sia un
diritto e non un sogno.
Siamo studenti incazzati. Ci dicono di stare seduti, ma vogliamo volare.
Ci dicono di stare zitti, ma vogliamo urlare. Manifestiamo il 17 novembre
perché le scuole e le università siano i luoghi dove far vivere la democrazia,
la giustizia e la libertà.
Siamo uno, nessuno e centomila. Abbiamo mille facce, ma rappresentiamo
una sola condizione.
Manifestiamo il 17 novembre in tutto il mondo e gridiamo a tutti di
sostenere la nostra mobilitazione
Perché cambiare la scuola e l’università, significa cambiare la società
tutta.
Perché migliorare le condizioni materiali delle studentesse e degli studenti
è possibilità di accesso al futuro, scelta di libertà individuale e
collettiva.
Perché studiare sia un diritto e non un privilegio.
Per tutti.
Unione degli Studenti
Unione degli Universitari
Mutua Studentesca
…verso la Rete Studentesca
con l’adesione di Arci - Nuova Associazione
 
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