15 Settembre, 2002
Il ricordo/ Addio a Rostropovich, il violoncello di Dio di A.V. Gelormini
30 anni fa a Lanciano battezzò una generazione di giovani musicisti
Il ricordo/ Addio a Rostropovich, il violoncello
di Dio. Che 30 anni fa a Lanciano battezzò
una generazione di giovani musicisti
di Antonio V. Gelormini
Si presentò all’improvviso col suo Dupont
Stradivarius del 1711 e la sua sedia, sotto
il Muro di Berlino, in una storica notte
del 1989, ed eseguì davanti al mondo intero
il più insolito, suggestivo e travolgente
dei concerti per solo violoncello. Mstislav
Leopoldovich Rostropovich non poteva mancare
quell’appuntamento. Per nulla al mondo avrebbe
risparmiato il suo appassionato ed originale
“colpo di piccone”, al simbolo concreto di
ogni libertà soffocata.
Amico nella dissidenza di Aleksandr Solgenitzin,
promotore e missionario dell’arte senza frontiere,
operaio instancabile nella cura dei valori
democratici e della libertà di espressione.
Il più grande violoncellista di tutti i tempi,
si vide ricusare dalla patria sovietica,
dopo gli onori raccolti col riconoscimento
del prestigioso premio Stalin, nel 1950,
massima onorificenza allora in Unione Sovietica.
Si rifugiò con la propria famiglia a Parigi,
prima di ottenere quella cittadinanza americana,
che in seguito non avrebbe più abbandonato..
Una tecnica artistica ed un suono del violoncello
inconfondibili e sublimi. Per lui Sergej
Prokoviev compose il secondo concerto per
violoncello e orchestra, grato ed affascinato
dalla collaborazione per la parte tecnica
dell’esecuzione. Mentre un altro concerto
del celebre compositore russo, rimasto incompiuto,
fu completato dallo stesso Rostropovich con
Dimitri Kabalesvki. Ma numerosi altri compositori
furono ispirati dallo struggente suono di
quel violoncello e dalla figura intensa dell’amico
Slava. Memorabili i due concerti di Dmitri
Shostakovich, la Cello Sonata, 3 Solo Suites
e la Cello Simphony di Benjamin Britten.
Il ricordo personale è legato a un’edizione
dei Corsi giovanili dell’Estate Frentana,
a Lanciano, di circa trent’anni fa. Quando,
nella veste di Maestro e Direttore d’Orchestra,
pazientemente diventava padre, zio e precettore
di una privilegiata orchestra di giovani
musicisti. Che avrebbero custodito per sempre
i preziosi insegnamenti e fatto geloso tesoro
degli irripetibili suggerimenti.
E’ morto in patria, in un ospedale di Mosca
per un tumore al fegato. Solo qualche settimana
fa, in occasione del suo 80esimo compleanno,
aveva raccolto l’apprezzamento tardivo dell’intera
Russia e del suo presidente, Vladimir Putin:
“Lei è famoso in tutto il mondo non soltanto
per essere un brillante solista e un eminente
direttore, ma anche come leale difensore
dei diritti umani e un intransigente combattente
per gli ideali democratici”. E che oggi aggiunge:
“E’ una perdita terribile per la cultura
russa”.
Si preannunciano tantissimi concerti, quale
omaggio estremo a un grande musicista. Ma
l’icona di un vecchio abbracciato al suo
violoncello e delle note eseguite, mentre
crolla il Muro di Berlino, rimarrà la testimonianza
indelebile di un gesto nobile e di un impegno
costante contro ogni guerra e ogni sopruso.
Da oggi quel suono allieta la schiera degli
angeli e magnifica lo Spirito celeste.
 
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