15 Settembre, 2002
Elezioni politiche del 13 aprile: cinque tesi contro l*astensione
Stai pensando di non andare a votare, o di annullare la scheda? Considera prima che:
CINQUE TESI CONTRO L'ASTENSIONE
Stai pensando di non andare a votare, o di annullare la scheda? Considera prima che:
1) L'ASTENSIONE NON SCALFISCE "LA CASTA"
Inutile nasconderselo: se anche il 50% degli elettori si astenesse, ne uscirebbe un governo costituzionalmente legittimo. Ci sarebbe un gran discutere di "antipolitica" e "qualunquismo", poi tutto si smorzerebbe.
Le elezioni sarebbero decise dallo "zoccolo duro", da quelli che votano un partito a prescindere dalla sua condotta; l'efficacia politica dell'astensione sarebbe nulla.
2) OGNI VOTO CONTA, COMPRESO IL TUO
Se ti astieni, rinunci a qualsiasi controllo su chi viene eletto. E' vero che molti parlamentari sono di fatto già eletti, grazie alla legge elettorale attuale. Ma, a causa di sbarramenti e premi di maggioranza, un pugno di voti può spostare un numero nutrito di seggi da una lista all'altra. Solo alla camera, una differenza di 25mila voti ha spostato alle ultime elezioni quasi 50 seggi.
3) L'ASTENSIONE NON E' UN SEGNALE CHIARO
Qualunque sia la cifra degli astenuti, nessuna forza politica si sentirà responsabile dell'astensione o punita da essa. La colpa verrà forse attribuita alla legge elettorale, o alla televisione, o agli avversari; ma nessuno si sentirà obbligato dall'astensione a cambiare rotta. Una percentuale bassa di seggi, invece, è impossibile da ignorare; e votando un avversario si influisce molto di più sul risultato di un partito che non con la scheda bianca.
4) L'ASTENSIONE HA GIA' FALLITO
Il caso degli USA è un esempio lampante.
Negli USA gli astenuti aumentano costantemente da 40 anni; alle presidenziali degli ultimi 10 anni sono stati oltre il 40%. Questo non ha prodotto un terremoto politico, una dimissione di massa dei leader dei partiti, l'emergere di una classe nuova di politici: ha prodotto i due mandati consecutivi di George W. Bush.
5) NON SONO PROPRIO TUTTI UGUALI
In democrazia il voto di un cittadino indica quale, tra i partiti presenti, il cittadino ritiene più adatto a governare al momento del voto. I proclami e i programmi elettorali sono delle dichiarazioni d'intenti, a cui puoi scegliere di accordare fiducia o meno; ma puoi anche giudicare i partiti basandoti sui fatti, che spesso rivelano forti differenze tra l'uno e l'altro.
Un partito fondato tramite primarie sarà radicalmente diverso da uno nato dal predellino di un'auto. Mandare l'esercito in Iraq ha avuto un significato molto diverso dall'approvare la missione in Libano. Far eleggere il 35% di donne è una scelta forte, che non tutti hanno fatto. La storia recente è piena di esempi simili: usali per decidere quale partito tra i tanti è più vicino alle tue posizioni.
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