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 Cultura

15 Settembre, 2002
Lacrime di Sabbie al Teatro Monteverdi
Alessandro Vallacchi, autore e interprete dello spettacolo “Lacrime di sabbia” che domenica sera alle 21 sarà replicato

Lacrime di Sabbie al Teatro Monteverdi

«Sono davanti ai nostri occhi, eppure non li vediamo: violenza, guerra, sopraffazione dei deboli, violazione dei diritti umani. Noi abbiamo deciso di raccontare la storia di una piccola rivoluzione, quella di una donna dallo sguardo cocciuto e indomabile di nome Halima». A parlare è Alessandro Vallacchi, autore e interprete dello spettacolo “Lacrime di sabbia” che domenica sera alle 21 sarà replicato – l'ottava in due mesi – da Compagnia Della Pozzanghera al Teatro Monteverdi. Uno spettacolo tutto al femminile, che arriva sulla piazza cremonese con l’obiettivo di rafforzare solo una convinzione: «Che non ci si può voltare dall’altra parte». Lo spettacolo, già sostenuto da Emergency e Telefonorosa, è stato anche patrocinato dal Comune di Cremona e dall'assessorato alle Pari opportunità.Dopo aver toccato le piazze di Pontenure, Rottofreno, Lodi, Castelsangiovanni, Piacenza e Fiorenzuola, Compagnia Della Pozzanghera, laboratorio di cultura e arte, domenica alle 21 porta in scena al Teatro Monteverdi il testo originale Lacrime di sabbia, scritto da Alessandro Vallacchi, per far riflettere su di un tema quanto mai attuale: la violenza sulle donne e, soprattutto, sulla forza che in alcuni casi solamente loro hanno. Lo spettacolo, che s’inserisce a metà tra il teatro di sperimentazione e quello di narrazione civile, e che ha ottenuto il sostegno e il patrocinio del Comune di Cremona, Assessorato alle Pari Opportunità, Emergency e Telefonorosa, immagina il rapimento di una famiglia di diplomatici iracheni, vicini al regime di Saddam Hussein, da parte del comandante di una milizia irregolare in lotta per la conquista del potere. Il suo nome è Raouf (Alessandro Vallacchi), un uomo dall’aria ambigua che ha passato gran parte della sua vita nell’ombra del marito di Halima (Roberta Bravi) e che ora che il regime è caduto, ora che l’Iraq si trova sull’orlo di una guerra civile, presenterà il conto al suo rivale. Per questo, l’ostentata ricerca della verità e l’idea di far luce sulle colpe del marito (Younès) rappresentano per Raouf solo un pretesto per umiliare e colpire il suo avversario e una donna, ora moglie e madre, che in passato ha osato rifiutarlo proprio in nome di quei sentimenti che provava per quel rivale tanto odiato e invidiato.

«Perché questa storia? - ha detto Vallacchi, autore, regista e interprete dell’opera Lacrime di sabbia - E’ evidente, Halima, il cui nome suona quasi come anima, è tutte le donne. Halima è la casalinga che subisce violenza dal marito, la prostituta comprata o venduta come merce, la segretaria costretta a scambiare favori sessuali in cambio di una promozione. Perché la violenza contro le donne è trasversale, supera i confini delle nazioni e delle religioni, anche se non fa notizia. Per questo la storia di Halima poteva essere ambientata nella civilissima Italia, dove le donne vittima di violenza sono circa 7 milioni. Si tratta di vittime di uomini che detengono un certo potere emotivo, professionale o sociale, proprio come nel caso di Raouf, il carceriere e il grande inquisitore nella nostra storia. “Raouf è l’uomo che voleva ciò che aveva mio marito. Quello che voleva essere come Younès” dirà Halima in una battuta. Perché dietro alle montagne di protocolli e di matrici, c’era una ragione del tutto personale, come lungo una tragica scala alimentare. La scelta quindi di un’ambientazione così lontana geograficamente da noi dipende solo da due ragioni: il nostro dissenso per la guerra e il fatto che un conflitto militare rappresenta uno dei pretesti narrativi migliori per analizzare l’abisso che gli esseri umani si portano dentro».

La rappresentazione è quindi pensata come un “viaggio” interiore che corre sugli intricati binari delle relazioni umane. A fare da cornice a tutta la vicenda ci sono infatti i rapporti tra uomo e donna, rapporti che si snodano nella storia e che rimandano a passioni, ossessioni, desideri, sentimenti ed odi radicati nel passato. Da qui la volontà di scavare nell’abisso per mostrare la luce che si nasconde dietro la metà oscura dell’essere umano. Una luce interiore, che s’intravede solo dopo aver toccato il fondo. La pièce, che si presenta come uno studio non solo composto da un atto unico ma anche da un quadro unico, si sviluppa - parlando in termini cinematografici - come una sorta di “piano sequenza” tutto puntato su di un lungo ed estenuante interrogatorio, quello condotto ai danni della protagonista dell’intera vicenda, Halima. Il cast artistico e tecnico è composto anche da Oreste Bellavita, per la prima volta sul palcoscenico nel ruolo della guardia, e dall’aiuto regia Maria Teresa Casalone

 

compagniapozzanghera@email.it - 347-0856946

 

 

Il tour invernale, le date: 7 Marzo, CinemaTeatro Omi di Pontenure; 8 Marzo, Teatro San Michele Arcangelo di Rottofreno; 20 Marzo, Teatrino Paolo Gorini di Lodi; 29 Marzo, Teatro Verdi di Castel San Giovanni; 10 Aprile, Galleria Rosso Tiziano di Piacenza; 14 Aprile, Teatro Verdi di Fiorenzuola D’Arda; 18 Aprile, Teatro San Giovanni Battista di Guardamiglio (LO); 20 Aprile, Teatro Monteverdi di Cremona

 

 


       



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