15 Settembre, 2002
Il cristianesimo delegittima ogni razzismo ! di Marco Pezzoni
Il caso Tettamanzi: inevitabile lo scontro tra Lega Nord e Chiesa cattolica
Il cristianesimo delegittima ogni razzismo
! di Marco Pezzoni
Il caso Tettamanzi: inevitabile lo scontro
tra Lega Nord e Chiesa cattolica
In questo momento le ACLI hanno sentito la
necessità di lanciare una Campagna nazionale
contro il razzismo, chiedendo a ciascuno
di aderire esponendosi in prima persona e
sottoscrivendo un appello pubblico. Io l’ho
fatto, perché penso sia importante in questa
fase rafforzare se non ricostruire reti di
solidarietà.
Ma altrettanto importante è riflettere sull’appello
che le Acli rivolgono ai cittadini italiani,
richiamando l’articolo 1 della Dichiarazione
universale dei diritti umani, di cui in questo
giorni ricorre il 61° anniversario: “ tutti
gli esseri umani nascono liberi ed eguali
in dignità e diritti. Essi sono dotati di
ragione e coscienza e devono agire gli uni
verso gli altri in spirito di fratellanza.”
Poi l’appello solleva denunce fortissime
sul piano morale e politico : “ Noi riteniamo
che la strada seguita dal Governo italiano
non rispetti questo spirito di fratellanza.
Non possiamo accettare il razzismo e la discriminazione
di cui la Legge 94 del 2009, il cosiddetto
Pacchetto Sicurezza, è l’ultima espressione.”
La condanna del “razzismo di Stato” non potrebbe
essere più chiara e per questo ci si chiede
di prendere posizione, di rendere visibile
il nostro dissenso, di esporci.
Io sono d’accordo. Però mi interrogo su come
mai in Italia siamo arrivati a questo punto,
siamo regrediti a livelli così bassi di umanità
non solo tra la maggioranza dei parlamentari
che votano queste leggi ma anche dentro le
nostre comunità locali. Trenta, venti anni
fa se in un bar facevi discorsi contro i
meridionali dovevi ricorrere a storielle
e c’era comunque sempre qualcuno che ti fermava
e ti faceva sentire fuori strada e fuori
dalla storia. Oggi al razzismo latente, allusivo
e minoritario di prima si è sostituto un
atteggiamento da “razzismo trionfante”, sempre
più esibito, diffuso e contagioso soprattutto
contro gli immigrati.
Il problema è che il razzismo oggi è legittimato
dall’alto, perché come sostengono le Acli
“ la strada seguita dal Governo italiano
non rispetta lo spirito di fratellanza”.
Anzi il Governo fa “leggi razziste e discriminatorie”.
Quando negli anni ’50 e ’60 soprattutto a
Torino ma anche a Milano si esponevano cartelli
“non si affitta ai meridionali” le forze
di Governo non soffiarono sul fuoco dei pregiudizi
. Sapevano che il boom economico dipendeva
dall’apporto di quelle braccia e cominciarono
a finanziare piani di edilizia economico-popolare.
Certo allora le opposizioni e i sindacati
crescevano in consenso e forza e li aiutava
l’idea di un progresso sempre più impetuoso
e in grado di distribuire risorse e opportunità
per tutti.
Oggi la globalizzazione ha spostato il grosso
delle industrie manifatturiere in altre aree
del mondo, in Europa il tasso di sviluppo
si è praticamente azzerato, la ricchezza
prodotta non viene più redistribuita in modo
equilibrato, anzi il lavoro viene compresso
nel suo valore e precarizzato di fronte ad
una competizione internazionale sempre più
dura.
Entrata in crisi la prospettiva del progresso,
si affaccia adesso il rischio del declino
per quei Paesi europei meno dotati di buone
strutture e infrastrutture di base. L’Italia
è tra questi: dalla morte di Aldo Moro, perennemente
in ricerca di “scorciatoie”, pur di evitare
la strada virtuosa delle riforme “strutturali”,
come le chiamava Riccardo Lombardi. Premiando
spesso più chi la illudeva che chi voleva
davvero curare i nostri mali.
Responsabilità primarie di quella che si
chiama impropriamente classe politica, ma
anche della stessa società civile che si
è andata ripiegando, deresponsabilizzando
così che da noi la moderna rivoluzione centrata
sull’individuo è diventata opportunismo,
furbizia, egoismo piuttosto che libertà creativa
e coraggio personale.
Globalizzazione e meccanismi di autoprotezione
In una società che già crede poco alle regole,
che sta perdendo la fiducia nel futuro, che
sta invecchiando dal punto di vista demografico,
che avverte l’inquietudine di processi economici
planetari, l’irruzione dell’emigrazione ha
prodotto un impatto sociale e culturale solo
lontanamente paragonabile a quello portato
dalla forza lavoro meridionale degli anni
’50.
Il fatto è che non solo è cambiato il contesto
( globalizzazione, ridimensionamento dell’Europa,
crisi di un modello di sviluppo, inadeguatezza
delle protezioni sociali e del Welfare, senso
di insicurezza personale e globale, criminalità
percepita, terrorismo internazionale) ma
è diversa la natura dell’emigrazione che
è di tipo extracomunitario e che pone rilevanti
problemi di comprensione, accettazione, inclusione
delle diversità.
Dunque la diffidenza e l’ostilità che si
sta diffondendo nella società italiana, soprattutto
al Nord, le potremmo definire come manifestazioni
di “ autodifesa”, presenti soprattutto nelle
fasce popolari meno ricche che si sentono
più esposte allo “sradicamento” e ai rischi
di vedersi snaturata la propria vita quotidiana.
Se si offrono però a questi nostri concittadini
possibilità e strumenti per far prevalere
“ragione e coscienza”, la strada per superare
pregiudizi e avviare un percorso positivo
di integrazione degli immigrati è aperta
e possibile, ovviamente con la collaborazione
attiva e responsabile degli stessi immigrati.
Questo compito spetta alle Istituzioni, anche
a quelle locali che sono più vicine ai problemi
concreti di accoglienza e convivenza e possono
intervenire tempestivamente per risolverli.
Ma spetta anche alle Agenzie educative, alla
scuola innanzitutto. Spetta all’associazionismo,
ai sindacati e alle forze economiche che
sanno benissimo che ormai la forza lavoro
rappresentata dagli immigrati è un dato “strutturale”
per il nostro tessuto produttivo.
Un ruolo fondamentale e, secondo me, decisivo
l’ha poi in Italia la Chiesa cattolica, per
ragioni storiche ma soprattutto pastorali,
cioè morali, culturali, sociali.
Dico questo perché, mentre sono convinto
che la maggioranza della società italiana
non sia razzista, vedo con preoccupazione
il fatto che in diverse aree del Nord Italia
si è arrivati a “punti di non ritorno” sulla
strada di un razzismo esplicito e aggressivo,
anche se ancora minoritario.
Come si sa, non si nasce razzisti ma lo si
può diventare.
Vedo che esponenti della Lega Nord, non soddisfatti
di rafforzare sentimenti di paura verso gli
immigrati, non si limitano più a collegare
i problemi della sicurezza all’immigrazione
clandestina, non si accontentano di gesti
simbolici anti-islamici, ma si spingono oltre
a quelli che definirei “punti di non ritorno”.
La costruzione sociale dell’immigrato come
nemico
Insomma dietro il paravento del folklore,
del Bossi sopra le righe ma in fondo affidabile,
si è definitivamente chiarita l’evoluzione-vocazione
di quel pezzo di popolo del Nord che D’Alema
confuse con “una costola” della sinistra
: è ormai una Destra a suo modo populista
e protezionista, tendenzialmente separatista
ma moderna nella sua capacità di manipolazione
dei simboli, in grado con grande opportunismo
di cogliere i punti deboli dello Stato e
della società non per curarli ma per avvantaggiarsene,
aumentando il proprio potere contrattuale;
capace anche, per tener unito il proprio
elettorato, di reinventarsi continuamente
una identità, figlia di un Occidente “immaginario”
più pagano che cristiano, attraverso la costruzione
sociale di crociate e nemici.
Che distanza abissale dalle posizioni del
Presidente francese Sarkozy, non certo tenero
con gli immigrati e difensore di una legalità
persino spietata, ma sostenitore dell’identità
nazionale come antidoto del tribalismo, sostenitore
di un Islam francese ed europeo, sostenitore
del “ meticciato delle culture, che è il
contrario della chiusura in comunità etniche”,
perché “ il meticciato è la volontà di vivere
insieme, non è la negazione delle identità,
è la comprensione e il rispetto per tutti,
mentre le comunità etniche sono la scelta
di vivere separati”. ( La Stampa del 9 dicembre).
Il “punto di non ritorno” verso il razzismo
è proprio questo: quando si cominciano a
costruire steccati, gerarchie nei diritti
di cittadinanza, distanze tra i modi di vivere
e di pregare, quando si comincia a costruire
socialmente l’immagine dell’immigrato come
estraneo, nemico, invasore per non riconoscergli
dignità umana, per disinteressarsi del suo
destino cacciando, come a Milano, i rom dal
campo nomadi, ma senza trovare nessuna soluzione
abitativa alternativa. Oppure respingendo
i barconi in mare affidando al “regime” di
Gheddafi il lavoro sporco dei campi di detenzione
in Libia, sapendo che si praticano violenze,
stupri e uccisioni nei confronti di persone
che avrebbero diritto all’asilo politico.
Se una voce autorevole si leva in difesa
dei rom, denuncia la disumanità dello sgombero
forzato, esprime solidarietà a quegli “ultimi”
indifesi e senza diritti, invisibili o resi
invisibili alla maggioranza dei cittadini
perché la notizia va nascosta o altrimenti
contrabbandata come una operazione di “successo”
per l’ordine pubblico, allora questa voce
va attaccata brutalmente e intimidita.
L’autorità morale del Cardinale di Milano
E’ quello che è successo al cardinale di
Milano Dionigi Tettamanzi che, con la sua
sensibilità pastorale, ha colto quel “punto
di non ritorno” non solo per le vittime dello
sgombero ma per la stessa comunità milanese.
La reazione della Lega Nord, offensiva e
intimidatoria, ha fatto emergere un dato
che sarà sempre più evidente in futuro :
pretendendo il monopolio sulla interpretazione
e gestione dell’ordine pubblico per una società
che vorrebbe ripulita da ogni diversità,
legittimando sempre di più quelle spinte
tendenzialmente razziste che attualmente
sono il suo “motore” più caldo e trascinante
anche rispetto al “ motore fiscale” e al
“ motore secessionista”, non tollera e non
può tollerare che una Autorità morale riconosciuta
e credibile come quella del cardinale Tettamanzi
delegittimi dalle fondamenta il suo modello
di società esclusiva ed escludente e tolga
al nuovo razzismo ogni copertura cristiana.
Ma questo sarà uno dei terreni di scontro
dei prossimi tempi: al di là delle diplomazie
dei partiti di centro-destra e di quella
vaticana, la società italiana saprà superare
come una “ febbre” i momenti di chiusura,
gli orientamenti xenofobi e razzisti facendoli
maturare, oppure si radicalizzeranno le tendenze
più negative, addirittura incattivendosi?
E la Chiesa italiana saprà con la sua autorità
morale recuperare ad una umanità più solidale
quelle aree sociali meno protette e quelle
aree anche giovanili che mitizzano la propria
identità originaria e vedono il mondo solo
come lotta tra identità immodificabili e
contrapposte ?
Le scuse della Lega a Tettamanzi sono solo
un fatto tattico, perché il problema non
si può ridurre all’aver esagerato nelle offese
e nei toni rivolti al Cardinale. La vera
posta in gioco sono i processi sociali e
culturali in corso nella società italiana,
che piega prenderanno, che ruolo assumeranno
i vari attori: se prevarrà un processo pacifico
di integrazione anche se complesso e difficile;
se prevarrà il dialogo interculturale e interreligioso;
se la società cosmopolitica, cui siamo comunque
destinati, nascerà attraverso sforzi congiunti
perseguiti con spirito di fratellanza e …intelligente
realismo, oppure attraverso sofferenze, nuovi
ghetti, contrapposizioni laceranti ed infiniti
ostacoli.
Il “potenziale di razzismo” che si va accumulando
nelle viscere della società italiana è e
sarà un ostacolo tanto meno pericoloso quanto
più sarà disinnescato, sia dalle Destre democratiche
di stampo europeo sia dalle moderne Sinistre
riformiste.
La Lega, punta di un iceberg più profondo,
è ad un bivio: se vuole rappresentare le
paure e le esigenze di autodifesa di quella
parte della società più vulnerabile e ostile
ai cambiamenti per proteggerla e aiutarla
a trovare spazio e futuro nell’inevitabile
processo di integrazione che ci attende e
ci mette tutti in discussione, ebbene questa
è non solo una cosa accettabile ma positiva.
Al contrario se illude i propri elettori
e si illude di preservare una società monoetnica,
una sorta di Vandea padana nella quale gli
immigrati sono solo una forza lavoro aggiuntiva
ma irrilevante sul piano culturale, sociale
e religioso e dunque senza diritti di cittadinanza,
prepariamoci a una escalation di misure discriminatorie
nell’impossibilità di raggiungere quegli
obiettivi.
In ogni società c’è un tasso di violenza
che va gestito; in una società sotto stress,
il tasso di frustrazione e aggressività aumenta
e, solitamente, si orienta contro i presunti
nemici .
Se la Lega sceglie di cavalcare questo potenziale
autodistruttivo, di incentivarlo e utilizzarlo,
allora lo scontro etico e sociale con la
Chiesa sarà inevitabile. Anzi, a mio giudizio,
è già iniziato: il cristianesimo sarà sempre
di più dalla parte dei diritti umani, dalla
parte dei più deboli, dalla parte dell’accoglienza
e della solidarietà, radicalmente contro
ogni razzismo, discriminazione, atto di forza
gratuita. Lo dice con chiarezza e autorevolezza
anche l’ultima enciclica di Benedetto XVI
: “siamo una sola famiglia umana”!
Marco Pezzoni
Nota. L’articolo è stato pubblicato qualche
giorno or sono sul quotidiano “ La Cronaca”
di Cremona.
 
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