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15 Settembre, 2002
Anche i *don*, nel loro piccolo, s*incazzano
Tre lettere di tre preti sulle recenti elezioni politiche

Elezioni - Lettera aperta di Paolo Farinella, prete

Alle amiche ed agli amici

Nota a margine alle elezioni in un non-Paese
di Paolo Farinella, prete

Il popolo è sovrano e ha scelto. Ne prendo atto. Ammetto la sconfitta elettorale e politica, ma non posso cedere alla sconfitta morale perché nemmeno il voto plebiscitario è fondamento di verità. Spesso la verità è appannaggio di minoranze e a volte di singole persone. A me non interessano i giochi partitici e di potere per guadagnare uno strapuntino. Non ho lottato per un tornaconto, ho vissuto per una visione di Paese e di Nazione che questo voto nega e rinnega.

Il popolo italiano ha affidato la cassa di famiglia ad un evasore e ladro. Ha consegnato la legalità alla mafia che ha incoronato legislatore. Ha affidato i precari e i poveri alla elemosina dei miliardari. L’Italia tornerà in guerra e alla grande in Iraq, mentre in Afghanistan aumenterà la presenza a danno forse del Libano. Viene la voglia di dire: chi si contenta gode. I cattolici o più in generale i cristiani hanno consegnato a mani giunte il loro senso del “bene comune” e la loro strutturale solidarietà alla xenofobia e al particolarismo della Lega di Bossi.

Sono tornati i lanzichenecchi, i mafiosi e gli inquisiti e condannati che da oggi diventano il modello dell’Italia del 3° millennio. Ne prendo atto. Il malaffare ora governa e l’Italia diventa un «bordello» istituzionale. Gli Italiani non hanno più scusanti: hanno consegnato l’Italia a Berlusconi, chiavi in mano, e a Bossi come suo manovratore.

Non contesto la vittoria elettorale, semplicemente non accetto questa Italia, nella quale mi sento «extracomunitario» moralmente e spiritualmente. Ha prevalso l’egoismo e ancora una volta l’interesse di parte e spesso individuale. Ha vinto uno che si è dichiarato «anarchico» riguardo ai temi etici, ha vinto il populista, il vuoto, l’effimero, l’impresentabile, l’amorale. Ha vinto la feccia d’Italia. Il primo tema messo in agenda a urne ancora calde è quello della «giustizia» perché ora comincia la «vendetta-2».

La sinistra può dirsi felice di avere messo alle corde il governo Prodi e Bertinotti potrà bersi quel brodino che augurava a Prodi. Per la seconda volta la sinistra regala l’Italia a Berlusconi.. Sì, l’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Non avere previsto che il governo Prodi era l’ultima chance, significa non avere capito nulla di politica per cui alla fine è un bene che questa sinistra sia scomparsa «motu proprio» perché pur di avere uno sprazzo di visibilità momentanea non ha saputo cogliere il sentimento, ma neppure il malessere di interi strati sociali. Hanno solo litigato sulle spoglie di un «non-programma» per affermare lo 0,0000%. Ora, se fossero onesti, ma ne dubito, tutti i dirigenti, da cima a fondo, dovrebbero dimettersi e ritirarsi a vita privata per fallimento manifesto: non vivranno da poveri, perché avranno la misera pensione da deputati e senatori che hanno maturato anche quest’anno. Scompaiono, ma con le tasche piene. Sarebbe bene che oggi questi tizi ex sinistri tacessero e andassero a coltivare zucchine: ci risparmino per favore le loro analisi e i loro mestrui pseudo-intellettuali.

Coloro che, date le circostanze e in queste condizioni e allo stato delle cose in questo preciso momento storico della nostra nazione, non hanno votato Veltroni, nonostante sia Walter o Uolter, e si sono dispersi in mille rivoli o hanno disertato le urne, ubriachi di se stessi, oggi hanno perso il diritto di parola, di critica e di protesta: possono solo tacere. Coloro che hanno favorito il «regno» di Berlusconi devono tacere per la durata dell’intera legislatura. Lo esige la decenza.

Per quanto mi riguarda continuerò a prendere l’antidoto contro il virus del berlusconismo, specialmente ora che dilaga come la peste in tutto il Paese. Non mi rassegno all’immoralità di una politica asservita a biechi interessi capitalistici. Non mi rassegno alla logica del mercato, il nuovo idolo, di chi difende solo i suoi interessi. Non mi rassegno né mi consegno nelle mani di Bossi e continuerò a vivere e a praticare il vangelo anche in pieno deserto.

Queste elezioni sono la sconfitta del cristianesimo e particolarmente del cattolicesimo che rinnega i principi costitutivi della sua stessa esistenza: i cristiani che hanno votato Bossi hanno consegnato affogato Cristo nelle fogne del «dio-Po». Ne guadagna la gerarchia che ora presenterà il conto del finanziamento delle scuole private con buona pace dell’art. 7 della Carta costituzionale.

Berlusconi regna, Bossi governa. Si vede già all’orizzonte (credo con il sostegno del PD) lo stravolgimento della Suprema Carta e fra tre o quattr’anni avremo Berlusconi al Quirinale, despota d’Italia. Non era questo il sogno delle Italiane e degli Italiani? Buon giorno, Italia! Buon risveglio. Da parte mia, torno nella foresta a resistere, resistere, resistere.

Paolo Farinella, prete

*****

Don Aldo Antonelli risponde alla tifoseria di Giuliano Ferrara

Andrea mi scrive:

In questa strana tornata elettorale, della quale si conoscono già, attraverso i giornali, i nomi di quanti saranno eletti come “feudatari “ dei segretari di Partito, (secondo la definizione del Vescovo Nogaro), ritengo opportuno fare una segnalazione. Quella dell’unica lista che ha portato, nel suo programma, una questione etica, (la revisione della legge sull’aborto). Degna, poi, di particolare attenzione è la chiusura della sua campagna elettorale (con il concittadino Roberto Lombardi), a Loreto, con la recita del “Rosario per la vita”, oggi alle 16,30 presso la Santa Casa. Andrea Iardella

Gli rispondo:

Andrea, solo per rispetto nei tuoi confronti non ti chiedo di cancellarmi dalla tua lista. Le questioni etiche i cristiani devono portarle nella coscienza e da lì tradurle, come testimonianza, nella loro vita concreta e nelle loro scelte quotidiane. Questa è l'unica prassi evangelica. Non ci sono né scorciatoie né by-pass. Portate in parlamento diventano vere e proprie bombe a orologeria, suscitando reazioni scomposte (come di fatto è avvenuto) e foraggiando un nuovo pericoloso anticlericalismo (come di fatto sta avvenendo). La testimonianza della vita è rispettosa degli altri orientamenti e di altre etiche. L'imposizione per legge è prepotenza sprezzante tout-court! Credo e amo il Dio che nel propormisi mi dà la libertà di rifiutarlo; quel Dio che mentre mi invita a "fare la sua volontà" mi lascia anche la libertà di infrangerla! E ritengo che non abbia nulla a che fare con questo Dio una chiesa che impone e si impone ( ricordiamo il funereo "perinde ac cadaver!"), e non solo ai "suoi" ma alla società intera... La fedeltà a quel Dio comporta la disubbidienza a questa chiesa!

No comment sul rosario brandito come arma e gridato "contro": giaculatorie blasfeme uscite da coscienze barbare.

don Aldo Antonelli

*****

Coerenza Evangelica, di don Giorgio De Capitani

Ed ora… rivoluzione! Tiriamo fuori… le armi!

Sì, ora bisogna partire a fare la rivoluzione. Tiriamo fuori le armi… le armi delle nostre convinzioni migliori, le armi delle nostre scelte radicali, le armi della nostra ostinazione per un mondo fondato sulla giustizia per tutti! Partiamo: facciamo la rivoluzione.
Partiamo dai ragazzi ed educhiamoli al meglio, togliendoli dagli artigli di un falso benessere, dalla bastarda cultura dell’avere dell’Idiota, dalle ideologie di merda della Lega.

Tiriamo fuori gli ideali-ideali, - senza cedere a compromessi - liberandoli dai partiti osceni di una Sinistra serva del Mostriciattolo. Crediamoci, e da oggi iniziamo una lotta spietata, senza riverenza alcuna, contro i falsi profeti che ci vendono fumo, chiedendoci l’anima. Mi rivolgo agli atei, ai non credenti, ai ricercatori di una Verità, ormai frantumata dall’idolo di cartapesta di una religione senza cuore.

Voi siete la speranza di un mondo migliore. Ma attenti: via i pregiudizi secolari, non dividiamoci sul Dio della religione. Uniamoci sull’Uomo e sull’Universo. Qui basta crederci, con tutta l’anima, senza accusarci impietosamente sul passato. Guardiamo al presente, se vogliamo che fra poco - spero, fra poco - la nostra Italia torni ad essere governata da Uomini nuovi e da Donne nuove, con la passione folle del Bene Comune.

Perché aspettare? Il Mostriciattolo e i suoi servi devoti ci porteranno alla disperazione. Io, credente, io ministro del Cristo radicale, lotterò perché la “mia” Chiesa esca dal diabolico circolo vizioso che da tempo la tiene prigioniera. So che tanti cristiani stanno aprendo gli occhi: che abbiano però anche il coraggio di parlare, di urlare, di farsi avanti.

Credenti e non credenti, uniamoci, usando gli strumenti a nostra disposizione: i siti, gli YouTube, la posta elettronica… Ognuno con la sua testa, con la sua fede, con le sue ideologie, purché… purché tutto converga verso l’umanesimo integrale.

Don Giorgio De Capitani (www.dongiorgio.it)

 


       



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