15 Settembre, 2002
Walter Veltroni, dichiarazione di voto sulla fiducia al Governo
Il diritto dell'opposizione e il rispetto della legittimità della maggioranza sono l'anima di una democrazia che funzioni.
Piero Calamandrei, uno dei padri fondatori della
nostra Costituzione, scrisse che «il regime parlamentare non è quello
dove la maggioranza ha sempre ragione, ma quello dove sempre hanno
diritto di essere discusse le ragioni della minoranza», e
aggiungeva: «quest'ultima, a sua volta, deve avere rispetto per la
legittimità elettorale della maggioranza e la legittimità
costituzionale del Governo».
Il diritto dell'opposizione e il rispetto della legittimità della
maggioranza sono l'anima di una democrazia che funzioni. Questo
Parlamento, nel Novecento, ha conosciuto tragicamente un tempo in cui
veniva negato il diritto di opporsi. Da allora, al prezzo di
sacrifici e di dolore, il nostro Paese ha fatto davvero molta strada
e in questi mesi credo abbia accelerato la sua corsa verso la
possibilità di essere una salda e ben funzionante democrazia europea.
Rivendico al Partito Democratico il merito di aver introdotto ragioni
profonde di discontinuità, rispetto ad un Paese che soffriva di una
duplice e grave malattia: l'esasperata frammentazione politica e la
costante demonizzazione dell'avversario. All'onorevole Casini, che ha
detto cose condivisibili da questo punto di vista, voglio dire che è
vero: abbiamo fatto politicamente ciò che, attraverso le riforme
istituzionali e la legge elettorale, non siete riusciti a fare.
Se oggi questo Parlamento vede sei gruppi, come nel resto d'Europa, e
non più i quattordici dell'ultima legislatura, e non più i trentanove
partiti ai quali ha fatto riferimento ieri l'onorevole Fassino, se
sono finite le coalizioni assembleari messe insieme solo dalla
contrapposizione nei confronti dell'avversario, ciò - lo hanno
riconosciuto tutti - è perché il Partito Democratico ha avuto per
primo il coraggio di compiere scelte difficili e innovative.
Lei, signor Presidente del Consiglio dei ministri, inizia oggi il suo
quarto mandato e il suo settimo anno da Presidente del Consiglio dei
ministri. È evidente ed oggettivo che lei porti una parte importante
di responsabilità per ciò che è avvenuto o non è avvenuto in questo
Paese. Da quindici anni, i Governi in Italia durano al massimo una
legislatura e un clima permanente di scontro ideologico ha impedito
che si potesse generare quella stagione lunga di riformismo e di
modernizzazione di cui l'Italia ha bisogno e che altri Paesi hanno
conosciuto.
Questo Governo ha una maggioranza parlamentare forte, come è già
successo tra il 2001 e il 2006. Tuttavia, ciò non impedì che in quel
tempo vi fossero ventiquattro ministri sostituiti, un centinaio di
volte in cui il Governo «andò sotto» nelle aule parlamentari e una
crisi di Governo a metà mandato. Infatti, conta la forza
parlamentare, ma conta di più la forza politica, l'esistenza di un
disegno alto e forte di Governo e di cambiamento del Paese. Non ho
trovato questo disegno nel suo, pur positivo, discorso di ieri.
Il dato elettorale è chiaro ed ho voluto dargliene atto con un gesto -
il riconoscimento della vittoria dell'avversario - che non è usuale
nella vita politica italiana. Tuttavia, alla responsabilità degli
sconfitti si deve accompagnare l'equilibrio dei vincitori. Non
pensate di avere «il Paese in mano», come qualcuno ha detto. Cito un
solo dato, non oppugnabile: avete avuto 17 milioni di voti, pari al
46,8 per cento, ma non hanno votato per voi (hanno votato per altro)
19 milioni e mezzo di italiani, pari al 53,2 per cento. Credo nasca
dalla consapevolezza di questo elementare dato, la decisione da parte
sua di usare, come ha fatto ieri, toni assolutamente diversi dal
passato.
Chi vuole male all'Italia può lamentarsene, mosso dalla voglia di
proseguire in un clima di scontro frontale che ha fatto male al
nostro Paese per molti anni. Tuttavia, una cosa dev'essere chiara,
signor Presidente del Consiglio dei ministri: le parole dette e
quelle non dette contano, ma per essere sinceri rischia di essere
troppo facile, quando si è all'opposizione o in campagna elettorale,
usare toni esasperati e poi, quando si è al Governo, sollecitare il
dialogo e il confronto. Tuttavia, prendo per buone le sue parole,
pronunciate davanti agli italiani, e le ribadisco che mai si potrà
aspettare da noi un'opposizione come quella che, nella scorsa
legislatura, sventolava striscioni e brindava nelle aule parlamentari
(Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei
Valori).
Conoscerà un'opposizione seria, forte e responsabile: l'opposizione
di una forza democratica alternativa; un'opposizione che avanzerà
proposte, fisserà una propria agenda di priorità, convergerà quando
sarà d'accordo e si opporrà quando non lo sarà; un'opposizione
democratica che avrà nel Governo ombra una struttura fondamentale di
iniziativa e di proposta; l'opposizione democratica di un Paese
unito; quell'unità che il Presidente della Repubblica Napolitano ha
più volte indicato come necessità della vita nazionale (Applausi dei
deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
L'opposizione è costituita in questo Parlamento da diverse forze con
le quale ci proponiamo un cammino di dialogo e di convergenza. Voglio
dire a noi tutti che dobbiamo abituarci anche ad ascoltare parole e
opinioni che non condividiamo, ma ad ascoltarle con il rispetto che
si deve a ciascuno in un'aula parlamentare - lo dico a proposito
dell'intervento dell'onorevole Di Pietro (Applausi dei deputati dei
gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori ). Ma ci sono anche
forze di opposizione presenti nel Paese ma non in Parlamento, la cui
voce è interesse comune: non smettano di dialogare e di pesare nella
vita istituzionale e politica.
L'Italia deve voltare pagina e ciascuno di noi in ragione del proprio
ruolo deve dare il proprio contributo. Voglio raccogliere il suo
invito, signor Presidente, e ribadire qui il nostro intento da subito
di approvare misure che diano velocità e trasparenza alla macchina
decisionale dello Stato: la riduzione del numero dei parlamentari,
l'idea di una Camera legislativa e una delle regioni, una forte
riduzione dei costi della politica e più ampie e necessarie garanzie
di autonomia e libertà di informazione, a partire della necessaria
indipendenza del servizio pubblico televisivo. È qui che vedremo
subito se il dialogo sarà vero e genererà decisioni condivise. C'è il
pacchetto di proposte già esaminate dalla Commissione presieduta
nella scorsa legislatura dall'onorevole Luciano Violante dal quale
siamo pronti a ripartire. Allo stesso modo la invitiamo a portare
subito in Parlamento la ratifica del Trattato di Lisbona, che
costituisce un atto fondamentale per ogni Stato europeo che abbia a
cuore il destino sociale e istituzionale dell'Unione.
Ma la vera sfida tra noi sarà sui grandi temi sociali. Questo Paese
ha bisogno di un grande cambiamento. Esso è divorato dall'ansia,
dall'insicurezza, dalla paura: sono certo ottimi materiali sui quali
si può - e lo si è fatto - costruire l'edificio di una vittoria
elettorale.
Diceva Roosevelt nel 1929: «L'unica cosa di cui dobbiamo aver paura,
è la paura stessa». Ci vuole poco a dire che si cancelleranno tutte
le tasse, si espelleranno tutti gli immigrati, si garantirà la
sicurezza di tutti, così come è facile - certi ideologismi di destra
e di sinistra lo fanno sistematicamente - affermare che sia giusta
ogni innovazione, purché sia lontana da sé.
L'ideologia del guscio, l'illusione che il mio luogo sia al riparo e
possa astrarsi dal luogo di tutti, l'illusione che la mia vita sia
separabile da quella degli altri, l'idea in sostanza di una società
socialmente egoista con il fiato corto, convinta che la soluzione di
ogni problema sia la sua semplice rimozione alla vista: il tema della
sicurezza parla di questo, signor Presidente.
Gli immigrati che lavorano costituiscono il 6 per cento (qualcuno
sostiene di più) del prodotto interno lordo del nostro Paese.
L'economia e la società italiana hanno bisogno di loro; sono persone
che fuggono dalla miseria, non diverse dagli italiani che
attraversarono il mondo con la valigia di cartone in mano (Applausi
dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Dobbiamo accogliere chi vuole venire a lavorare e rendere più facile
che ciò accada. Lo ha detto ieri Giuseppe Pisanu: «L'unica strategia
efficace di lotta all'immigrazione clandestina è l'uso intelligente
dell'immigrazione regolare» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito
Democratico e Italia dei Valori).
Dobbiamo essere assolutamente severi contro ogni forma di
criminalità; dobbiamo espellere senza riserve chi mostra pericolosità
sociale; dobbiamo far scontare le pene a chi ha violato la sicurezza
di un cittadino innocente, in primo luogo con severità a chi
distrugge la vita di un bambino o a chi considera il corpo di una
donna come oggetto di propria proprietà (Applausi dei deputati dei
gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e di deputati
dell'Unione di Centro). Ma attenzione alla caccia all'immigrato,
attenzione alle ronde, attenzione alla logica che ai più forti sia
consentito stabilire se ci si possa rifiutare o meno di offrire una
sigaretta o di portare i capelli in un certo modo.
Chi come me è convinto della giustezza del «pacchetto sicurezza»
presentato dal Governo Prodi e dal Ministro Amato nella scorsa
legislatura ed è convinto - e lo ha detto - che il vecchio
centrosinistra abbia compiuto un errore enorme a non approvarlo,
sottovalutando il diritto di ogni cittadino a vivere tranquillo, chi
come me pensa questo sente però bisogno che non si smarriscano mai
quei valori di inclusione, di attenzione a chi vive nel disagio, di
coscienza dei diritti che sono parte della nostra stessa identità di
cittadini europei (Applausi dei deputati dei gruppi Partito
Democratico e Italia dei Valori).
L'Italia vive con ansia e con una crescente insicurezza questo tempo
nuovo e difficile in cui emergono con sempre maggiore evidenza i
segni di nuove difficoltà e di autentiche nuove povertà.
Il salario medio lordo italiano è il ventitreesimo dei Paesi OCSE e
cresce la differenza con le altre nazioni.
Più di ottocentomila persone lavorano in condizioni precarie con meno
di ottomila euro all'anno; sei milioni e mezzo di pensionati
percepiscono 550 euro al mese e tre milioni sono tra gli 800 e i
1.200 euro.
Nel 2006, secondo l'ISTAT, alla fine del suo mandato pieno, gli
individui poveri erano quasi otto milioni e più di una famiglia su
dieci oggi vive al di sotto della soglia di povertà. Quasi la metà
della nostra popolazione in età adulta ha la licenza di scuola media
inferiore.
L'Italia è un grande Paese, ma ha grandissimi problemi. La cultura
dei «no», i vizi ideologici hanno impedito l'innovazione
infrastrutturale e tecnologica e tanti conservatorismi di destra e di
sinistra hanno frenato la costruzione di mercati aperti, di
liberalizzazioni, di nuove competitività, di valorizzazione del
merito e del talento, di nuove frontiere di equità sociale, di nuove
scelte ambientali.
L'Italia deve ripartire e deve farlo in un contesto internazionale
molto difficile, figlio di una globalizzazione non governata e di uno
squilibrio ormai insopportabile, nei singoli Paesi e nel mondo, tra
chi ha e chi non ha e oggi anche tra chi produce e chi consuma e tra
chi rispetta i diritti dei lavoratori e chi non lo fa.
Romano Prodi, come nel 1996, ha avuto, ancora una volta, il merito di
risanare la situazione finanziaria del Paese ed io voglio, ancora una
volta, dargliene atto, in quest'aula, oggi (Applausi dei deputati dei
gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Lo dice la rimozione
della procedura di infrazione europea e lo dicono i dati, confermati
da Bankitalia, di una forte capacità di contrastare l'evasione
fiscale incrementando le entrate; lo dice la riduzione del debito e
quella del deficit, come ricordato ieri da Pier Luigi Bersani.
Al suo Governo - e concludo - spetta ora l'onere di dimostrare ciò
che ha sostenuto in campagna elettorale: che è possibile ridurre -
come noi auspichiamo e sosterremo - la pressione fiscale e garantire
misure - come noi auspichiamo e sosterremo - per aiutare gli
stipendi, i salari e le pensioni più basse che sono la vera urgenza
di questo Paese.
C'è solo un modo per liberare risorse: continuare la lotta
all'evasione, ridurre la spesa pubblica, semplificare questo Paese
lento e con ancora elevati gradi di corruzione della vita pubblica e
di influenza dei poteri criminali (Applausi dei deputati dei gruppi
Partito Democratico e Italia dei Valori). È il riformismo moderno,
almeno come noi lo intendiamo: non possiamo e non dobbiamo chiedere a
lei di assolvere questo compito.
Voteremo contro il suo Governo, ma convergeremo su ogni scelta che
vada nella direzione giusta: quella di un'Italia più equa, più
moderna e più sicura.
L'opposizione la si fa pensando agli interessi profondi del Paese,
pensando al futuro dei nostri ragazzi, alla fatica ed al talento di
chi lavora ed intraprende, ai timori dei nostri anziani. La si fa
mossi non dalla volontà di mostrare i muscoli, ma di mostrare
l'intelligenza ed il senso di responsabilità.
L'Italia giudicherà, nei prossimi mesi, chi avrà assolto al compito
che qui ha preso. Noi, per parte nostra, lo faremo da forza
alternativa, con coraggio, apertura e convinzione (Vivi applausi dei
deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Misto-
Minoranze linguistiche e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà
e Unione di Centro - Congratulazioni).
 
Fonte camera.it
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