15 Settembre, 2002
Un archivio per conservare l’ingegno del prof. Gazza
L’idea di raccogliere tutte le opere dell’illustre studioso morto il 2 agosto di due anni fa - Il ricordo di Giulio Zignani, Gian Carlo Corada e Mauro Oppezzo
Era nato a Soresina il 12 novembre
1918, e dopo la maturità classica
presso il Liceo-Ginnasio "D. Manin"
di Cremona, si iscrisse nel 1937 alla
Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università
Cattolica del S. Cuore di
Milano, dove conseguì nel 1943 la
laurea in lettere classiche. Catturato
dai tedeschi, venne condotto prigioniero
in Germania fino al 1945. Nel
1948, conseguì una seconda Laurea,
in Filosofia, presso la Statale di Milano
e nel 1955 discusse una tesi di
perfezionamento in antichità classiche
e papirologia all'Università Cattolica.
Nel 1946, vinse il concorso
per la cattedra di lettere latine e greche
nei Licei classici e iniziò la sua
carriera di insegnante a Trento, al locale
Liceo-Ginnasio "Prati". Nel settembre
del 1950, ottenne il trasferimento
al Liceo "Manin" di Cremona,
dove, fino al 1965, fu insegnante
e poi preside.
Nel 1965 divenne preside del Liceo
"Pietro Verri", poi dell'Istituto
Magistrale "Vegio" di Lodi, dove
concluse la sua carriera alle dipendenze
dello Stato nel 1978. Molteplici
poi i suoi impegni nel volontariato
(presidente provinciale dell'Avis),
in politica (sindaco di Soresina
e consigliere provinciale) oltre alle
diverse pubblicazioni, specie in cam-
po letterario.
Il professor Gazza fu per tutti uomo
di scienza, di cultura ed educatore
esemplare. Già in pensione, insegnò
ancora per sette anni il greco al
Liceo "Cardinal Ferrari" di Milano e
per quattordici anni presiedette la
Scuola Magistrale "Sacra Famiglia"
di Soncino.Tra i suoi scritti, non poteva
manncare un grazioso libretto
sul suo Sirino, ove si formò, sotto la
guida spirituale di don Angelo Grassi
e, poi, di don Luigi Pollastri. Come
abbiamo visto, si dedicò anche
all'impegno politico e nell'amministrazione
della sua comunità. Fu
consigliere comunale di Soresina nel
1951, 1956, 1970, 1979; consigliere
provinciale dal 1960 al 1979; Sindaco
di Soresina dal 1979 al 1982. Dal
1970 al 1975 tenne la presidenza del
Comitato Provinciale dell'Onmi; dal
1976 al 1980 della Commissione
Provinciale per la Cultura; dal 1975
al 1979 dell'Opera Pia "Casa Robbiani
per la Maternità" di Soresina;
dal 1975 al 1979 del Comprensorio
Intercomunale "Adda, Oglio, Gerundo";
fu componente del Comitato di
Gestione dell'U.S.S.L. di Cremona
dal 1981 al 1987. Una vita veramente
intensa e ricca di tanta umanità,
religiosità e cultura.
Giulio Zignani da La Cronaca di Lunedì 4 agosto 2008
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Il ricordo di Gian Carlo Corada
Ho conosciuto il prof. Vittorino Gazza tanti anni fa, per la precisione nell'estate del 1970. Ero studente all'ultimo anno del Liceo Classico di Crema e mi presentavo all'esame di maturità. Il prof. Gazza era Presidente della Commissione d'Esame. A distanza anche di trent'anni, mi diceva spesso che se lo ricordava benissimo, il mio esame, come se fosse appena avvenuto. Due le cose che lo avevano colpito. Anzitutto, che avessi tradotto il titolo della versione dal greco, "polis", non con "città", come comunemente usava, ma con "città-stato", ad indicare l'autonomia politica e la complessità statuale delle città dell'antica Grecia. E poi che avessi effettuato nel corso dell'anno, senza alcuna necessità ai fini valutativi, una serie di ricerche storiche, che lui era andato a leggersi. In particolare l'aveva interessato una ricerca sulle origini del fascismo, in merito alla quale, in sede di esame, abbiamo intavolato (lui, l'altro esaminatore, don Bignamini, ed io) una discussione, anche con notevoli divergenze di opinioni e di interpretazioni. Divergenze che non incisero affatto nella valutazione dell'esame!
Riferisco l'episodio per il ricordo affettuoso che ho di questa persona e poi, soprattutto, perché mi sembra significativo degli interessi, della grande curiosità delle cose del mondo che il prof. Gazza possedeva. In una parola, della sua personalità. Si potrebbe riferire a lui il verso del grande poeta Terenzio: "Nihil umani a me alienum puto"!
Certo, vi era nell'insieme dei suoi interessi un ben preciso ordine di priorità.
Prima di tutto il mondo classico e l'ispirazione umanistica,. I "classici" per lui erano tutt'altro che "letteratura morta"! Erano sempreverdi fonti di ispirazione per l'oggi e di azione per il futuro. Portatori di valori perenni, spesso traditi nel corso della storia, ma sempre di straordinaria attualità. Gli ideali classici li trovava sostanzialmente compatibili con la tradizione cristiana, anche se da questa superati.
Nei classici e nell'ispirazione cristiana ritrovava anche le motivazioni del suo impegno politico e civico.
L'esperienza tragica della guerra e della prigionia in Germania l'aveva profondamente segnato. Ho partecipato con lui, negli anni '80, ad un viaggio in Austria e Germania, ed ancora ho il ricordo dei suoi racconti, narrati con semplicità e con quella voce profonda che tanto colpiva i suoi interlocutori.
L'antifascismo, vero ed intenso, era da lui vissuto come rifiuto di ogni oppressione, di ogni totalitarismo, di ogni limitazione delle libertà individuali e collettive. L'impegno civico e politico ne era la conseguenza. Senza estremismi, con moderazione in ogni atto ma con ferma adesione ad un preciso sistema di valori e di idee.
Convivevano, in lui, due convincimenti profondi, che solo all’apparenza potevano sembrare in contraddizione. Da un lato il grande “amor di Patria” che lo animava, intendendo con quel termine impegnativo e, alle volte, desueto, la “casa comune”, fondata sulla comunanza di storia, patrimonio, tradizioni, valori, elaborazioni, vite.
Dall’altro il sincero e partecipato anelito di Pace, vissuto attraverso una profonda convinzione morale e religiosa, che lo aveva visto molto vicino all’esperienza del cattolicesimo democratico ed alle elaborazioni culturali e religiose del periodo giovanneo e conciliare.
Sono stato con lui per anni in Consiglio Provinciale , mi ha onorato della sua simpatia e della sua amicizia. Con la sua scomparsa, abbiamo perso un "maestro" nel senso profondo ed antico del termine: maestro di vita e di pensiero, esempio per gli altri e per le giovani generazioni.
Gian Carlo Corada
30 aprile 2007
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ADDIO, PROFESSOR GAZZA ( di Mauro Oppezzo)
Mercoledì 2 agosto 2006, dopo una lunga malattia che l’ha costretto, per la necessità di assidue e continue cure mediche, alla degenza presso la Fondazione Brunenghi di Castelleone, il prof. Vittorino Gazza ha reso la sua anima al Signore, a quel Signore, la Cui parola è stata, per tutta la sua vita terrena, guida e maestra. La sua Soresina ha perso colui che è stato definito “ il cittadino più illustre e benemerito che possa vantare” (dalle parole del Sindaco Giorgio Armelloni). Nato a Soresina il 12 novembre 1918, Vittorino Gazza, dopo la maturità classica presso il Liceo-Ginnasio “D. Manin” di Cremona, si iscrisse nel 1937 alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano, dove conseguì nel 1943 – nel pieno del secondo conflitto mondiale - la Laurea in lettere classiche. Nel corso dello stesso anno, l’8 settembre venne catturato dai Tedeschi mentre era alla difesa del Distretto Militare di Cremona e condotto prigioniero in Germania, donde fece ritorno alla fine del 1945. Nel 1948, conseguì una seconda Laurea, in Filosofia, presso la Statale di Milano e nel 1955 discusse una tesi di perfezionamento in antichità classiche e papirologia all’Università Cattolica. Nel 1946, vinse il concorso per la cattedra di lettere latine e greche nei Licei classici e iniziò la sua carriera di insegnante a Trento, al locale Liceo-Ginnasio “Prati”. Nel settembre del 1950, ottenne il trasferimento al Liceo “Manin” di Cremona, dove, fino al 1965, fu insegnante , educatore e maestro di vita per generazioni di studenti arricchiti dalla sua parola suadente, dalla vasta e profonda cultura, dall’elevata e rigorosa professionalità. Egli, di tutti questi, che amava definire “i suoi scolari”, rammentava, uno per uno, i nomi, l’anno della maturità e perfino il banco che occupavano nell’aula, a riprova del coinvolgimento umano ed emotivo nella professione. Il 1965 lo vide preside del Liceo “Pietro Verri” di Lodi. Dopo tre anni assai travagliati al “Manin” -era l’epoca della contestazione studentesca-, tornò a Lodi alla presidenza dell’Istituto Magistrale “Vegio”, dove concluse la sua carriera alle dipendenze dello Stato nel 1978. Non si concluse, però, il suo servizio nella scuola: insegnò ancora per sette anni il greco al Liceo “Cardinal Ferrari” di Milano e per quattordici anni presiedette la Scuola Magistrale “Sacra Famiglia” di Soncino. Il professor Gazza fu, dunque, uomo di scienza, di cultura ed impareggiabile educatore, ma il suo impegno sociale non si fermò qui. La sua formazione, negli anni fertili dell’adolescenza e della prima giovinezza, fu influenzata, da un lato, in negativo dall’ideologia fascista –siamo nel ventennio- rigettata perché estranea al suo modo di pensare; dall’altro, dal sincero pensiero democratico che assorbì nella sua casa e nel “suo Sirino”. Qui si formò, sotto la guida spirituale di don Angelo Grassi e, poi, di don Luigi Pollastri, un cenacolo di giovani menti pronte a far rinascere un’Italia migliore.
Al ritorno dalla prigionia, il suo spirito sinceramente democratico poté esprimersi con libertà ed ebbe inizio un lungo ed appassionato periodo di coinvolgimento nella politica e nell’amministrazione della sua comunità. Fu consigliere comunale di Soresina nel 1951, 1956, 1970, 1979; consigliere provinciale dal 1960 al 1979; Sindaco di Soresina dal 1979 al 1982. Dal 1970 al 1975 tenne la presidenza del Comitato Provinciale dell’O.M.N.I.; dal 1976 al 1980 della Commissione Provinciale per la Cultura; dal 1975 al 1979 dell’Opera Pia “Casa Robbiani per la Maternità” di Soresina; dal 1975 al 1979 del Comprensorio Intercomunale “Adda, Oglio, Gerundo”; fu componente del Comitato di Gestione dell’U.S.S.L. di Cremona dal 1981 al 1987. Non ho volutamente omesso alcuna tappa di una carriera multiforme, sempre improntata ai suoi ideali di fede, democrazia e giustizia sociale e vissuta alla luce di un’integrità morale e di una specchiata onestà, che in ogni circostanza e in ogni dove ne hanno connotato l’operato. Nel corso di questo lungo impegno pubblico, egli militò nelle file della Democrazia Cristiana, rivestendo posizioni di collaborazione e confronto con le altre forze politiche: fu uomo di unione e dialogo, non fomentando mai divisioni e discordie, sempre attento al bene e all’interesse dei cittadini. Facciamo ora un passo indietro, per ricordare un episodio della prigionia di Vittorino Gazza, che gli lasciò un segno indelebile. Fu allora che, per la prima volta nella sua vita, si trovò a donare parte di se stesso, offrendo il proprio sangue ad un ammalato. Tornato dalla Germania, fondò, insieme con altri concittadini, la sezione A.V.I.S. di Soresina, che presiedette poi dal 1964 al 1999. Dal 1978 al 1996, ricoprì anche la carica di Presidente provinciale. Il suo ingresso nella grande famiglia avisina – così egli intendeva l’Associazione - è un’ulteriore conferma dell’altezza dei suoi “ideali di solidarietà, di amicizia, di attenzione ai più deboli”, come ebbe a dire il Presidente della Provincia Giuseppe Torchio nel suo discorso pronunciato nel corso delle esequie. Nella famiglia avisina, egli profuse tesori di solidarietà, di disponibilità, di tempo e, anche, di fatica, soprattutto quando l’accumularsi degli anni e gli inevitabili acciacchi non gli permettevano più di concedersi senza risparmio. Ma i suoi amici non l’hanno mai dimenticato. Ognuno di essi si faceva un punto d’onore di accompagnarlo in macchina là, dove tutti lo invitavano per una riunione, per una festa, per un discorso. E, quando la sua salute cominciò a decadere, al suo capezzale alla Brunenghi continuò incessante il via vai dei suoi amici avisini. Giovani e meno giovani lo hanno confortato con la loro presenza e con il loro sincero affetto fino al momento doloroso della sua scomparsa. Egli volle ricordare tutti questi amici nel suo necrologio, nel quale, sotto la luce di una significativa frase di Seneca –“omnis vita servitium est”-,affidò il suo ricordo a “chiunque abbia attinto alla sua amicizia, in particolare ai Donatori di Sangue, tanti e carissimi”. Le decine e decine di labari rossi che l’hanno accompagnato per “un addio lungo un giorno”( La Provincia del 5/8/2006) sono testimoni di questo scambio affettuoso di reciproca solidarietà. Tutto questo è l’A.V.I.S.!
Dott. Mauro Oppezzo
 
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