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15 Settembre, 2002
Come trasformare le IPAB: in ASP (azienda servizi alla persona) o in Fondazione. di G.C. Storti
Entro il 30 settembre p.v. le Ipab ed i Comuni della Lombardia dovranno decidere le modalità della loro trasformazione a seguito della legge regionale di recente approvata dalla maggioranza di centro destra con il voto negativo del

TRASFORMAZIONE IPAB

Come trasformare le IPAB: in ASP (azienda servizi alla persona) o in Fondazione.
Alcune riflessioni.

Entro il 30 settembre p.v. le Ipab ed i Comuni della Lombardia dovranno decidere le modalità della loro trasformazione a seguito della legge regionale di recente approvata dalla maggioranza di centro destra con il voto negativo del centro sinistra.

E’ utile ricordare che la legge regionale, richiesta dalla riforma dell’assistenza, voluta dal precedente governo di centro sinistra ( legge Turco 328) , avrebbe avuto lo scopo di trasformare le IPAB ed il loro rapporto con i Comuni nell’ottica di costruire un sistema integrato dei servizi sociali e sanitari.

La proposta di legge iniziale della Giunta Regionale è stata fortemente cambiata; la maggioranza è anche andata in crisi ed in particolare su un punto delicatissimo: il ruolo dei Comuni nella gestione delle ex IPAB. In effetti il disegno originario della Giunta Regionale era chiaro: integrare le IPAB nel sistema regionale delle politiche assistenziali espropriando i Comuni non solo delle politiche ma anche dei patrimonio.
La Giunta , per la trasformazione da IPAB in ASP prevedeva in effetti non solo nomina della maggioranza del CdA, ma anche del Presidente, del Direttore Generale e un forte ruolo dell’ASL di controllo sulle scelte sociali dell’Azienda.
In sostanza la Regione delineava una azienda non in rete con altre aziende e controllate dall’Assessorato Regionale. Un forte processo di centralizzazione quindi tipico di questa maggioranza politica.
Il ruolo dei comuni completamente annullato.
Le battaglie degli stessi Comuni, dell’Anci, della Lega delle Autonomie Locali hanno ottenuto forti cambiamenti:
-la maggioranza del CdA è ancora territoriale;
-il Presidente è espressione del solo consiglio;
-il direttore è nominato dal CdA;
-il ruolo di controllo è attenuato ecc.

Se questa legge la confrontiamo con quella di altre regioni notiamo però che le distanze sono abissali.
Altre regioni nella trasformazione da IPAB ad ASP esaltano il ruolo del Comune e lo mettono al centro del processo di riorganizzazione. La Regione è sullo sfondo e incentiva il coordinamento di politiche di integrazione socio-sanitaria.
Il punto quindi è questo: in Lombardia si è in presenza di una scelta precisa che è quella da un lato di smantellare l’integrazione socio sanitaria e dall’altra di mortificare il ruolo dei Comuni.

La trasformazione quindi delle IPAB in ASP , come da legge regionale lombarda, rischia di essere “ una trappola” che di fatto consegna strutture e patrimoni alle scelte politiche della Giunta Regionale con un declassamento del ruolo di coordinamento dei Comuni che faticosamente stanno lavorando per i piani di zona.

Ovvero solo formalmente le ASP rimangono nell’area pubblica, di fatto il regime è privatizzato con l’aggravante che scelte e prospettive sono tolte ai Comuni ed affidate alle politiche della Giunta Regionale. Queste ASP rischiano quindi di essere e di divenire aziende strumentali in mano alla Regione Lombardia.
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Che fare quindi?

Alcune Ipab ed alcuni Comuni si stanno orientando a trasformare le stesse IPAB in Fondazioni anziché in ASP.
Vediamo il perché.

La Fondazione infatti:
1^ nella sua struttura ( l’intero C.d.A. sarà nominato dal Comune con le modalità definite nelle tavole fondative) ed il suo patrimonio rimane a livello territoriale; quindi si esalta il ruolo dell’ente locale e la sua possibilità di integrare questa struttura con il sistema socio-sanitario;
2^potrà partecipare ad iniziative ed a aziende di piu’ ampio respiro territoriale ( ad esempio ad SPA di servizi) e quindi entrare in relazione con il nuovo che avanza, con le necessità di meglio raccordare le politiche della domanda con quelle dell’offerta dei servizi;
3^avrà alleggerita la sua struttura decisionale e non subirà pesanti controlli “ politici” da parte di ente lontano come la regione, ma dovrà esclusivamente rispondere al Comune;
4^potrà ad esempio aprirsi, a pieno titolo, alle strutture di volontariato sempre piu’ fondamentali in una struttura a rete;
5^ sarà una struttura leggere sul piano burocratico che risponde ad un solo committente, il Comune, che appunto la utilizzerà per metterla in rete sui servizi.

Altri elementi positivi si possono facilmente individuare nella lettura della legge regionale .
Del resto,purtroppo, la legge finanziaria del governo Berlusconi, pone, alle ASP, limiti forti di spesa che porteranno ad una prevedibile contrazione dei servizi. Non siamo di fronte ad una indicazione di privatizzazione , ma ad una riflessione che vuole impedire a questa regione di stravolgere il welfare locale estromettendo i Comuni.
Se fossimo di fronte ad esempio alla legge della Regione Toscana, sarebbe sicuramente vantaggioso, per il sistema IPAB trasformarsi in ASP.

Ora la scelta fra Fondazione ed ASP va vista in rapporto agli obiettivi generali che si intendono perseguire sul terreno dell’assistenza e della integrazione dei servizi mettendo al centro del sistema la persona e non il modello organizzativo.

Se danni sono stati fatti in questi anni dai modelli organizzativi sono proprio riferititi al fatto che la persona, come depositario di diritti, non è mai stato al centro dei processi di riorganizzazione.

E veniamo ai problemi del personale.

Essi non possono essere né l’ultimo né il primo dei problemi.

Problemi particolari non esistono in quanto, la stessa legge regionale -su forte pressione del sindacato Cgil-Cisl-Uil e dell’opposizione di centro sinistra - mantiene lo stato giuridico in atto anche per le fondazioni allo stesso identico modo che per le ASP.
Alcune IPAB , nella provincia di Cremona, si sono già privatizzate cambiando la struttura contrattuale; in sostanza si è abbandonato il contratto del comparto pubblico per applicare un contratto di tipo privato. Una operazione questa che non abbiamo condiviso in quanto vi è stata una diminuzione della tutela dei lavoratori interessati.

Purtroppo il dibattito sulla trasformazione delle IPAB rischia di essere ideologico. Non corrisponde al vero, secondo me, l’affermazione che spesso si sente che la Fondazione ,intesa come privatizzazione, abbasserebbe i servizi agli utenti ed i diritti dei lavoratori, mentre la ASP, rimanendo nell’area pubblica aumenterebbe i servizi ed i diritti dei lavoratori.
Così non si va da nessuna parte e si creano situazioni artificiose di tensione che non aiutano a scegliere.
Sul piatto vanno messi sia gli interessi degli utenti, dei cittadini, dei lavoratori e delle comunità locali.
Questa legge di trasformazione delle IPAB, varata dalla Giunta Regionale, contiene scelte negative che , a breve, produrranno una verticale diminuzione dei servizi e delle coperture sociali.

Come si fa a non vedere che le politiche sociali di questa regione vanno nel senso di depotenziare il sistema socio-sanitario.

Confidiamo che il dibattito rimanga al merito delle questioni . L’obiettivo, credo di tutti, è quello di fornire ai cittadini il sistema di servizi meglio integrato a livello locale.

Auspichiamo quindi che i Comuni e le stesse IPAB possano ragionevolmente decidere in un clima di sereno confronto con le parti sociali interessate.

Gian Carlo Storti
Responsabile Welfare DS Cremona

28 maggio 2003

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