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15 Settembre, 2002
Cremona, 25 aprile 2009 - Intervento del Sindaco Gian Carlo Corada
Il 25 aprile di ogni anno ci ritroviamo in piazza, dopo aver attraversato la città in corteo. Ricordiamo così il 25 aprile 1945, quando l'Italia si liberò finalmente dall'esercito nazista occupante e dal regime fascista che era stato per anni suo

Autorità, cittadini, carissimi partigiani,

Il 25 aprile di ogni anno ci ritroviamo qui in piazza, dopo aver attraversato la città in corteo. Ricordiamo così la giornata del 25 aprile 1945, nella quale l'Italia si liberò finalmente dall'esercito nazista occupante e dal regime fascista che era stato per anni suo alleato.

Ogni volta é un momento di grande testimonianza e di altrettanta emozione, che si unisce anche al piacere di incontrarsi, alla voglia di abbracciarsi, di rinnovare il senso di un’amicizia tra tanti di noi – anche provenienti delle più diverse sensibilità culturali e politiche – che provano sincera riconoscenza per quei giovani che tanti anni fa – per bisogno di giustizia e per voglia di libertà – seppero avere il coraggio di scendere in lotta contro il nazi fascismo, combattendo fianco a fianco, rischiando la vita di notte e di giorno, con un solo grande obiettivo: ridare al Paese, assieme alla libertà, l’orgoglio e la dignità perduta.

Perché è una vergogna per l'Italia – non dobbiamo mai dimenticarlo – il lungo periodo della dittatura fascista, regime che ci ha condotto ad una alleanza con un'altra dittatura, quella nazista, che ha programmato lo sterminio di un intero popolo, che ha ucciso sei milioni di ebrei, un milione di bambini, centinaia di migliaia di omosessuali, di zingari, di antifascisti, rivelando di quanta e di quale ferocia gli uomini possano essere capaci.

L’olocausto è stato l’evento più sconvolgente del XX° secolo ed il fenomeno meno comprensibile dell’intera storia della Germania.

La follia dell’olocausto emerge dalle considerazioni di un ebreo sopravvissuto che riferisce quanto pensava acquattato in un nascondiglio ad Ansirow, mentre intorno a lui imperversava il massacro: “Più volte mi passò per la mente che tutto era incredibile, gente che braccava sconosciuti che non avevano fatto loro nulla di male”. Il mondo era impazzito.

I nostri Enti Locali ed il nostro Comitato per la democrazia, accompagnano ogni anno centinaia di ragazzi delle nostre scuole, a visitare i campi di concentramento. Un progetto che è sempre cresciuto negli anni affinché un numero sempre maggiore di ragazzi possa vedere, riflettere, pensare che tutto è successo e che potrebbe ancora succedere, se non ci impegniamo ogni giorno a tener vivo il ricordo.

Anche quest'anno più di trecento sono stati i ragazzi che – proprio questa settimana – hanno potuto visitare i luoghi dello sterminio. Li ho accompagnati, per una significativa giornata trascorsa insieme, ed ho visto come possa essere importante ed utile dare radici al nostro futuro.

IL premio Nobel per la pace Weisel scrisse: “I pochi di noi che sopravvissero, sopravvissero per puro caso. E tuttavia, proprio perché sopravvissuti, ritenemmo che ogni momento delle nostre vite dovesse essere utilizzato per una sorta di missione impossibile, una vocazione, una responsabilità, un obbligo. Dovevamo far qualcosa dei nostri ricordi, di tutto quello che sapevamo, dovevamo far qualcosa non tanto per amore dei nostri morti, quanto per amore dei bambini che ancora dovevano nascere, ebrei e cristiani, musulmani e buddisti. Quando rievoco il passato – aggiunge ancora Weisel - cercando di capire gli eventi che condussero a quel genocidio, ricordo insensibilità ed indifferenza. Noi ebrei morimmo perché il mondo fu indifferente.”

E’ un compito che ci siamo assunti anche noi, tutti noi, ciascuno con la propria responsabilità. Non essere più indifferenti! Lo dichiariamo anche qui oggi, in questa bellissima piazza, celebrando ancora una volta il 25 aprile, giorno della Liberazione.

La memoria non è tutto, ma è la base di tutto.

Per questo c’è un’altra giornata importante, da qualche anno, nel nostro Paese: il 27 gennaio, la giornata della Memoria. Per ricordare il giorno in cui furono abbattuti i cancelli di Auschwitz. Nella speranza che un antisemitismo ancora strisciante in Europa non debba ritornare come fantasma di un passato che non pensavamo più possibile.

La mia generazione non ha conosciuto la tragedia della Seconda guerra mondiale. Si è formata però nel periodo della guerra nel Vietnam, dei colonnelli in Grecia e dei generali in Argentina con migliaia di desaparecidos, di piazza Venceslao con Jan Palach nella Praga occupata dalle truppe del Patto di Varsavia, delle guerre un Medio-Oriente e dei conflitti endemici in tante zone del mondo.

Lì abbiamo maturato le nostre convinzioni di oggi. Le abbiamo avvolte nel sogno della giustizia, le abbiamo nutrite con le lezioni della Storia.

I Resistenti di tutti i tempi hanno sognato che si può vivere in piedi, hanno sognato che il destino dell’uomo non può essere sempre un castigo, hanno sognato che la felicità di tutti è possibile ed hanno osato far diventare realtà i sogni. I nostri padri antifascisti sono cresciuti con il secolo peggiore ed hanno tentato di renderlo migliore.

Robert Kennedy scrisse un giorno: “Dobbiamo avere paura di coloro che trovano la repressione più congeniale della fiducia e la rabbia più popolare della compassione. Lasciate che seguano la loro strada, non è la nostra”.

Non è nemmeno la nostra, di un popolo, quello italiano, che ha vissuto gli orrori della guerra e nella Costituzione ha l’obiettivo di servire la pace.

Esiste un’alternativa alla guerra come unico strumento di lotta al terrorismo internazionale ed è quello della cooperazione internazionale.

Sono le politiche di sviluppo a favore dei paesi poveri, lo sforzo di sostenere chi non è in grado di farcela da solo e di fornire a chi ne è in grado gli strumenti per migliorare.

Anche in questo 2009 10 milioni di bambini moriranno per patologie infantili assolutamente evitabili.

Un miliardo di persone si corica ogni sera affamato e un individuo su quattro non dispone di un bicchiere di acqua pulita.

In molti paesi d'occidente si vincono elezioni promettendo sgravi fiscali ai più abbienti mentre metà della popolazione mondiale vive con meno di due dollari al giorno e un miliardo con un dollaro al giorno.

La crisi economico-sociale che sta coinvolgendo tutti i paesi del mondo indica quanto ci sia bisogno di riscoprire una dimensione della nostra esistenza che sia più vicina ai valori di uguaglianza e di giustizia che sono stati caratterizzanti della lotta di liberazione.

Un’economia di carta è crollata, travolgendo milioni di risparmiatori, ingannati da operatori economici senza scrupoli che hanno costruito le proprie fortune economiche sulla buona fede della gente normale.

E ‘ indispensabile ricostruire le nostre comunità, all’interno delle quali ci debbono essere spazi ed opportunità per tutti, italiani o stranieri che siano, nel rispetto di norme e regole democratiche e condivise, in un progetto di cittadinanza che è la condizione sulla quale progettare il nostro futuro.

Barack Obama, sta dimostrando al mondo che è possibile ricercare il dialogo, che ci si può ostinare a continuare a discutere di idee.

Con l’ostinatezza di credere che la politica debba tutelare l’interesse della collettività rispetto a quella del singolo .

Noi ci rifiutiamo di diventare una piccola patria che pretende di chiudere fuori il disordine del mondo, che vuole riparare con muri improponibili il proprio lindo giardino di casa dal frastuono inquietante della strada.

La politica ha un contratto a termine, ognuno di noi deve avere l’obiettivo con il suo lavoro di rendere migliore la vita dei cittadini. Ma questo impegno è anche ricco di ricordi e di emozioni.

Ed é capace di regalarti sensazioni forti, come quella che ho provato questa settimana vissuta, per due giorni, insieme ai trecento ragazzi con i quali abbiamo visitato i luoghi dell'olocausto.

E' davvero gratificante vedere come quei valori di libertà e di giustizia possano rivivere nei nostri giovani.

E molto significativa é, per fare un altro esempio, del tutto diverso, l'esperienza messa in campo da altri giovani cremonesi, in questi giorni.

I quali, dandosi il nome di “Cremona Antifascista”, hanno lanciato dal basso, in maniera poco convenzionale ma piena di entusiasmo e di voglia di costruire, un appello alla città affinché riscopra e difenda i valori fondamentali dell’antifascismo.

E' un appello che assumo in questa occasione, da questo palco. E che positivamente ha saputo raccogliere l'adesione di tante sigle, di tante organizzazioni, associazioni, partiti.

Un appello preoccupato per come forze politiche xenofobe e razziste stiano cercando di ritrovare forza, visibilità, consenso e che ritiene sia giunto il momento di fermare quei movimenti che si presentano inneggiando al nazi-fascismo.

Con questo documento si lancia l'allarme nei confronti di alcune di queste formazioni che tentano di insediarsi anche a Cremona, rischiando di rendere la città insicura, avendo essi come fondamenta violenza e prevaricazione.

Noi rispondiamo positivamente a questo richiamo e, come amministratori pubblici, ci impegniamo a porre la massima attenzione nei confronti di queste realtà, in uno sforzo volto a difendere e rafforzare la sicurezza di Cremona, senza mai dimenticare le sue radici democratiche ed antifasciste.

Così come richiamiamo tutti coloro che ne hanno competenza e responsabilità, a tenere alta la guardia ed a porre limiti precisi, nel rispetto dei principi di libertà fissati dalla Costituzione, all'agire di gruppi che dichiaratamente si rifanno all'orribile ideologia nazista e fascista.

***

Carissimi concittadini,

i valori dell’antifascismo e della Resistenza che noi oggi ricordiamo con questa bella manifestazione, non restarono mai chiusi in una semplice logica di rifiuto e di contrasto, sprigionarono al contrario sempre impulsi positivi e propositivi, e poterono perciò tradursi, con la Costituzione, in principi e in diritti condivisibili anche da quanti erano rimasti estranei all’antifascismo e alla Resistenza. Anche per questo il 25 aprile non è festa di una parte sola.

Noi ne siamo fortemente consapevoli. Lo siamo come cittadini, lo siamo come amministratori di Enti Locali, oggi giunti al termine del proprio mandato, da sempre schierati dalla parte della libertà e della democrazia.

Per questo sapremo continuare a fare la nostra parte. Che è quella di tenere aperto il flusso di rapporti, di legami, di radici che lega il nostro passato, le lotte dei nostri padri e dei nostri nonni, al futuro dei nostri territori ed al domani delle nuove generazioni.

Perché davvero non c'é alcun futuro senza la consapevolezza del passato, dei sacrifici e delle lotte attraverso le quali fu conquistata la nostra democrazia.

Noi sapremo sempre mantenere alto il rispetto per tutti coloro che morirono sui campi di battaglia. La morte richiede solo silenzio e pietà.

Ma ciò non potrà mai indurci a confondere le due parti che nella Resistenza si trovarono contrapposte.

Abbiamo ben chiaro nella nostra mente e nei nostri cuori come da una parte ci fosse chi combatteva per la libertà, per la pace, per la democrazia e come, dall'altra, invece e purtroppo, ci fosse chi combatteva al fianco dei nazisti e degli sterminatori, in difesa di regimi illiberali e di inaccettabili quanto drammatiche pratiche di sterminio e di morte.

No, nessuna confusione al riguardo.

Salvaguardare i valori e gli insegnamenti che ci vengono dalla Resistenza è un insegnamento al quale non potremo mai rinunciare.

Noi oggi siamo chiamati anche a fare i conti anche con una serie di altre preoccupanti questioni, che si presentano a noi in forme talvolta inedite.

Questioni culturali, politiche, sociali. Crisi economica, crisi morale e dei valori; sviluppo sostenibile, crisi istituzionale e della rappresentanza; solidarietà internazionale contro la guerra, contro il terrorismo e contro la fame.

E' ponendo questi problemi all'ordine del giorno di una ferma azione di rinnovamento, che si invera nell'oggi il grande insegnamento della Resistenza.

La serietà delle questioni attuali richiede che il Paese sappia ritrovare la forza ed il coraggio dei valori che fecero da sfondo ieri alla Lotta di Liberazione.

La certezza è che a tali esigenze sapremo, tutti insieme, dare una risposta più che positiva!

Tutti abbiamo un ruolo, un compito, una competenza.

Dunque ciascuno di noi si chieda: cosa posso fare io per il mio Paese, per la mia città? E una volta trovata la risposta, ciascuno di noi faccia “la parte del proprio dovere”, come dicevano i nostri anziani.

Perché è dalla comprensione degli insegnamenti che ci vengono da un glorioso passato che possiamo trarre la forza di guardare avanti, di costruire il nostro futuro.

Consapevoli che il progetto di democrazia partecipata e di società libera ed accogliente che vogliamo costruire poggia su solide e sicure radici.

Grazie al contributo, al lavoro, all’impegno di tutti noi, l’Italia potrà superare il difficile momento attuale.

Viva la Repubblica, viva il 25 aprile, viva la libertà.

Gian Carlo Corada, sindaco di Cremona
Cremona, Piazza del Comune
Sabato 25 aprile 2009

 


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