15 Settembre, 2002
Presentato 'Delitto al Pirellone' di Gian Carlo Corada
Prima scrittore di gialli, poi Presidente della Provincia. Così Gian Carlo Corada si é offerto all'attento pubblico in occasione della presentazione - curata dal giornalista Sergio Vicini - che ha avuto luogo alla festa provinciale dell'Unità di C
Presentato 'Delitto al Pirellone' di Gian Carlo Corada
Prima scrittore di gialli, poi Presidente della Provincia. Così Gian Carlo Corada si é offerto all'attento pubblico in occasione della presentazione - curata dal giornalista Sergio Vicini - che ha avuto luogo alla festa provinciale dell'Unità di Cremona.
"E' l'altra faccia della mia attività, quella alla quale riesco a far fronte solo la domenica" ha detto Corada parlando della sua produzione letteraria, che spazia dagli studi storici al romanzo giallo.
In "Delitto al Pirellone" viene assassinato l'Assessore regionale alla Trasparenza. Le indagini sono svolte da un ex funzionario di Polizia in pensione, Vincenzio Russo, ora aiuto bibliotecario ed amante degli arazzi, e da una valente giornalista, Guerrina, figura curiosa ed intrigante. Un giallo a più dimensioni, un percorso all'interno del mondo della politica e di alcuni suoi meandri imprescrutabili ma anche un'attenta lettura psicologica dei diversi personaggi che compaiono in scena; uno spaccato sul mondo dell'occulto milanese con alcune digressioni trasgressive e particolari. Ed altro ancora. Una storia ben costruita, all'interno di un paesaggio plausibile, in una Milano dalle tante sfaccettature, alcune sinceramente imbarazzanti, e dai numerosi vissuti.
Qui pubblichiamo la postfazione di Roberto Formigoni, Presidente della Regione Lombardia.
“Delitto al Pirellone " è un romanzo giallo. E come si sa, i romanzi gialli sono opera di fantasia. Se invece l'Italia delle istituzioni fosse davvero quella che descrive l' Autore, i cittadini farebbero bene a emigrare all'estero e noi classe dirigente a entrare in convento o a dedicarci a tempo pieno al bricolage. Per fortuna, invece, la vita politica e amministrativa è fatta per la maggior parte di dirigenti grigi ma scrupolosi, di governanti vanitosi ma pieni di voglia di far bene, di oppositori rompiscatole ma benintenzionati, di collaborazioni macchinose ma alla fine indispensabili ed efficaci fra istituzioni e società civile, di controversie, mediazioni estenuanti, pugni battuti sulla scrivania. ….. Ma soltanto raramente di manigoldi e di torbide trame. E questo nonostante i romanzieri non siano gli unici, a questo mondo, che riempiono le loro carte di sospetti e accuse nei confronti della schiera dei politici e dei dirigenti dello Stato, anzi. Ma lasciamo perdere.
Per fortuna i direttori di banca sono meno delinquenti, i presidenti di finanziarie meno assassini e - a quel che mi dicono alcuni amici -gli uomini dei Servizi meno labirintici di come le pagine che avete letto li descrivono.
Eppure il fascino di 'Delitto al Pirellone " è innegabile, le atmosfere sono intriganti e i personaggi, per quanto molto tipizzati, suonano credibili e finanche simpatici. Perché? Perché non possiamo fare a meno dei complotti. Perché ne abbiamo bisogno come dell'aria, come del pane.
Ogni giorno, da ogni angolo d'Italia, si alza al cielo una preghiera destinata non a Dio ma al Fato: "dacci oggi il nostro complotto quotidiano". Gli è che i complotti svolgono una funzione essenziale: quella di puntellare il nostro debole equilibrio psichico e di compensare frustrazioni e contraddizioni sociali. La convinzione dell’esistenza dei complotti e dei complottatori – sempre misteriosi eppure familiari, sempre sfuggenti eppure cento volte incontrati – ci permette, come singoli, di dare a qualcun altro la colpa dei nostri fallimenti personali e come società, di scaricare su di un gruppo di individui malvagi l’incapacità della comunità di risolvere problemi collettivi. E’ il meccanismo del capro espiatorio, che 1 milione di anni di vita umana in società non sono riusciti a superare, nonostante duemila anni di cristianesimo abbiano cercato di rassicurarci che un Altro si è fatto carico delle nostre colpe, e non è più il caso di fare sacrifici umani – reali o metaforici – per placare la divinità ma soprattutto i sensi di colpa delle nostre coscienze.
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Nella foto:
Gian Carlo Corada mentre autografa il libro al termine della presentazione
 
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