15 Settembre, 2002
Perchè ho scelto Dario Francescini di Luca Burgazzi
La candidatura di Dario Franceschini rappresenta, a mio avviso, maggiormente il progetto per il quale se è voluto creare un partito capace di riunire in se e valorizzare le più alte tradizioni riformiste di questo nostro Paese.
La candidatura di Dario Franceschini rappresenta,
a mio avviso, maggiormente il progetto per
il quale se è voluto creare un partito capace
di riunire in se e valorizzare le più alte
tradizioni riformiste di questo nostro Paese.
Questo partito si chiama Partito Democratico,
ed è stato il partito in cui ho deciso di
impegnarmi attivamente due anni fa all’età
di 17 anni attraverso lo strumento delle
primarie prima e l’impegno attivo come coordinatore
di circolo poi.
Tre sono gli aspetti contenuti nella mozione
congressuale che mi hanno spinto a sostenere
la candidatura di Dario alla segreteria nazionale:
1) molto si parla, come è giusto che sia, della
forma partito, in quanto un organismo come
il Partito Democratico ha bisogno di una
struttura solida e radicata. Abbiamo ereditato
dal passato una grande ricchezza che risiede
nella militanza attiva, nella mobilitazione
di persone che sacrificano anche ogni giorno
parte del loro tempo per un ideale ed un
progetto politico. Queste persone non solo
meritano il nostro riconoscimento, ma anche
il nostro rispetto perché è grazie a loro
che le strutture territoriali funzionano,
organizzano incontri, dibattiti e feste che
da sempre riscuotono grande successo come
l’ultima a livello provinciale e speriamo
anche quella che oggi inizia al Cambonino
alla quale invitiamo tutti a partecipare.
Tuttavia dobbiamo essere in grado di far
fruttare questo enorme patrimonio attraverso
il coinvolgimento, nelle grandi decisioni,
anche degli elettori, perché nella società
di oggi molti sono i modi di fare politica
attraverso la rete, mobilitazione straordinarie
indipendentemente dall’adesione o meno ad
un partito e pertanto dobbiamo intercettare
questa domanda di politica attiva che la
nostra gente, i nostri elettori ci chiedono.
Non possiamo considerare gli elettori un
corpo estraneo rispetto al Pd, essi sono
parte integrante del nostro progetto politico.
Dobbiamo sentire l’opinione degli elettori
di fronte alle grandi questioni e alle grandi
scelte; ed è per questo che trovo indispensabile
l’utilizzo delle primarie per l’elezione
del Segretario Nazionale, perché si tratta
di una scelta importante. Dobbiamo certamente
mettere un po’di ordine tra le regole, ma
non possiamo rinunciare a questo strumento.
2) In campo c’è anche la visione di che cosa
debba essere il Partito Democratico. Il Pd
deve davvero costruire una nuova identità
basata si sulle tradizioni del passato, ma
anche e soprattutto basata sul progetto che
vogliamo creare con il Pd. In questo partito
sono confluite diverse tradizioni che spesso
in passato sembravano apparentemente incompatibili,
ma credo che nel Pd abbiamo trovato la loro
casa e non è retorica vuota dire che la ricchezza
del Pd sta nella sua diversità. Il Pd non
può rinunciare a diventare un partito plurale
nel quale al proprio interno sia prassi discutere
e confrontarsi, ma all’esterno parlare con
una voce sola in modo particolare in questo
frangente in cui si trova all’opposizione.
Non possiamo pensare di poter ritornare ad
un partito ideologicamente più compatto e
magari un po’social-democratico per poi allearsi
con un centro riformista nella speranza di
convogliare più voti possibile per battere
la destra. Credo infatti che esempi anche
locali abbiamo già sconfessato questo possibile
orientamento. Il Pd dovrà al contrario raccogliere
consensi ampi anche di diversa provenienza
perché il nostro progetto non è quello di
vincere le elezioni, ma governare e trasformare
questa società. La nuova parole d’ordine
del Pd dovrà essere: “dove vogliamo andare”
e non “da dove veniamo”
3) Ed in questo senso che si inserisce la vocazione
maggioritaria del Partito Democratico che
noi sosteniamo e auspichiamo in vista di
un sano sistema bipolare che attraverso l’alternanza
sappia contribuire alla vita democratica
del nostro Paese. Non possiamo rinunciare
a competere direttamente con la destra e
per far ciò è necessario mettere in campo
proposte nuove ed alternative rispetto a
quelle della destra. Non possiamo pensare
di rincorrere la destra attraverso dei correttivi
al suo intendere la società. Dobbiamo riportare
la sfida sui valori e sul progetto che abbiamo
per questa nostra società. Noi siamo per
una società aperta che riconosca nell’altra
persona un valore insostituibile a prescindere
dalla sua provenienza geografica, dal suo
credo religioso e dal colore della sua pelle.
Una società che fa del merito un cardine
fondamentale la quale può funzionare se alla
base di questo processo ci sia uguaglianza
in modo tale che il figlio di un operario
abbia le stesse opportunità del figlio del
notaio. Una società che non rinunci a soccorrere
e dare opportunità ai più deboli, una società
che valorizzi il ruolo della donna, dell’importanza
della famiglia in tutte le sue forme. Una
società che abbia come cardine fondamentale
la fraternità in modo da superare la visione
paternalistica per la quale si deve soffocare
la diversità per lasciare spazio all’omologazione
anche e non solo culturale. Abbiamo il dovere
di rispondere alle necessità della nostra
gente, ma non possiamo rinunciare a proporre
la nostra idea di società che vogliamo costruire.
Ogni tematica nazionale, ma anche locale
dovrà essere accompagnata da questa visione
perché solo in questo modo sarà possibile
vincere la sfida con la destra e governare
questo nostro Paese.
Tuttavia ritengo che la vera sfida per il
Pd sarà quella di porsi come opposizione
forte e propositiva anche durante il dibattito
congressuale; in autunno infatti sentiremo
ancora più forte i drammatici effetti della
crisi. Il Partito Democratico dovrà essere
pronto ad incalzare questo Governo affinché
metta in campo misure concrete e reali per
far fronte a queste situazioni che hanno
il rischio di avere poi delle gravi conseguenze
sociali.
Questo congresso rappresenta un’opportunità
forte per tutto il Pd. Una sola cosa ci auguriamo
che chiunque vinca questo congresso possa
lavorare in serenità senza doversi guardare
continuamente le spalle per un eventuale
fuoco amico; solo così il progetto del Pd
e il Pd stesso potrà diventare maggioranza
nel Paese.
Luca Burgazzi
Cooordinatore Comitato Democratici Cremonesi
per Dario Franceschini
Cremona 12 agosto 2009
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