15 Settembre, 2002
Il lavoro delle fasce più deboli Il progetto DIVERSAMENTE ACCOGLIENTI
Alla giornata hanno partecipato aziende, cooperative sociali, enti locali, sindacati e associazioni di categoria.
Il lavoro delle fasce più deboli Il progetto
DIVERSAMENTE ACCOGLIENTI
Venerdì 6 novembre 2009 presso la sala della
Provincia a Crema si è tenuto il workshop-dibattito
“Il lavoro delle fasce più deboli – Il progetto
Diversamente Accoglienti”, organizzato dalla
Cooperativa Sociale L’Alternativa in collaborazione
con Reindustria – Agenzia Cremona Sviluppo.
Alla giornata hanno partecipato aziende,
cooperative sociali, enti locali, sindacati
e associazioni di categoria. Si è trattato
di un significativo momento di informazione
e sensibilizzazione su una tematica, quella
dell'inserimento lavorativo delle fasce più
deboli, sempre molto delicata.
Il workshop si è aperto con la proiezione
del filmato “Nera – welcome to my world”,
testimonianza di una prostituta nigeriana
che dopo anni di violenze e soprusi ha avuto
il coraggio di denunciare i suoi aguzzini
e di cominciare una nuova vita grazie anche
ad un lavoro finalmente dignitoso ed onesto.
Il cortometraggio, realizzato da Andrea Deaglio,
ha vinto nel 2007 il Primo Premio nella sezione
Corti della Realtà al Festival di Capodarco.
Un video molto forte e drammatico, che ha
scosso il numeroso pubblico presente in sala:
l’intento era infatti quello di ricordare
che quando si parla di categorie protette
e fasce deboli non si deve pensare e agire
solo per la disabilità fisica o psichica
ma bisogna allargare il campo alle numerose
e variegate fragilità di altre categorie
che necessitano di un aiuto per entrare o
tornare nel mondo del lavoro: giovani madri
single, donne liberate dalla tratta, tossico-dipendenti,
ex-carcerati.
Guidati dalla regia della moderatrice Morena
Saltini, si sono susseguiti gli interessanti
interventi dei relatori che da diverse prospettive
hanno analizzato la questione relativa all’inserimento
lavorativo delle fasce più deboli.
Ad illustrare l’attività della Cooperativa
Sociale L’Alternativa, ideatrice del progetto
“Diversamente accoglienti” cofinanziato da
Fondazione Cariplo e del convegno, è stato
Luciano Ricci. La cooperativa opera da 15
anni sul territorio e, con 70 soci lavoratori
a disagio sociale su 191 complessivi, sta
dimostrando che l’inserimento lavorativo
di soggetti appartenenti alle categorie più
fragili può essere vissuto non come un’imposizione
ma come un profondo arricchimento. L’Alternativa
ha saputo individuare una serie di azioni
mirate e coordinate che hanno permesso di
avviare un percorso di affidabilità. La cooperativa
diventa così un efficace strumento in grado
di fornire una risposta qualificata sia al
soggetto svantaggiato, che spesso non trova
una collocazione, sia alle aziende che spesso
non riescono a valorizzare e accogliere questi
soggetti. Le cooperative sociali sono infatti
chiamate a svolgere un ruolo ponte tra il
mondo del disagio e il mondo del lavoro,
per rendere possibile una concreta e duratura
integrazione.
Paola Orini, Assessore all’Istruzione, Formazione
e Lavoro della Provincia di Cremona, ha posto
l’accento sul mondo della scuola, che per
prima deve saper accogliere le persone appartenenti
alle fasce più deboli: seppure a livello
scolastico la normativa italiana sia molto
buona in tal senso, nella realtà le difficoltà
logistiche, pratiche e le lacune nella preparazione
degli insegnanti di sostegno spesso rendono
più difficile l’attuazione di una concreta
integrazione. Nel mondo della scuola, del
lavoro, delle istituzioni e in generale nella
società civile è necessario attuare un cambiamento
culturale per imparare a valorizzare le capacità,
le risorse positive, i talenti che ognuno
di noi ha, prima ancora di metterne in evidenza
i limiti e le debolezze.
L’intervento di Patrizia Tenca, responsabile
Servizio lavoro e coordinamento Centri per
l'impiego della provincia di Cremona, ha
illustrato la situazione relativo all’adempimento
della legge 68/99 che sancisce il diritto
al lavoro dei disabili fisici e psichici.
Alla data del 24/09/2009 le aziende soggette
alla legge 68/99 sono 631: di queste il 53%
risulta in regola con gli obblighi di legge,
mentre il 4% usufruisce del beneficio della
sospensione degli obblighi per procedure
di mobilità. Solo un quinto delle aziende
soggette non ha ancora provveduto a definire
gli strumenti per la copertura della quota
d’obbligo. Si tratta di dati incoraggianti
ma ancora molto lavoro deve essere fatto
per portare al 100% la percentuale di aziende
in regola.
Ad integrare l’azione svolta dal Nucleo Operativo
costituito nel 2001 dall’amministrazione
provinciale è l’Ufficio del Piano di Zona
che coinvolge i 28 comuni del cremasco e
che attua una politica di inserimento al
lavoro per tutte le categorie deboli che
non vengono tutelate dalla legge 68/99. Come
ha evidenziato Angelo Stanghellini è necessario
un totale cambio di prospettiva: cambiare
innanzitutto visione, cercando di dare non
più risposte di contenimento ma di risoluzione
ed eliminando l’accezione negativa che viene
ora attribuita al problema sociale. Cambiare
poi destinatari, senza fermarsi solo ai cosiddetti
“casi disperati” ma alzando lo sguardo a
chi è ancora fuori ma che si avvicina sempre
più a zone di rischio di emarginazione: si
tratta dunque di prevenire le situazioni
di gravità lavorando sulla normalità.
Cambiare infine metodo: non richiudersi su
sé stessi limitandosi ad erogare un servizio
solo quando viene richiesto, ma uscire, lavorare
nella comunità, appoggiarsi a soggetti che
già attivi sul territorio e nuovi partner,
valorizzando la rete di connessione con le
risorse comunitarie. E’ proprio la comunità
il nodo cruciale, che deve essere soggetto
e oggetto dell’azione sociale: devono essere
le diverse componenti della comunità locale
a farsi interpreti attivi delle loro potenzialità
e risorse per la promozione della comunità
stessa.
Il dibattito è proseguito con l’appassionato
intervento di Carlo Borzaga, preside della
Facoltà di Economia dell’Università di Trento
e massimo esperto dell’integrazione tra cooperazione
sociale e politiche del lavoro. Nel mercato
del lavoro, la selezione del personale deve
essere semplificata attraverso l’individuazione
immediata di determinate caratteristiche
che, se negative, precludono al candidato
l’accesso al posto di lavoro (titolo di studio,
esperienze lavorative pregresse, disabilità,
ecc). Le cooperative invece agiscono in maniera
opposta, privilegiando proprio quegli individui
che le altre aziende hanno discriminato e
creano un percorso ad hoc permettendo loro
di migliorare le proprie abilità e competenze
in modo che possano tornare ad essere spendibili
nel mercato del lavoro.
Il metodo di inserimento lavorativo applicato
dalle cooperative sociali di tipo B risulta
essere più adeguato rispetto a quello dell’inserimento
obbligatorio previsto dalla legge 68/99 e
ottiene anche risultati migliori. Le cooperative
sociali non possono però pensare di risolvere
il problema dell’inserimento lavorativo da
sole: si rende dunque necessario un forte
intervento da parte del legislatore che,
secondo Borzaga, dovrebbe porre in essere
alcune azioni: riconoscere il loro impegno
formativo, concedere contributi pubblici,
ampliare la legge 68/99 rendendola applicabile
non solamente ai portatori di handicap, fare
in modo che l’incontro con le aziende profit
non sia solo un rapporto occasionale. Da
un’indagine effettuata nel 2004 risulta che
il mondo dell’impresa ha una propensione
e un’attenzione verso queste tematiche e
dunque creare un ponte concreto tra il mondo
del disagio e il mondo del lavoro non è impossibile.
Deve essere però formalizzato un patto sociale
che riunisca tutti i soggetti (cooperative,
aziende, istituzioni, agenzie per il lavoro)
che entrano in gioco.
A portare il positivo esempio di un’azienda
che da subito ha saputo coniugare il business
con il sociale è stata la testimonianza di
Osvaldo Marcotti, disabile ingegnere trentenne
che da 5 anni lavora in IBM. Per IBM ciò
che fa grande un’azienda non è il profitto
ma le persone. In ogni persona IBM vede un’opportunità,
un’abilità, una risorsa: è proprio valorizzando
queste differenze che si può aumentare la
produttività. L’azienda leader nel mercato
delle tecnologie informatiche è stata pioniera
in questo senso: il primo disabile è stato
assunto nel 1914, la prima donna nel 1889;
nel 1980 è stata creata la Fondazione IBM
che cerca di risolvere le diverse disabilità
dei proprio dipendenti attraverso l’utilizzo
delle nuove tecnologie.
Irriverente, ironico e coraggioso, Marcotti
ha ricordato a tutti che se ci sono passione,
entusiasmo e voglia di conquistare il mondo
tutte le barriere possono essere eliminate.
Il convegno è proseguito con l’intervento
di Anna Biffi, responsabile delle risorse
umane della cooperativa “Spazio Giovani”
di Monza: per un’azienda si rende necessario
conciliare le istanze etiche con le istanze
economiche ed è proprio in questo momento
di crisi economica che si potrebbe dare vita
ad un cambiamento anche culturale in questo
senso: si tratterebbe di trasformare i vincoli
a cui le aziende sono necessariamente soggette
in opportunità per cambiare, innovarsi, crescere,
anche dal punto di vista etico e sociale.
Le aziende, d’altronde, sono già pronte a
questo cambiamento, perché da tempo si stanno
adeguando alle diverse personalità che compongono
l’azienda stessa, siano esse razziali, religiose
o fisiche: l’obiettivo è adattare dunque
l’impresa alle persone che ne fanno parte.
La testimonianza di Anna Giannatempo, business
analyst assunta come categoria protetta,
ha raccontato come spesso siano i disabili
stessi ad alzare dei muri per paura del giudizio
del “resto del mondo”: spetta al disabile
entrato nel mondo del lavoro far capire di
non essere tale e dunque di poter essere
giudicato una risorsa come gli altri colleghi.
A chiudere il convegno ricco di stimoli e
spunti di riflessioni è stato l’Assessore
ai Servizi Sociali del Comune di Crema Luciano
Capetti che, cogliendo le provocazioni lanciate
da Carlo Borzaga, ha sottolineato l’impegno
dell’amministrazione comunale nel potenziare
il gruppo di lavoro nato con il Piano di
Zona e dare vita ad una reale concertazione
tra tutti i soggetti coinvolti sugli obiettivi
da raggiungere.
Le numerose testimonianze hanno dimostrato
che questo convegno non deve essere considerato
un punto di arrivo ma piuttosto un punto
di partenza per attivare quella trasformazione
culturale che si rende sempre più necessaria
nella società civile e che renderà possibile
una piena e serena integrazione tra mondo
del disagio e mondo del lavoro.
Il lavoro non mi piace, non piace a nessuno,
ma a me piace quello che c’è nel lavoro:
la possibilità di trovare sé stessi.
- J. Conrad
Per info:
Reindustria – Agenzia Cre.Svi. S.cons.r.l.
Via G. Di Vittorio, 2
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