15 Settembre, 2002
Congo.La Caritas denuncia violenza sulle donne
I caschi blu in Congo non solo non fermano le violenze, ma si voltano dall'altra parte quando le vittime della violenza sono le donne.
CONGO: CARITAS DENUNCIA, VIOLENZE SU DONNE
DAVANTI A CASCHI BLU(AGI) - I caschi blu
in Congo non solo non fermano le violenze,
ma si voltano dall'altra parte quando le
vittime della violenza sono le donne. In
un'intervista di Christiana Ruggeri che andra'
in onda domani a Tg2 dossier Storie, il direttore
della Caritas Congo, Bruno Miteyo, attacca
la missione di pace Onu (Monuc) nel paese
devastato dagli scontri tra esercito governativo
e ribelli nella provincia del Nord Kivu.
"E' inammissibile che le violenze sulle
donne avvengano davanti agli occhi dei caschi
blu", denuncia Miteyo, "noi chiediamo
agli uomini dell'Onu di essere sinceri e
impegnati. Non ci interessa che le Nazioni
Unite inviino altri rinforzi: in Congo sta
avvenendo quello che i vescovi definiscono
'un genocidio silenzioso', un'eliminazione
sistematica di donne e bambini".
Per il direttore della Caritas "non
e' un caso che la guerra corra lungo il confine
orientale, nella zona mineraria del nord
Kivu: il conflitto nasce per interessi economici,
dove ci sono il koltan, il gas, l'oro".
L'obiettivo degli stranieri e' dunque "facile
da comprendere", ha continuato, "per
questo sta avvenendo un piano sistematico
di frammentazione del Paese". Le risorse
minerarie del Congo dovrebbero al contrario
essere sfruttate "attraverso l'opera
trasparente della cooperazione internazionale".
Perche' "sei milioni di persone sono
gia' morte lavorando e in troppi continuano
a morire nelle miniere". I ribelli e
l'esercito congolese sono i protagonisti
di questo conflitto, ma si domanda Miteyo,
"chi c'e dietro a questa guerra economica,
a chi interessa che continui?". Il pensiero
va subito ai 'diamanti insanguinati' del
Ruanda. "A vostra memoria", osserva
il direttore della Caritas congolese, "nel
1994 due milioni di ruandesi si sono rifugiati
in Congo a causa della guerra, e l'allora
presidente Mobuto non ha chiuso le frontiere.
La comunita' internazionale ha fatto molte
pressioni su di lui in tal senso. Tutto il
mondo e' entrato in Congo: bambini senza
famiglia, disperati, ma anche criminali.
Va bene, questa e' umanita', solidarieta'
internazionale, solidarieta' africana".
Tuttavia al momento, incalza Miteyo, "quella
stessa comunita' internazionale non ha mai
iniziato le operazioni di rimpatrio per alleggerire
l'esodo dei profughi".
L'appuntamento con Tg2 Dossier Storie 'Congo,
oro e sangue' e' domani, dopo il Tg della
mezzanotte.
Fonte:
 
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