15 Settembre, 2002
Cremona lasciata sola nella crisi?
Due sono gli approcci: assistenziale o rilancio dello sviluppo del territorio
Cremona lasciata sola nella crisi?
Due sono gli approcci: assistenziale o rilancio
dello sviluppo del territorio
Cremona lasciata sola nella crisi?
Secondo il recentissimo rapporto sulla situazione
sociale del Paese, elaborato dal Censis e
presentato a Roma lo scorso 16 dicembre,
sono due gli assi di intervento seguiti dagli
enti locali, per fronteggiare la crisi nei
suoi mesi più “caldi”: il varo di misure
straordinarie di sostegno oppure di iniziative
atte a contrastare il disagio.
La distinzione tra i due tipi di approccio
è sostanziale: nel primo caso si privilegiano
le famiglie in difficoltà, nel secondo si
sostiene quel sistema produttivo, caratterizzato
da piccole e medie imprese, di cui di riflesso
i singoli beneficiano. Il primo è un approccio
più assistenziale (in alcuni casi, assistenzialistico),
il secondo mira al rilancio e –possibilmente-
allo sviluppo del territorio.
Cremona –ancora con la giunta Corada, trovatasi
ad affrontare il periodo peggiore – ha scelto
la prima strada. Il Comune ha sospeso il
pagamento delle rette e delle mense negli
asili nido e nelle scuole per l’infanzia
ed ha stanziato contributi ed agevolazioni
(su bus e tassa rifiuti) per anziani e famiglie
in difficoltà. La Provincia, a guida Torchio,
ha sottoscritto un protocollo per anticipare
le indennità di cassa integrazione ordinaria,
straordinaria, in deroga e mobilità. Nulla,
ad esempio, per il mercato del lavoro, se
non semplici sportelli informativi sulle
agevolazioni (predisposte dal Governo).
Il documento La crisi economica e il suo
impatto sulle città, predisposto dall’Anci,
mostra come, mentre altri enti locali (si
pensi a Milano, Torino, Ravenna, Mantova,
Alessandria) mettevano a punto patti sociali
per il rilancio del sistema produttivo, progetti
innovativi, offerte di training per il reinserimento
occupazionale, strumenti potenziati di incrocio
domanda-offerta, Cremona stava al palo. Quando
le categorie cremonesi avanzavano ai Sindaci
richieste precise (ricorso alla procedura
negoziata anziché gare pubbliche; pubblicazione
celere di bandi e appalti; pagamenti più
veloci; riqualificazione del patrimonio comunale
con manutenzione straordinaria di immobili,
arredo urbano, aree verdi, rinnovo dell’impiantistica),
le amministrazioni rispondevano con misure
importanti per i singoli ma ininfluenti dal
punto di vista dello sviluppo.
In una realtà come Cremona, dove in quello
stesso periodo (inizio-metà 2009) il 78%
delle assunzioni era stato a tempo determinato,
parziale o parasubordinato, nessun aiuto
concreto giungeva alle imprese per assicurare
condizioni di lavoro più degne, a fronte
di un mercato indurito dalla congiuntura
internazionale. Ma dalle locali amministrazioni
non giunse, nel momento di maggiore criticità,
un convinto segnale di sostegno al tessuto
imprenditoriale locale. Ed è forse per questo
che dall’indagine Censis emerge come il Nord-Est
abbia premiato più l’attività anticrisi svolta
dalla Presidenza del Consiglio (18,3%) di
quella svolta dal Comune (12,2%) o, peggio
ancora, dalla Provincia (3,3%).
Ora, cosa intendano fare le nuove giunte
è ancora da capire. Di fatto, il loro lavoro
è iniziato solo a settembre, un paio di mesi
son troppo pochi per poter trarre conclusioni,
anche a fronte della pesante situazione economica
“ereditata” dai loro predecessori. Adesso
però che la buriana economica pare finita,
è tempo di recuperare le occasioni perse,
proponendo un piano di rilancio del territorio,
approfittando delle maggiori opportunità
concesse dal mercato. Anche per sconfessare
quel 47,9% di intervistati dal Censis, che
ritiene di non aver ricevuto aiuti concreti
anticrisi da nessuna delle pubbliche istituzioni.
Fonte: Cives Cremona
il blog www.civescremona.org
 
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