15 Settembre, 2002 Nucleare.Il percorso rovesciato. I siti del nucleare decisi dall'alto con criteri arbitrari. Video dell*incontro di Sabato 2 gennaio, ore 10,30.Sala *SpazioComune*, Piazza Stradivari, Cremona.
IL GRANDE GIOCO. Il LOCALE PRIGIONIERO DEGLI ACCORDI ECONOMICI SUGLI SCENARI ENEGETICI INTERNAZIONALI.
IL PERCORSO ROVESCIATO: I SITI NUCLEARI DECISI DALL’ALTO CON CRITERI ARBITRARI.
Sabato 2 gennaio, ore 10,30
Sala “SpazioComune”, Piazza Stradivari, Cremona.
Il governo il 22 dicembre 2009 ha dato via libera ai criteri per l'individuazione dei siti (che spudoratamente comunicherà dopo le elezioni regionali) e alla definizione dei compensi da destinare ai territori che ospiteranno le centrali nucleari. Si tratterà di un beneficio economico su base annuale da corrispondere anticipatamente per ciascun anno di costruzione dell'impianto; l'aliquota è pari a 3.000-4.000 euro per ogni Mw sino ad una potenza di 1.600 Mw, "maggiorata del 20% per potenze superiori". Ne godranno anche i comuni limitrofi compresi in un raggio di 20 chilometri dal perimetro dell'impianto. Le imprese e gli abitanti delle zone in questione non avranno solo sconti in bolletta elettrica, ma anche su quella per i rifiuti urbani, per le addizionali Irpef e Irpeg e per l'Ici.
Viene adottato uno "schema di parametri", ambientali e tecnici, che verrà definito dal Ministero dello Sviluppo Economico, da quello dell'Ambiente e dei Trasporti, su proposta dell'Agenzia del Nucleare, entro 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto legislativo stesso.
Le caratteristiche ambientali riguardano, "popolazione e fattori socio-economici, qualità dell'aria, risorse idriche, fattori climatici, suolo e geologia, valore paesaggistico, valore architettonico-storico, accessibilità".
Le caratteristiche tecniche riguardano la "sismo-tettonica, distanza da aree abitate, geotecnica, disponibilità di adeguate risorse per il sistema di raffreddamento della tipologia di impianti ammessa, strategicità dell'area per il sistema energetico e caratteristiche della rete elettrica, rischi potenziali indotti da attività umane nel territorio circostante".
Di grande interesse il percorso scelto dal Ministro Scajola per governare il processo decisionale: lo potremmo definire del “bastone e della carota”. Da un lato con la Legge sul nucleare, già approvata, si spinge a minacciare la misura del commissariamento degli Enti locali che rifiutano le nuove centrali nucleari sul loro territorio e relega le Regioni ad un ruolo puramente consultivo e addirittura successivo alla individuazione dei siti idonei.
Dall’altro con l’adozione della VAS, Valutazione Ambientale Strategica, sembra aprire alla possibilità che l’Agenzia del Nucleare individui macro-aree con caratteristiche di idoneità, lasciando poi alle imprese private e a territori più ristretti e più specifici arrivare ad accordi definitivi: a questo obiettivo potrebbe condurre proprio l’ampia consultazione ex ante sulla sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale della proposta inizialmente avanzata a più territori contigui e su vasta scala.
Puntando sul successo dello scambio politico tra impresa costruttrice ed Ente o Enti locali disponibili ad accogliere la nuova centrale, il provvedimento del Governo sembra poi togliere il potere autorizzativo alla VIA, Valutazione di Impatto Ambientale, perché potrebbe rivelarsi superflua. (Sembra questo il motivo delle recenti tensioni tra il Ministero di Scajola e il Ministero dell’Ambiente che non avrà in mano la regia reale delle verifiche della sostenibilità del progetto e delle compatibilità ambientali.)
Il punto decisivo però è un altro: la VAS, entrata nella legislazione italiana come adozione di una importante Direttiva Europea del 2001, prende in considerazione non un progetto specifico, ma un Piano o un Programma per valutarne la sostenibilità, dunque anche aspetti sociali ed economici. Non è una procedura precisa come la VIA, che è basata sul principio di prevenzione del danno.
La VAS è piuttosto un processo, basato sul principio di precauzione, che prevede una ampia consultazione e persino proposte alternative o, addirittura, l’opzione zero, cioè l’annullamento della proposta iniziale.
Secondo i giuristi europei che l’hanno pensata “è una modalità d’aiuto a costruire una decisione”. Ancora di più “la VAS è non solo uno strumento valutativo, ma permea il Piano stesso, ne diventa elemento costitutivo, gestionale, di monitoraggio.”
Dunque chiama alla corresponsabilità le Istituzioni Locali di una vasta area, così come le rappresentanze economiche e sociali.
Questo significa che, se verrà avanzata la proposta di Caorso 2, il Comune di Cremona così come tutti i Comuni compresi nel raggio di 20 chilometri, la stessa Amministrazione Provinciale e le categorie economiche dovranno pronunciarsi esplicitamente, maturare una propria posizione autonoma.
Dunque aveva ragione CREAFuturo quando aveva chiesto la possibilità di ricorrere a Referendum Locali promossi dalle stesse Isitituzioni.
Non siamo così ingenui da pensare che saremo di fronte a una gestione “neutrale” della VAS né da parte del Ministro Scajola né da parte dell’ENEL: è evidente che la ricerca di consenso avverrà mettendo in campo promesse, misure compensative, trattative infinite con gli Enti locali per aumentare benefici e sconti.
Il paradosso è che un modello discendente e centralistico di decisioni sui siti nucleari, come previsto dalla Legge 99 del 2009, verrà gestito con un percorso aperto come la VAS ma, tradendone lo spirito, immediatamente si rivelerà un ingresso in un percorso a imbuto in cui, una volta entrati anche un numero piccolo di Comuni, non si riuscirà più per tutti gli altri, collocati vicino o confinanti, né a ottenere l’opzione zero né a proporre alternative meno dure.
Per questo sin dall’inizio del confronto gli Enti locali devono avere ben chiaro che la scelta è tra autonomia/opposizione o complicità/subalternità/collaborazione.
A fronte di tutto ciò, gli inquietanti tentativi di fare fronte all’enormità delle risorse necessarie ci rimandano al Grande Gioco energetico-finanziario in atto che collega Berlusconi e Scajola alla russa Gazprom e a Putin, alla Libia e alla famiglia Gheddafi ( proprietaria del gruppo Tamoil), alla francese EDF fino al Governo turco e al Governo dell’Albania che si è dichiarato disponibile ad accogliere sul suo territorio centrali nucleari italiane, provocando l’immediata protesta delle popolazioni locali.
In questo scenario emerge la spudorata doppiezza della dirigenza ENEL che da un lato, investe assai timidamente sulle energie rinnovabili in Italia, anche se poi promuove una campagna pubblicitaria accattivante per accreditarsi come sostenitrice dell’energia pulita; dall’altro, a fronte di un indebitamento molto forte, anche per acquistare il 92% della spagnola ENDESA, ha emesso azioni e obbligazioni che poi sono state acquistate da tre Banche private e dalla Cassa depositi e prestiti ( con denaro pubblico), su ordine del Ministero delle Finanze e dell’Economia.
L’amministratore delegato Fulvio Conti, pur di assecondare le trame tessute dal ministro Scajola, adesso sta cacciando l’ENEL in una avventura finanziaria rischiosissima per finanziare l’acquisto della tecnologia nucleare francese per le prime 4 centrali modello EPR da costruire in Italia, arrivando a dichiarare sul “Sole 24 ore” che “ si possono cercare investitori stranieri e che, comunque, i 16-20 miliardi che servono si possono garantire con l’autofinanziamento.”
Come? “ Finanziando l’investimento con i flussi di cassa dell’ENEL”.
Ma non si era detto da parte del Ministro Scajola che l’intero onere della costruzione delle nuove centrali nucleari sarebbe interamente caduto sulle spalle della società costruttrice e sulla società di gestione ?
Siamo di fronte a una doppia versione dell’”affaire nucleare”: si rassicura l’opinione pubblica sostenendo, persino nel testo della Legge approvata questa estate, che gli investimenti e le stesse compensazioni da distribuire ai territori coinvolti, saranno a totale carico delle imprese private. Però, sapendo benissimo che nessun privato può fare investimenti così ingenti e soprattutto con un ritorno finanziario che scatterà almeno dieci anni dopo, il Governo italiano manda allo sbaraglio l’ENEL chiamandola a coprire l’intera operazione.
E l’ad Fulvio Conti immediatamente si presta allo scopo, sia accreditando il bluff finanziario come sostenibile (nascondendo nel cassetto il Rapporto dell’inglese Steve Thomas critico sulla reale capacità finanziaria di ENEL), sia aprendo trattative per vendere sul mercato mondiale propri settori delle energie rinnovabili per fare cassa, sia nascondendo che il “buco” che si sta per aprire andrà ad aumentare il debito pubblico, ben peggio del caso Alitalia.
Per questo comportamento, malgrado i francesi l’abbiano addirittura premiato con la Legion d’onore per l’accordo con EDF, riteniamo che sarebbe opportuno chiedere le dimissioni di Fulvio Conti da amministratore delegato di ENEL.
Occorre poi una grande mobilitazione popolare in quelle regioni e in quei territori più disponibili a piegarsi alle scelte del governo e a svendere la sicurezza dei propri abitanti in cambio di benefici che altro non sono che la monetizzazione del rischio nucleare.
Le ragioni che sostengono la nostra opposizione sono sacrosante perché sono, prima di tutto, di ordine giuridico e tecnico-scientifico; poi naturalmente di ordine economico, ecologico ed etico-sociale.
di ordine giuridico
Offesa al dettato costituzionale
Costituzione italiana: Art. 117.
“La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione
…. Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: …. produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia; …. Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa,….”.
È su questo punto che la grande maggioranza delle Regioni ha deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale contro una legge che assegna al Governo il ruolo di decisore unico su materie fondamentali come la localizzazione degli impianti nucleari, la loro sicurezza, la tutela della salute delle persone e dell’ambiente.
Oggi si rischia il Raggiro della volontà popolare in nome di un supposto interesse generale che, nella realtà, è solo di pochi grandi interessi economici.
Basta ricordare i quesiti e i risultati dei Referendum popolari dell'8 novembre 1987 che videro il 65% di votanti.
1. Abrogazione del ruolo sostitutivo del CIPE nella scelta dei siti nucleari, se il Comune interessato non concede il proprio consenso alla costruzione di una centrale nucleare. (risultato dell'urna = Votanti: 29.862.376 = 65,1%; SI: 80,60%%
2. Abrogazione dei contributi di compensazione agli enti locali per la presenza sul proprio territorio di centrali nucleari o a carbone. (risultato dell'urna = Votanti: 29.871.570 = 65,1%; SI: 79,70%)
3. Esclusione della possibilità per l'Enel di partecipare alla costruzione di centrali nucleari all'estero. (risultato dell'urna = Votanti: 29.855.604 = 65,1%; SI: 18.795.852 = 71,90%)
L’IMPORTANZA DI UNA INFORMAZIONE COMPLETA
Ci viene costantemente detto con grande impudenza che il nucleare
1. è a emissioni zero di CO2
2. è sicuro
3. ha un costo inferiore dell’attuale
4. sfrutta una fonte energetica rinnovabile
5. ci renderà meno dipendenti dal petrolio
Contiamo di poterne approfondire ogni aspetto
In questa sede, per ragioni di tempo, ci limiteremo ad accennare telegraficamente, (lavoriamo supportati da su un archivio di informazioni contenute in oltre 400 files), solo ad aspetti di ordine etico, tecnico, scientifico, economico:
a. etico
Risoluzione WHA 12.40 - Accordo firmato il 28 maggio 1959 tra l’OMS e l’Agenzia Internazionale dell’ Energia Atomica (AEIA) -
Vi si è decisa la subordinazione della salute e della vita umana allo sviluppo dell’energia nucleare (segretezza dei dati e discrezionalità nella divulgazione degli incidenti).
Per permettere lo sviluppo del nucleare civile l’Organizzazione Mondiale della Sanità rinuncia ad una autonoma e indipendente valutazione sui danni alla salute provocati dalle attività delle centrali elettonucleari, e delega le autorità economiche, politiche e militari che gestiscono l’industria nucleare a decidere a propria discrezione quali informazioni divulgare e quali mantenere segrete.
Raccomandazioni della Commissione Internazionale di Radioprotezione (ICRP). L'ultima è del 2007 (ICRP 103). In essa vi sono gli ultimi parametri che definiscono per l'industria nucleare il "RISCHIO ACCETTABILE". Secondo questi è accettabile la morte per radiazioni di 3,8 lavoratori ogni 100 che lavorino 50 anni (20 mSv/anno), a fronte di 0,19di normali cittadini ogni 100 (1 mSv/anno).
Ovvero, la retribuzione comprende quindi un minore diritto alla salute e alla vita!
b. tecnico
Le centrali nucleari di terza generazione, che si vorrebbero costruire in Italia, non rappresentano ancora il nucleare “sicuro” che tuttora si cerca nei laboratori e si sperimenta con prototipi, ma sono solo una evoluzione dei modelli precedenti con le uniche novità di tipo ingegneristico ( il doppio contenitore, i circuiti di raffreddamento totalmente separati dalla piscina dove avviene la reazione di fissione) ma i meccanismi di sicurezza devono fare i conti con una temperatura di esercizio, 160 C°, che potrebbe addirittura aumentare i rischi, invece che diminuirli.
C’è poi l’irrisolto problema dell’immagazzinamento delle scorie che, ovunque, viene affrontato con soldi pubblici e con enorme difficoltà ad individuare “ cassaforti” geologiche davvero capaci di resistere nel tempo .
Ci sono i problemi manifestati anche per la costruzione dell’ultima generazione di reattori a tecnologia Epr contestati dalle Autorita' di sicurezza di Francia e Finlandia (centrali di Flamanville e Olkiluoto 3) e ancor più pesantemente da Gran Bretagna (un contratto in corso) alla società costruttrice, la francese Areva, con la richiesta di ulteriori informazioni sui sistemi di controllo. Sono 29 gli incidenti del solo 2009 avvenuti nelle centrali nucleari di tutto il mondo.
c. scientifico
il processo fisico di fissione nucleare è sempre quello che consentì ai “ragazzi” di Via Panisperna di intuirne le potenzialità e ad Enrico Fermi ed al suo gruppo di giungere alla bomba atomica . Siamo ancora ad una evoluzione della prima centrale di 55 anni fa (27 giugno 1954) di Obninsk (Russia) con i suoi 5 MW di potenza.
Le centrali nucleari di “quarta generazione”, quelle che molti scienziati definiscono “intrinsecamente sicure” saranno pronte tra 25 anni forse : avranno bisogno di molto meno uranio radiattivo perché saranno in grado di riutilizzarlo, essendo “autofertilizzanti”, così come potranno contare in caso di incidente su meccanismi di sicurezza “passivi”, cioè si arresteranno automaticamente senza l’intervento dell’uomo.
Per quanto riguarda il nucleare davvero “sicuro”, quello dovuto al processo di “fusione” e non di fissione nucleare, siamo ancora a livello internazionale ad una fase iniziale della ricerca e della sperimentazione. Anzi qualche scienziato mette in dubbio che sia questo un progetto realizzabile.
d. economico
Tra il 1970 e il 1980 la politica nucleare USA ha rappresentato il più grosso disastro manageriale nella storia degli affari americani, provocando perdite per 100 miliardi di dollari, superati in ampiezza solo dalla guerra in Vietnam (Amory Lovins, autore del libro The nuclear illusion).
Queste note sono state elaborate da Benito Fiori e Marco Pezzoni.