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15 Settembre, 2002
Commenti, recensioni, pareri su 'Delitto al Pirellone' di Gian Carlo Corada
Gian Carlo Corada - Delitto al Pirellone - M&B Publishing - pagg. 208 - Euro 17

Un politico si converte al giallo "La realtà supera la fantasia"
Intervista di Antonella Del Gesso a Gian Carlo Corada - da 'Il Giorno'

La storia contemporanea trasmessa grazie alla licenza della fantasia. E' questo il sunto del «Delitto al Pirellone», il primo romanzo giallo scritto dal Presidente della Provincia di Cremona Gian Carlo Corada. La vicenda si sviluppa tra palazzi e night, trame mafiose e vecchie storie partigiane. «Ogni giorno, da ogni angolo d'Italia, si alza al cielo una preghiera destinata al Fato: "dacci oggi il nostro complotto quotjdiano"», scrive Roberto Formigoni nella postfazione.

Come mai un pubblico amministratore indossa le vesti di scrittore>?

«Sono stato insegnante per diversi anni svolgendo anche l'attività di storico. E mi accorgevo che di fronte a diversi argomenti e personaggi mi veniva voglia_di ricamarci un po' su».

Perché il Pirellone come luogo protagonista?

«Ho voluto sollecitare l'attenzione su quella zona circostante la stazione sviluppatasi tra fine '800 e inizio '900. Inoltre, la cosiddetta «Bestia grigia» rappresenta il simbolo di una certa Milano, quella del nuovo potere federalista» .

Allora l' «attentato» al Pirellone non ha influito sulla scelta del soggetto? «No, l'ho scritto prima».

Crede che parlare di tangenti e intrighi sia anche un dovere politico?

«Sì, non si può considerare finito un momento solo perchè l'attenzione pubblica e dei media è deconcentrata».

Come può nascere un connubio tra un diessino come lei e Formigoni?

«In realtà è stato l'editore a propormi l'attuale Presidente della Regione Lombardia, visto che la carica viene ricoperta da uno dei personaggi del romanzo».

Formigoni sottolinea come la vita politica ed amministrativa non sia così corrotta come lei descrive… Ammette però che dei complotti se ne ha bisogno come dell'aria.

«Ho apprezzato molto le sue considerazioni stilistiche, ma credo che sul resto si possa dire che a volte è proprio. la realtà a superare di molto la fantasia. Ed è la storia a dame testimonianza, mentre il suo sembra un gioco in difesa»

*****

Recensione di Alessandro Bertante da ‘Lo scaffale’ di ‘La Repubblica’

Quinto Cervari, assessore alla Trasparenza della Regione Lombardia, viene trovato morto nel suo ufficio all’interno del grattacielo Pirelli, ucciso da un colpo di revolver alla testa. Nelle stesse ore scoppia una bomba a Roma durante una manifestazione dei sindacati, provocando numerose vittime ed allarmando l’opinione pubblica per un possibile ritorno della strategia della tensione.
Vincenzio Russo, ex vice questore in pensione, viene chiamato dal ministero dell’Interno per indagare in forma semi ufficialer sulla morte dell’assessore, affiancandosi al lavoro del commissario Franti della questura di Milano. Comincia così una luinga ed intricata indagine che svelerà inquietanti trame segrete e incoffessabili vizi privati.
Scritto con stile semplice e immediato da Gian Carlo Corada, cinquantatreenne presidente diessino della Provincia di Cremona, già autore di saggi ed opere di narrativa, “delitto al Pirellone” è un noir classico, con tutti i protagonisti del genere: l’investigatore disilluso e melanconico alle prese con una realtà difficile da decifrare, l’incorruttibile funzionario di polizia e anche una intraprendente giornalista di cronaca. E se talvolta la scrittura rivela l’ingenuità del non professionista, il romanzo si legge tutto di un fiato, forte di una trama originale e ben congegnata. Sullo sfondo delle vicende criminali emerge uno straordinario affetto per Milano, descritta nei suoi angoli più remoti ed autentici., lontani dalla consueta rappresentazione della metropoli frenetica e invivibile.

*****

Politica e giustizia sociale in salsa 'gialla'
Giancarlo Pandini su 'Cronaca'

“Delitto al Pirellone" di Gian Carlo Corada, Presidente della Provincia di Cremona, filosofo, avendo insegnato per diversi anni, ma soprattutto scrittore, al cui attivo si annoverano alcuni libri storici e romanzi, è presentato come un "giallo". E in effetti il romanzo di Corada ha tutti gli ingredienti del poliziesco. Un assessore "alla trasparenza" viene trovato morto nel suo ufficio al "Pirellone". Le indagini sono affidate a un ex poliziotto, in pensione, che ha un nome settecentesco, Vincenzio Russo. Vincenzio, con la "i", scelto come omaggio a un intellettuale del Settecento, amico fraterno di Vincenzo Cuoco. Russo inizia a ispezionare stanze, interroga persone. valuta messaggi e documenti e insieme a indagare sui contatti e sulle opportunità che hanno avuto di partecipare a quella funzione politica e quotidiana di Vincenzio i personaggi, tantissimi. che erano strettamente legati all'assessore.
Questi gli ingredienti del "giallo" ma il romanzo di Corada sposta leggermente l'ottica del romanzo di ricerca poliziesca verso i temi della politica, della giustizia sociale, della memoria storica di alcuni personaggi. fino a stilare giudizi sull'uomo e la società degni di un illuminista.. Le citazioni e i brontolii morali e psicologici di Vincenzio lo apparentano al grande Gadda e al suo Ingravallo, se non fosse che Corada depista il critico con citazioni su Autori di gialli (a pag. 89 c'è l'elenco completo, con l'aggiunta di Conan Doyle di pag.149) e su altri scrittori resuscitati con le frasi che Vincenzio fa sue. E dunque?
A dirla tutta il giallo é l'occasione, il primo impulso, sta al gioco e alle regole del gioco inventariale dei romanzi gialli: ma alla fine della lettura ti accorgi che c'è dell'altro.
Serrato, abile nel delineare i tratti somatici e fisici dei personaggi, ma anche i dati morali e psicologici delle varie persone che appaiono sulla scena del delitto, la precisione dello sguardo, che richiama la letteratura del regard francese sono elementi non solo della cultura poliziesca, ma della letteratura tout court. E dunque si può godere di certe descrizioni, quella della Milano che ospita il Pirellone ma anche la stazione centrale, alcuni bar e ristoranti, dove il poliziotto si inoltra per aggiungere elementi, non solo cari alla sua ricerca, ma anche a dimostrare come un romanzo contenga, per l'autore, altre motivazioni.
E dunque la memoria si srotola - ora per il suono di una campana ora per la voce di un amico, ora per la foto di un conoscente - e tutto diventa allora necessario e superfluo, per chi, ha "la voglia" di giungere alla fine, di svelare l'occulto e 1e trame del delitto. Ma per chi cerca altri temi, oltre a quelli strettamente legati al plot narrativo, Corada li dà in abbondanza: ci dà conto del retroterra di alcuni personaggi, li vede vivere e insieme ne saggia la consistenza morale, ci mostra come i meccanismi psicologici spesso siano oscuri anche a chi li mette in moto, "il cervello ed il cuore sono come vecchie soffitte: non ci può stare più di tanto e se le ingombriamo troppo non riusciamo a trovare quello che cerchiamo".
Queste sono spie di uno stile che fa l'occhiolino al romanzo a tesi, ma che poi si volge altrove, al giudizio sul senso della vita, sul destino e sulla miseria umana, su come si possano intrecciare desideri smodati con l'aspirazione a una condotta morale, e soprattutto emerge in questo romanzo l'intreccio indistricabile tra politica e ragione, tra interessi occulti e "trasparenza" e ancora tra impulso ad essere onesti in un mondo che fa del compromesso la sua ragione prima e profonda.
Corada ci mostra questo mondo, ma con distacco e con una bonomia che è controcanto di una prosa affabile, precisa e a volte intrigante. La soluzione del giallo ovviamente non la snoccioliamo qui, al contrario di quel che facevano alcuni critici quando volevano bocciare un libro giallo e non farlo più leggere. Diciamo solo che tutto ruota intorno agli attori o alle attrici di questo romanzo: come se a Corada importasse principalmente scendere nelle profondità dell'anima umana, per estrarre dall'oscurità dei sentimenti e degli impulsi il senso profondo della vita.

 


       



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