15 Settembre, 2002
LA RINASCITA DEI GIARDINI DI PIAZZA ROMA
In occasione dell’inaugurazione dei Giardini Pubblici di Piazza Roma, avvenuta sabato 13 dicembre u.s., il Progettista e Direttore dei Lavori Arch. Andreas Kipar ha ritenuto opportuno predisporre il seguente contributo sull’intervento di riqualificazione
In occasione dell’inaugurazione dei Giardini
Pubblici di Piazza Roma, avvenuta sabato
13 dicembre u.s., il Progettista e Direttore
dei Lavori Arch. Andreas Kipar ha ritenuto
opportuno predisporre il seguente contributo
sull’intervento di riqualificazione portato
a termine.
LA RINASCITA DEI GIARDINI DI PIAZZA ROMA
Quando più di tre anni fa passeggiavo per
la prima volta nei giardini di Piazza Roma,
non potevo minimamente immaginare quello
che il lavoro avrebbe comportato in termini
di riflessioni, sollecitazioni, approfondimenti
e quant’altro, dovuto anche al mio sempre
crescente affetto ai giardini più amati dai
cittadini di Cremona.
A prima vista sembrava uno dei tanti giardini
storici dimenticati, maltrattati e poco considerati
che spesso si trovano nella centralità urbana
come eredità appena accettata dal passato.
Non era così, dovevo anch’io capire che la
vita cittadina girava e gira tutt’ora intorno
a questi giardini così malinconicamente belli.
Ma andiamo per ordine: il rilievo dello stato
di fatto e la sua lettura analitica, parta
integrante e preliminare ad ogni progetto
di restauro, non poteva far altro che confermare
la mia prima impressione. Essenze arboree
ed arbustive mal invecchiate, ammalate, instabili
e pertanto problematiche per la sicurezza
dei cittadini; pavimentazioni sopraggiunte
nel tempo ed offensive al carattere storico-monumentale
dei giardini; insieme ad un generale degrado
specie nella parte “romantica” dell’impianto
complessivo. Il progetto di restauro si è
proposto di valorizzare le peculiarità della
sostanza storica del giardino: l’atmosfera
che si respira sostanzialmente dalla composizione
formale del disegno originario, dai materiali
sia vegetali che minerari, ed infine dall’arredo
a misura di un’alta frequentazione quotidiana
del giardino stesso.
Infatti sulla traccia del progetto storico
originario, l’attuale ridisegno delle aiuole
perimetrali esterne alla grande ellisse centrale
si fonde con le forme sinuose del giardino
romantico in un complessivo disegno armonico.
La scelta di materiali di pregio, quali il
granito e la rizzada, (ciottoli di fiume
utilizzati già anticamente per i percorsi)
è finalizzata all’inserimento coerente della
nuova “piazza-giardino” nel centro della
città. La pavimentazione in calcestre, prevista
per i percorsi principali, ripropone un materiale
tradizionale per i giardini storici, compatibile
dal punto di vista ambientale e adeguato
al contesto paesaggistico.
La riqualificazione del patrimonio vegetale
avviene sia attraverso la conservazione della
vegetazione esistente, sia mediante la messa
a dimora di circa cento nuovi soggetti arborei,
in sostituzione ai soggetti deperienti. Tutte
le specie botaniche di integrazione al patrimonio
vegetale esistente sono scelte in coerenza
con gli interventi ottocenteschi di piantumazione
del giardino.
Alla fine di giugno di quest’anno, terminano
i lavori del primo lotto, sostanzialmente
incentrati sulla “piazza-giardino” e sul
ripristino del patrimonio vegetale. Ed è
anche l’inizio di una lunga, caldissima estate
che mette a dura prova il “Neonato”, senza
che riporti danni irrimediabili.
Ma intanto il lavoro prosegue a pieno ritmo.
Il secondo lotto si concentra sulla parte
più romantica del giardino, le roccailles,
la rizzada, le felci, alberi ed arbusti,
nonché il grande ovale a prato centrale.
Nell’autunno la realizzazione si sta ultimando:
100 nuovi alberi, 2600 nuovi arbusti, 20000
erbacei perenni, 845 mq di pavimentazioni
in pietra, 1700 mq in rizzada, 3300 mq in
calcestre, 3400 mq di nuovo prato.Tutto ciò
per ridare vita ai 13000 mq di verde, ossia
al giardino più amato dai cremonesi. Il risultato
ora è consultabile, pur essendo in riposo
invernale. Sarà il risveglio della primavera
a ridare il pieno splendore ai vecchi giardini.
Ma occorre non dimenticare la cosa fondamentale:
i giardini vivono e come tutti gli esseri
viventi richiedono cura ed attenzioni continue
e ciò nonostante portano gioia e fastidio,
entrambi legati da un sottile filo del destino
che si ispira all’equilibrio e alla misura
di tutti coloro che cercano la nostra compagnia.
Ora che si consegna il “rinato” giardino
alla cittadinanza desidero ringraziare chi
ha posto fiducia nel “giardiniere”, che non
ha fatto altro che prestarsi ad un lavoro
di riordino e ripristino a volte doloroso,
ma nel tempo premiato dalla gioiosa risposta
della natura.
Andreas Kipar - Architetto del paesaggio
- Progettista incaricato e Direttore dei
Lavori
**************
Per quanto riguarda gli arredi dei Giardini
di Piazza Roma il restauro è stato eseguito
da: Annalisa Rebecchi, Elena Dognini e Mara
Pasqui sotto la direzione del Dott. Daniele
Rancilio, funzionario di zona della Soprintendenza
di Brescia. Quanto segue è la relazione che
è stata predisposta per l’occasione con la
descrizione dell’intervento eseguito.
IL RESTAURO DEGLI ARREDI DEI GIARDINI DI
PIAZZA ROMA
L’intervento di restauro che ha interessato
gli arredi dei Giardini Pubblici di Piazza
Roma (Statua di Amilcare Ponchielli, Fontana
delle Naiadi e Vasi Fioriera) ha avuto come
scopo non soltanto il recupero di tipo estetico,
ma soprattutto quello conservativo, per bloccare
il più possibile i fattori di degrado che
hanno danneggiato le opere, ovvero la solfatazione
e gli attacchi biologici.
Perché l’intervento fosse condotto nel modo
più corretto, come prima operazione è stato
indagato il quadro patologico tramite una
campagna di prelievi, finalizzati alla caratterizzazione
del materiale lapideo ed alla valutazione
del suo stato di conservazione e quindi alla
scelta dei materiali più idonei all’intervento.
Le maggiori problematiche conservative dei
gruppi marmorei erano determinate da fattori
ambientali. Tra le principali cause delle
alterazioni si segnala l’inquinamento atmosferico:
polvere e fuliggine sono fra gli agenti inquinanti
più significativi. Nelle zone non dilavate
si formano patine di spessore anche notevole,
le cosiddette “croste nere”. Nel corso del
tempo la “crosta nera” tende ad ispessirsi,
ed indurirsi sempre più, oltre a ciò essa
aumenta l’impermeabilità della pietra, riducendo
le sue capacità di scambio con l’ambiente
circostante. Questi processi rafforzano la
differenza del comportamento termico e meccanico
tra la crosta ed il materiale sottostante
che alla fine porta al degrado dell’opera.
I danni che accompagnano di solito la formazione
d’incrostazioni sono desquamazione, sbollature
e processi di rigonfiamento.
Queste problematiche erano particolarmente
evidenti sia sulla statua di Amilcare Ponchielli
che sulla fontana delle Naiadi dove si aggiungeva
l’azione del degrado determinata dall’acqua.
L’opera infatti deve il suo degrado soprattutto
alla collocazione in acqua della sua base.
Qui la costante immersione aveva determinato
la formazione di una crosta scura compatta
e dura di calcare interessando l’intera superficie
marmorea.
L’intervento di restauro è iniziato con un
trattamento per rimuovere alghe, muschi e
licheni. L’operazione, ripetuta più volte,
è stata completata con una rimozione degli
stati più consistenti con bisturi e raschietti
adatti, quindi è stato effettuato un lavaggio
con acqua deionizzata per asportare ogni
residuo rimasto. Si è proceduto poi alla
pulitura delle superfici con carbonato d’ammonio
ad impacco in polpa di cellulosa, ripetendo
più volte il trattamento sulle croste più
spesse e resistenti.
L’operazione è stata condotta anche sui basamenti
dei vasi fioriera in granito che presentavano
analoghe problematiche conservative.
Sulla fontana delle Naiadi la presenza di
una crosta di calcare stratificato e durissimo
ha richiesto un intervento assai lungo con
il quale è stata asportata la crosta che
deturpava esteticamente la parte più bassa
e che rendeva ormai illeggibile la lettura
di alcuni brani di scultura quasi sconosciuti.
Ultimata questa fase dell’intervento si è
proceduto con i consolidamenti necessari
per la presenza di vistosi dilavamenti che
hanno reso le superfici tanto spugnose e
porose, da modificare esteticamente la qualità
della materia che conserva solo piccole zone
dove il marmo è liscio e compatto.
Il consolidamento, necessario per ridare,
almeno in parte, compattezza alla pietra,
eviterà che il continuo dilavamento insinui
nelle porosità acqua piovana e materiale
organico che nel tempo comprometterebbero
ulteriormente la conservazione dell’opera.
Sono state quindi stuccate le fenditure più
profonde con malte elasticizzate e fermate
le eventuali scaglie ed i frammenti mobili
riposizionandoli in sito. Con una malta apposita
per materiale lapideo sono state sigillate
microfratture, microfessurazioni e scagliature,
per impedire o rallentare l’accesso dell’acqua
piovana e dell’umidità atmosferica. E’ stata
effettuata quindi una revisione estetica
per l’equilibratura di stuccature e integrazioni
per eliminare gli squilibri eccessivi creatisi
nel tono generale della pietra e tra la pietra,
le stuccature e le integrazioni. Infine è
stato steso un protettivo che, senza modificare
esteticamente la pietra, crea una valida
protezione nel tempo contro l’accumulo di
agenti inquinanti aggressivi per le superfici.
I Vasi Fioriera, costituiti da una fusione
di metalli ferrosi trattata con cromia verde
che simula l’ossidazione del bronzo, erano
caratterizzati da un degrado particolarmente
evidente con formazione di ruggine, sollevamenti
della pellicola pittorica e sbollature a
forma di cratere. La corrosione era di tipo
secco e umido, infatti i vasi fioriera erano
cavi all’interno e riempiti di terra, proprio
qui si accumulava l’acqua piovana che innesca
un processo elettrochimico. La policromia
superficiale presentava fenomeni di esfoliazione
della pellicola pittorica con vistose alterazioni
della cromia. L’intervento è stato preceduto
dallo svuotamento dei vasi dalla terra di
riempimento per visionare lo stato di conservazione
dell’interno e programmare un trattamento
antiruggine a protezione del metallo. Dopo
avere rimosso i prodotti di corrosione è
stato eseguito, in corrispondenza delle sbollature
e dove il metallo era scoperto, lo stesso
trattamento, valutando durante l’intervento
anche l’entità della corrosione in atto al
di sotto della policromia ancora presente.
Dopo aver agito per fermare la corrosione
si è provveduto alla pulitura della policromia
rimasta ed è stato eseguito l’intervento
di reintegrazione pittorica attenuando le
alterazioni cromatiche sulla policromia e
reintegrando le lacune a velatura. Infine,
sull’intera superficie è stato steso un protettivo
che garantisca nel tempo il restauro dell’opera.
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