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 Cronaca

15 Settembre, 2002
I bolognesi? Mi hanno preso per la gola”
Sergio Cofferati racconta al Piccolo la sua vita da candidato di Vittorio Lusvardi

I bolognesi? Mi hanno preso per la gola”
Sergio Cofferati racconta al Piccolo la sua vita da candidato
di Vittorio Lusvardi

Cristo digiunò quaranta giorni di seguito. A Sergio Cofferati è capitato il contrario: per un mese e mezzo ha pranzato sei volte al giorno, qualche volta anche sette. Una bulimia coatta, dettata non dall’ingordigia, ma dalla ragion di Stato: la campagna elettorale gli ha imposto un lungo viaggio tra i nove quartieri cittadini, a stringere mani e incontrare personaggi, associazioni, categorie e circoli, ad ascoltare problemi e lagnanze, a conoscere insomma la città della quale si appresta a indossare la fascia tricolore. E ovunque andasse, si trovava una tavola imbandita: il cibo inteso, antropologicamente, come forma di linguaggio. Superato l’esame a pieni voti, come dimostra qualche chilo di troppo, Sergio Cofferati è pronto per sfidare Guazzaloca, e lavare l’onta di una sconfitta cocente, quattro anni fa, subita dalla sinistra nella città più a sinistra d’Italia.
Cittadino bolognese dal primo agosto, una casa in affitto nel quartiere Santo Stefano, appena fuori dalle mura, Sergio Cofferati ha organizzato il suo ufficio elettorale nella sede dell’Ulivo, dove occupa una scrivania di pochissime pretese sopra cui campeggia un poster di Tex Willer, che assolve a due funzioni: tenergli compagnia col ricordo di un’antica passione, e tappare un orribile buco alla parete dove trova alloggio il contatore della luce. Ed è qui che il Piccolo Giornale è andato a trovarlo assieme a un piccolo gruppo di amici cremonesi. Ironia della sorte, sono i giorni caotici di Fausto Cacciatori e della sua rinuncia a candidarsi come sindaco. Siamo noi, del resto, a portargli la notizia, e a raccontargli i tormenti dell’ulivo cremonese.
La prima domanda è inevitabile: perché Cofferati non torna nella sua città, diventa sindaco e toglie le castagne dal fuoco?
Perché non me l’hanno chiesto.
Invece i bolognesi non si sono fatti fuggire l’occasione. Si è chiesto il motivo?
La proposta è maturata all’interno del Comitato per l’Ulivo, da vari movimenti come l’Italia dei Valori, dal Comitato Bologna 2004, da...
...Scusi se la interrompo. Ma si è chiesto perché hanno pensato proprio a lei?
Credo per apprezzamento verso il lavoro svolto come segretario della Cgil. Questo almeno è uno dei motivi. L’altro è che, pur non mancando altre candidature autorevoli, si è deciso di provare con una persona esterna, magari per introdurre qualche elemento di novità.
O magari per candidare un volto celebre ma, nello stesso tempo, al di sopra delle parti. I Comuni, nel Medioevo, prendevano da fuori il Podestà. Somiglia al suo caso?
Guai a usare la parola podestà
Ritiro la domanda. Anche perché lei, in fondo, è diventato bolognese.
Vero. Ho preso regolarmente la cittadinanza. Vivo qui in pianta stabile con mia moglie e un gatto. E a Bologna non sono propriamente un estraneo: da sindacalista ci venivo piuttosto spesso.
A proposito del Cofferati sindacalista: come l’hanno presa le categorie economiche, industriali in testa?
Mi conoscevano ovviamente di fama, e anche per qualche passata trattativa. Forse mi vedono ancora come una controparte. Ma adesso il mio ruolo è cambiato: un sindaco non è una controparte, è caso mai un interlocutore. Di tutti.
Dal Cofferati candidato al Cofferati cittadino. Cosa fa nel tempo libero in questa città gaudente? Frequenta le osterie di Guccini?
Un rapporto normale con la città per adesso non c’è. Il mio è un rapporto eccessivo, dove il pranzo in un ristorante, come nel nostro caso, diventa il pretesto per un intervista. Assieme ai miei collaboratori, comincio il lavoro verso le 8 del mattino, e a volte continuo fino a mezzanotte. Per adesso guardo la Bologna goduriosa dall’esterno. Devo dire con un po’ d’invidia.
Nostalgie cremonesi?
A Cremona sono legato come si è in genere legati alla città dove si è nati. Ho ancora i parenti a Sesto e amici un po’ dappertutto. Quando posso ci torno volentieri.
Interesse per quel che vi capita?
Sicuramente curiosità.
Sentito di Cacciatori?
Me l’avete raccontato voi.
Proporrà anche lei la lista del sindaco?
Sarebbe un errore madornale, che darebbe al sindaco eccessivi poteri. Io non farò nessuna lista.
E la giunta fatta prima delle votazioni?
Nemmeno. Sarebbe un errore anche quello. Prima del voto meno persone si espongono e meglio è.
Verrà a Cremona alla prossima festa dell’Ulivo, tanto per dare una mano?
Promesso.
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“Fermerò la fuga”
Da dove partirà Sergio Cofferati per la sua campagna elettorale? Probabilmente dalla demografia.
Perché?

Perché i numeri sono lo specchio di una crisi: Bologna nel 1971 aveva 490mila abitanti. Oggi sono 373mila. Sono andate via 200mila persone e ne sono arrivate 70mila.
Chi fugge da Bologna?
I giovani e le coppie, che faticano a trovare casa. La conseguenza è un drammatico invecchiamento della popolazione: Bologna, assieme a Genova e Trieste, è la città più vecchia d’Italia.
Il che crea i soliti problemi di assistenza.
Di assistenza, e ancora più di socializzazione. Ho conosciuto anziani che escono di casa solo due o tre volte l’anno. Perché si sentono insicuri, magari hanno paura di cadere per una crepa del marciapiedi. O, semplicemente, perché non sanno dove andare.
Come ovviare?
Il problema è ripopolare la città, riportare gli abitanti veri. Anche il piccolo negozio è un centro di aggregazione.
E i meno anziani?
Paradossalmente i bisogni di Bologna sono nuovi e si muovono tra due estremi: vecchiaia e ripresa della natalità, dovuta soprattutto agli extracomunitari, che in pochi anni si sono moltiplicati. Col risultato che abbiamo 700 famiglie in lista d’attesa per l’asilo nido. E’ il record della storia bolognese.
Colpa del centro destra al governo?
Anche, ma non tanto per quel che ha fatto. La giunta attuale ha teorizzato il non-governo, il non far nulla. E sono stati di parola. Hanno chiuso la città entro le mura medioevali per lucrare su un sistema di servizi pre esistente. Ma i bisogni di oggi sono cambiati.
Come mai nel 1999 la sinistra è stata sconfitta? Forse Silvia Bartolini non era all’altezza?
Non darei la colpa a lei. Il fatto è che i cambiamenti che le dicevo prima non sono stati percepiti, all’epoca, nemmeno a sinistra.
Con Guazzaloca, sindaco attuale, c’è già stato qualche incontro?
No, neanche un caffè. Dicono che quando arrivo io va via lui.
Lo batterà?
Corro per vincere, non per partecipare. Ma non c’è niente di già scritto, è tutto nuovo.
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‘Presto scriverò su Linus’
Paradossi di Cremona: si è recitato un mezzo psicodramma per trovare un candidato sindaco, e poi abbiamo esportato un cremonese fino a Bologna; Ma perché questa scelta? A suo tempo si disse, e con qualche ragione, che Cofferati stava crescendo troppo all'interno del Ds e su posizioni tutt’altro che ortodosse. Memorabili, del resto, i suoi scontri con D’Alema. Bologna, insomma, come esilio dorato, tanto per toglierselo di torno. E col vantaggio ulteriore di esprimere una candidatura forte, capace col suo carisma di riprendersi il Comune.
Ma uno come lei, capace di portare in piazza un milione di persone, non poteva aspirare a un ruolo un po’ più nazionale?
Nessuno me lo ha chiesto. Potevo andare in parlamento dal collegio di Pisa, oppure candidarmi alle Europee. La terza proposta, quella Bolognese, mi ha interessato di più.
Nonostante sia così circoscritta?
E perché? Ho un’idea molto alta della carica. Il sindaco di una grande città non è meno importante di un ministro. Da un territorio importante si possono promuovere politiche nazionali.
Cosa fa nell’attesa?
Sono di nuovo alla Pirelli, in aspettativa non retribuita. Sono consulente di due case editrici per guadagnare uno stipendio e, tra breve, terrò una rubrica anche su Linus.
Se perderà?
Ci penserò se e quando sarà il momento.

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L'intervista a Sergio Cofferati è stata pubblicata su " Il Piccolo Giornale" di sabato 20 dicembre 2003.
Visita il sito www.ilpiccologiornale.it

 


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