La Corte costituzionale ha ritenuto illegittimo che l' immigrato che ha
violato l'ordine di allontanamento dall'Italia entro 5 giorni, possa essere
espulso, dopo essere comparso davanti al giudice per la convalida del
provvedimento, senza contraddittorio e garanzie di difesa.
È senz’altro positivo che venga così ripristinato lo stato di diritto, ma
al di là della sentenza, la Caritas Italiana ritiene opportuno rilanciare
alcune attenzioni e riflessioni.
“Il problema dell'Italia e dell'Europa è quello di darsi non solo una
normativa ma anche un costume di accoglienza, vissuti entrambi come indici di
civiltà”. Commenta mons.Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana e
aggiunge “È questo il terreno da arare in profondità, senza lasciar campo a
pregiudizi, preclusioni e false benignità, come quelle per cui l'immigrato
migliore è quello che viene rimpatriato. C'è molto da fare per trovare la
giusta sintonia. C'è soprattutto da studiare, conoscere le persone, ma anche i
costumi, le storie, i modi di esprimersi, gli orientamenti di quelli che
arrivano. Non per assimilarli o per essere assimilati; ma per stabilire le basi
di una convivenza autentica”.
Nel contempo la Caritas torna a chiedersi - ed è una domanda che cominciano
a porsi anche le autorità dei Paesi di provenienza - se alla base di una
politica restrittiva della regolazione dei flussi, che non tiene conto neanche
delle esigenze economiche e dell’evoluzione del mercato del lavoro, ci sia una
precisa volontà di avallare una situazione di fatto che vede l’ingresso di
decine di migliaia di lavoratori illegali. Manodopera a minor costo, con la
massima flessibilità e nell’impossibilità di rivendicazioni: un sicuro
vantaggio per il debole sistema economico europeo.
Ipotesi che sembra avvalorata anche dalla considerazione che gli irregolari
di tanto in tanto intercettati e rimpatriati sono solo una piccola parte di
questo universo sommerso.
“Tuttavia - prosegue don Nozza - un simile dubbio non deve bloccare né
l'impulso a reclamare politiche adeguate né l'impegno a promuoverne
direttamente nel quadro di una politica organica degli interventi e dei servizi
sociali, a scala europea, nazionale regionale e locale. I nodi che
l'immigrazione presenta non si sciolgono innalzando nuove barriere fisiche o
legislative, ma costruendo nuovi ponti che facilitino l’incontro e l’accompagnamento
sociale. In una visione che riconosca le differenze e cerchi nel dialogo e nel
confronto in tutti gli ambiti le vie per nuove e più ricche sintesi. Nell’ottica
del bene comune, di chi accoglie e di chi è accolto”.
Roma, 15 luglio 2004