Il caso della Fondazione Istituto Ospedaliero di Sospiro ha riproposto all’attenzione
dell’opinione pubblica il problema della cura degli anziani non
autosufficienti. Per questo le Acli di Cremona non possono non farsi portavoce
del sentire che si registra tra i tanti loro iscritti.
In generale nei nostri circoli c’è viva preoccupazione per :
- le difficoltà che quotidianamente incontrano molte famiglie che hanno
persone anziane non autosufficienti o disabili o con handicap, sia per la
scarsità di posti-letto “autorizzati”, sia per gli oneri elevatissimi delle
rette, che le costringono a grossi sacrifici;
- una politica sanitaria regionale che sa parlare solo di “razionalizzazione”,
che tutto sommato significa riduzione delle prestazioni a fronte di bisogni
umanamente incomprimibili e riduzione del personale chiamato a gestire
situazioni sempre più difficili;
- una politica, più in generale, che non risolve la contraddizione tra la
solidarietà declamata e il ventilato taglio delle tasse (per favorire i consumi
dei più ricchi) così che, di fatto, vengono sacrificate le esigenze delle
persone più deboli.
Per quanto riguarda le “aziende -del tutto particolari- come le case di
riposo”, siamo convinti che anche queste necessitino di una gestione che
faccia riferimento a criteri di efficienza e professionalità e quindi, di
dirigenti preparati e responsabili -come nel caso di Sospiro- e amministratori,
nel loro ambito di competenza, altrettanto preparati e responsabili che diano ai
dirigenti le linee di indirizzo.
Ma non basta. Per questi enti occorre uno spirito di servizio nei confronti
della collettività, in quanto le case di riposo perseguono scopi di
solidarietà sociale.
Proprio in omaggio allo spirito di servizio, questi enti sono stati e sono
amministrati da persone che volontariamente offrono il proprio tempo. Oggi, in
alcuni casi, sembrerebbe che ciò non sia più sufficiente, ma occorra
utilizzare personale indennizzato per il tempo “perso” (economicamente “perso”,
ma eticamente “guadagnato”). Premesso poi che “volontario” non significa
“dilettante”, sarebbe opportuna una certa cautela nel decidere di fare a
meno di uno dei pochi rapporti ancora non mediati dal denaro.
Per tutti questi motivi riteniamo che l’amministrazione di questi enti, al
di là dei regolamenti o statuti, non sia solo un problema tecnico o di tempo
impiegato, che possa essere risolto senza un preventivo confronto o comunque con
il consenso di chi è chiamato a pagare sulla propria pelle le scelte
organizzative e gestionali e cioè con i più diretti interessati: i pazienti e,
per essi, il Comitato dei parenti.
Cremona, 6 novembre 2004
La Presidenza provinciale Acli di Cremona