"Siamo davanti a una catastrofe che ci urla drammaticamente - con la
forza stavolta devastante della natura - che la Terra è un Pianeta vivo, e
dunque che ci ricorda la necessità della coscienza del limite. Ma anche che ci
grida - nell'angoscia come nella speranza - che noi siamo Umanità, che ci
richiama alla nostra comune responsabilità.
Una sciagura che si accanisce su popolazioni fra le più povere del pianeta e
su un continente già devastato dalla miseria e dalle speculazioni.
Una tragedia globale per l'Umanità che ha travolto insieme milioni di
abitanti delle poverissime comunità di pescatori e contadini e migliaia di
ricchi turisti occidentali, emblematicamente accomunati, esseri umani
diversi ed uguali di un Mondo uno.
Ci sarà il tempo per ragionare anche di questa catastrofe
"naturale". Del come e del perché anche l'effetto devastante di
questi eventi "inevitabili" venga amplificato dalle condizioni di
miseria, sradicamento ed espropriazione a cui sono sottoposti i poveri della
terra.
Dell'assoluta insufficienza della capacità di azione umanitaria delle
Istituzioni Internazionali: l'inesistenza di un'organizzazione mondiale del
coordinamento dei veri interventi umanitari, la debolezza di una volontà
solidale di tanti stati e governi che spesso vediamo invece in prima linea nella
scelta della guerra.
Dopo dieci giorni, solo un quarto delle aree colpite è stato raggiunto dai
soccorsi e ancora non si è in grado di definire le reali dimensioni complessive
della catastrofe.
Nell'éra della globalizzazione, l'inadeguatezza delle vecchie forme di
organizzazione non consente alla Comunità Internazionale di rispondere come si
dovrebbe e si potrebbe con il pieno efficace dispiegarsi di risorse umane,
tecnologiche ed economiche al grido di dolore di milioni di esseri umani: la
finanza, le merci, i mercati si globalizzano in un istante, l'azione umanitaria
no.
Mentre i governi del G7 inseguono il primato di un buonismo d'immagine per
contendersi un ruolo guida nella gestione degli aiuti, i grandi potentati
puntano alla conquista di nuove zone d'influenza e i mercati già speculano sul
gigantesco affare della ricostruzione.
Davanti a tutto ciò, fin dall'inizio lascia perplessi l'impostazione del
Governo Italiano e l'atteggiamento di una parte dell'informazione nostrana, che
sono sembrati occuparsi principalmente del destino delle mete turistiche e della
sorte dei nostri connazionali, aggirando superficialmente e lasciando senza
risposte le popolazioni indigene, come l'angoscia di tanti cittadini migranti
che lavorano nel nostro Paese.
Dietro la scatola vuota della propaganda, ancora oggi, il nostro Governo non
ha risposto alle richieste di impegno delle agenzie umanitarie Onu, World Food
Program, Unicef e Commissariato per i Rifugiati.
Mentre sprofonda nelle polemiche interne sulla gestione dei fondi
sottoscritti dai cittadini italiani, l'azione istituzionale rischia di
distinguersi per ritardo, improvvisazione, competizione tra i diversi pezzi
dell'amministrazione.
E invece, in Italia come in tutto il Pianeta, cresce dal basso una grande e
diffusa mobilitazione popolare senza precedenti: milioni di cittadini del mondo
esprimono con intensità e concretezza partecipazione e vicinanza con i popoli
del sud-est asiatico.
C'è un fatto nuovo, bello e importante per i destini dell'Umanità: la
solidarietà si globalizza dal basso, nei cuori e nelle ragioni delle donne e
degli uomini.
Un evento inedito, che costituisce per noi un primo concreto risultato del
grande movimento dei movimenti che in questi anni è nato e cresciuto nelle
strade del mondo, cominciando a cambiarlo.
Ci dovrà essere il tempo per ragionare criticamente. Continuando a lavorare
per un altro mondo possibile.
Adesso, qui e ora, occorre prima di tutto imparare a condividere il dolore,
per imparare a condividere la speranza.
Adesso, qui e ora, occorre contribuire a salvare vite, ricostruire villaggi,
sostenere comunità.
Con la nuova società civile globale per affermare:
- l'autonomia dell'intervento umanitario e la sua separazione dalle logiche
militari, politiche ed economiche;
- la necessità dell'autodeterminazione delle comunità locali e del
protagonismo delle loro organizzazioni sociali;
- la centralità del ruolo delle Nazioni Unite e delle agenzie umanitarie
dell'Onu con il coinvolgimento delle organizzazioni non governative;
- la piena trasparenza nella gestione degli aiuti e nella programmazione
della ricostruzione;
- il diritto di circolazione delle persone alla ricerca dei loro cari
dispersi e di quelle in fuga dall'inferno;
- la cancellazione del debito dei paesi colpiti.
Adesso, qui e ora. A ciascuno di fare qualcosa."
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La società civile globale con le popolazioni dell’Asia - Organizziamo la
solidarietà umanitaria dal basso con le comunità locali colpite dalla
catastrofe
Noi, Popoli delle Nazioni Unite moltiplichiamo l'impegno della società
civile internazionale sostenendo l'azione delle Organizzazioni Non Governative
che sono già presenti nei paesi colpiti e che cooperano con le Comunità Locali
e le organizzazioni sociali dei popoli del sud-est asiatico.
In particolare, invitiamo dunque tutti i cittadini, i lavoratori, i giovani,
le organizzazioni sociali, gli enti locali a sottoscrivere contributi di
solidarietà a:
Medici Senza Frontiere - www.medicisenzafrontiere.it - Conto Corrente
Postale n° 87486007 (causale Maremoto Asia)
Save the children - www.savethechildren.it/donazioni - Conto Corrente
Bancario n°114442 c/o Banca Etica - causale "Emergenza terremoto sud est
asiatico"
Mani Tese - www.manitese.it - Conto Corrente Postale n° 291278 (causale
Maremoto India)
ARCI Nuova Associazione - Cremona