In tempi di globalizzazione dobbiamo concepire una società nella quale i
valori economici cessino di essere centrali o unici e volere che l’economia,
re–inserita dentro la società e dentro l’etica, torni ad essere un semplice
mezzo per vivere e non il fine ultimo dell’esistenza.
Questi sono passaggi obbligati se vogliamo evitare la distruzione dell’ambiente
terrestre, arginare la crescita dell’ ingiustizia e povertà globale e fermare
le guerre per le risorse, causa di insicurezza per tutti.
Non possiamo allora esimerci dal cominciare a pensare ad una società “del
benessere” di tipo differente. A un mondo che diminuisca l’impatto
ecologico, che punti alla qualità invece che alla quantità, alla convivialità
e all’uso sociale dei beni piuttosto che ad un consumismo individualistico;
che valorizzi i territori e le specificità locali anziché uniformare tutto ai
gusti del mercato globale.
Ma una società diversa non ci sarà mai se – prima – non esiste nei
nostri sogni e desideri.
Attraverso il pensiero creativo possiamo produrre atteggiamenti mentali e
orientamenti di vita che mettono al centro significati diversi rispetto all’espansione
della produzione e del consumo. E con una operazione di igiene mentale possiamo
liberarci dal mito che avere di più non vuol dire essere più felici perchè la
felicità, il benessere e il senso della vita sono più legati alle relazioni e
alla solidarietà che al denaro.
Marco Deriu è stato docente di Etica e Deontologia della Comunicazione
all’Università Cattolica di Milano , ricercatore dell’Università di Parma
e consulente culturale dell’assessorato ai Servizi Sociali di Parma. Fa
parte del Mauss-Italia e ha curato diverse pubblicazioni per l’EMI, tra cui
“Al di là dello sviluppo”, “L’illusione umanitaria” e il più recente
“Dizionario critico delle nuove guerre”.