Ancora un nulla di fatto tra Governo e rappresentanti dell’ANCI sui
problemi connessi alla fuoriuscita dal patto di stabilità per i Comuni con
popolazione compresa tra i 3000 ed i 5000 abitanti e le Unioni sopra ai 10000,
assoggettati da quest’anno al patto di stabilità interno.
Segnali di apertura erano venuti dal Sottosegretario all’Economia Giuseppe
Vegas, che la settimana scorsa aveva incontrato Secondo Amalfitano, Presidente
della Consulta dei piccoli Comuni ANCI e Mauro Guerra, Coordinatore delle Unioni
dei Comuni e sindaco di Tremezzo (Co). In questi giorni tuttavia nessun
provvedimento è stato adottato, al punto che l’associazione nazionale dei
sindaci, ieri al termine del proprio Consiglio direttivo ha proclamato lo stato
di agitazione.
“Il disagio è grave– evidenzia Mauro Guerra – e le risposte non sono
corrispondenti né alle dichiarazioni d’intenti del governo né, tantomeno,
alle reali necessità dei Comuni”.
“A seguito della costante pressione esercitata - aggiunge Guerra - qualche
parziale schiarita, per le Unioni dei Comuni, è venuta solo da due note della
ragioneria dello Stato che, se così si può dire, ha cercato di reinterpretare
alcune norme della Legge Finanziaria 2005 relativamente al patto di stabilità,
cercando di introdurre qualche elemento di ragionevolezza. La macchinosità è
tale da evidenziare però ancora una volta come l’unico atto sensato sia
quello di escludere le Unioni dal Patto, unitamente ai Comuni tra i 3000 e i
5000 abitanti”.
La nota della Ragioneria è disponibile sui siti dell’ANCI. Entrando nello
specifico in un caso l’Unione di Comuni si è rivolta alla Ragioneria generale
sostenendo di non poter applicare la norma che prevede l’incremento dell’11,5%
rispetto alla spesa media del triennio 2001-2003 in quanto l’unione è stata
istituita soltanto nel 2003 e di non poter dare seguito a quanto prescritto
nella circolare n. 4 del 2005 per gli enti istituiti nel 2003 (spesa sostenuta
nel 2003 incrementata del 4,8%) in quanto l’ente ha iniziato a gestire il
bilancio dal 1° luglio 2003, per cui le spese dell’esercizio scontano
soltanto una parte di quelle annuali. La Ragioneria generale, nella nota,
risolve il problema prospettato considerando l’ente come istituito con
decorrenza dal 2004, per cui l’obiettivo programmatico per il 2005 potrà
essere determinato sulla base della spesa sostenuta nel 2004 incrementata del
2%. La soluzione proposta, invece, relativamente alla questione dell’incremento
delle funzioni attribuite alla unione dal momento della sua istituzione ad oggi,
è la seguente:
a) per nuove funzioni gestite dal 2003, si applica l’incremento del 4,8%
sulla relativa spesa sostenuta nel 2003 e, qualora si fosse in presenza di
servizi avviati nel corso dell’anno, si proietta la spesa convenzionalmente
sull’intero esercizio;
b) per le nuove funzioni gestite dal 2004, si applica l’incremento del 2%
sulla relativa spesa sostenuta nel 2004 e, qualora si fosse in presenza di
servizi avviati nel corso dell’anno, si proietta la spesa convenzionalmente
sull’intero esercizio;
c) per le nuove funzioni gestite dal 2005, si incrementa convenzionalmente il
complesso delle spese per l’anno 2005 nei limiti dei trasferimenti disposti
dai comuni per il finanziamento di dette nuove funzioni.
Nel secondo caso l’Unione dei Comuni sostiene di non poter applicare la
norma generale sempre per l’impossibilità di confrontare i flussi finanziari
di spesa per il 2005 con quelli del triennio 2001-2003 preso come base, questa
volta, però, perché il numero dei comuni facenti parte dell’unione è
cresciuto nel corso del tempo. La soluzione prospettata dalla Ragioneria
generale, in questo caso, è imperniata sulla determinazione della spesa media
pro – capite (per abitante), ovvero:
a) la spesa media effettuata dall’unione nel triennio 2001-2003 (come
definita dal comma 24 della legge finanziaria 2005) deve essere rapportata alla
popolazione media dello stesso periodo;
b) la spesa media pro-capite di cui alla lettera a) deve essere incrementata
dell’11,5% (percentuale individuata dal comma 22 per le unioni di comuni);
c) l’obiettivo programmatico 2005 in termini di spesa media pro-capite (di
cui alla lettera b) deve essere moltiplicato per la popolazione di riferimento
dell’anno 2005, determinando così l’obiettivo programmatico 2005 in termini
di complesso delle spese.
Milano, 19 marzo 2005