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15 Settembre, 2002
Intitolare una via di Cremona ad Aldo Protti?
Le domande e le risposte che si pongono in una vicenda che coinvolge Cremona ed i cremonesi

Alcune domande ed alcune risposte attorno all'ipotesi di dedicare una via di Cremona ad Aldo Protti

Aldo Protti é stato una grande baritono di fama internazionale?
Si, lo é stato. Lo ricorda anche una targa esposta nel foyer del Teatro Ponchielli

Ma é stato anche fascista durante il ventennio?
Si, ma la cosa non influisce sulla valutazione se dedicargli una via o meno. Durante il ventennio molti, moltissimi sono stati fascisti.

Ma poi é stato anche dirigente del MSI?
Si, ma anche questa cosa non deve influire sulla valutazione. Il MSI era un partito rappresentato in Parlamento, dunque legalmente riconosciuto.

Allora perché i dubbi sulla dedica della via?
I dubbi non riguardano le idee politiche di Protti. E non hanno nulla ha che fare con l'ideologia. Ma riguardano fatti specifici, concreti, drammatici, avvenuti in valle di Susa tra il luglio 1944 e l'aprile 1945. fatti accaduti 60 anni fa, ma che non per questo vanno dimenticati. Durante quel periodo in Valle di Susa - vicino a Torino - si verificarono scontri furibondi tra le forze partigiane lì operanti e le truppe naziste, appoggiate e sostenute da una forte presenza di Brigate nere e di Guardie nazionali della repubblica di Salò.

E tutto questo cosa centra con Protti?
Facciamo un passo alla volta. Tra le forze partigiane operanti in valle di Susa si contavano oltre 100 partigiani cremonesi. Probabilmente per 'lavare quest'onta' Farinacci, ras fascista di Cremona e uno dei massimi responsabili della repubblica sociale di Salò, inviò in valle di Susa la II Compagnia di O.P. (Ordine Pubblico) della Guardia nazionale repubblicana, comandata dal capitano Messina e formata in grande prevalenza da cremonesi. Con ogni probabilità si contava sulla possibilità che i cremonesi della GNR potessero essere facilitati nella ricerca e nel riconoscimento dei partigiani cremonesi. La seconda compagnia si aqquartierò ad Avigliana, importante Comune della valle di Susa, e si mise a disposizione delle truppe naziste presenti in forza nella zona. Da Avigliana - tra il luglio del 1944 e l'aprile del 1945 - partirono 24 azioni militari condotte da tedeschi e fascisti (veri e propri rastrellamenti e/o puntate armate) portate contro le forze partigiane e nelle quali caddero anche civili. In totale nella valle di Susa e nelle valli vicine si contarono 2.024 caduti, 14 dei quali cremonesi.

Dunque é documentato che Aldo Protti prese parte a quelle azioni?
No, questo fatto non é né potrebbe essere documentato. In quei frangenti non c'era né la voglia né il tempo di documentare alcunché. Ma é documentato - per stessa ammissione autografa di Protti - che colui che doveva in futuro diventare baritono di fama mondiale, dal 1 luglio 1944 ed il 28 aprile del 1945 era aggregato alla II Compagnia O.P. comandata dal capitano Messina e si trovava per tutto quel periodo ed ininterrottamente ad Avigliana. E' certamente possibile che, nonostante ciò, non abbia preso parte a quelle azioni militari e violente. Resta però ragionevolmente verosimile che non si trovasse ad Avigliana per turismo.

Dunque é per questi fatti che non si ritiene di poter dedicare una via ad Aldo Protti?
Si, per questi fatti. Che - come é del tutto evidente - non hanno nulla a che vedere con questioni di carattere ideologiche né tanto meno vogliono demonizzare delle 'idee politiche'. Ad Avigliana ed in valle di Susa - tra il 1944 ed il 1945 - non si contrastavano 'democraticamente' delle idee. Ma si svolgeva una lotta cruenta, molto concreta e violenta, tra chi combatteva per la libertà e chi, al contrario, difendeva la tirannide.

Ciò non toglie che Protti, come grande baritono, abbia ben illustrato la sua città sui palcoscenici di mezzo mondo.
E' vero. Ed infatti come baritono la città ha deciso di celebrarlo con la targa posta nel foyer del Teatro Ponchielli. Altra cosa, altro significato assume la dedica di una via. Lì deve essere evidente il valore civico di una testimonianza. Cosa che, a ben vedere, nel caso in esame non parrebbe né adeguata né ragionevole. Anzi ....

Come mai i documenti di cui si parla sono stati resi pubblici solo ora?
Ciò testimonia a favore del mondo partigiano ed antifascista cremonese. Chi sapeva e/o era in possesso di quei documenti - una volta passato il periodo 'caldo' della Liberazione e del dopo Liberazione - decise di tenere la cosa in sordina. Passati gli anni, trascorso il tempo, sembrava più ragionevole ed accettabile stendere un velo pietoso sulla vicenda. Per evitare la riapertura di vecchie ferite. Per evitare sofferenze inutili ai superstiti, ai famigliari ecc. Ma un conto é sforzarsi di mitigare e lenire, un altro é addirittura accettare che la realtà venga ribaltata. Cremona, parecchi anni fa, ha giustamente dedicato una via a Deo Tonani, cremonese, comandante partigiano, caduto 21enne per la conquista della libertà il 29 marzo 1945 in valle di Susa. Deo Tonani cadde in uno scontro a fuoco con tedeschi e fascisti impegnati in un rastrellamento partito da Avigliana. E con lui cadde il vice comandante Sergio Rapuzzi, il 18enne 'Pucci', anch'egli cremonese. Chi ha sollevato l'idea di dedicare una via ad Aldo Protti non poteva non sapere che queste situazioni sarebbero venute a galla. Non si possono mettere sullo stesso piano coloro che morirono per la libertà e coloro che combatterono per difendere la tirannia.

E però in questa situazione c'é una famiglia che soffre ....
Certo, e il dispiacere è di tutti. Sarebbe stato meglio poter evitare questi momenti alla moglie ed ai figli di Aldo Protti (e d'altra parte proprio a questo fine sulla vicenda era stato fatto scendere un pietoso silenzio!). Ma c'é chi ha voluto testardamente ri-sollevare la questione. Sarebbe bastato non 'pretendere' troppo, sarebbe bastato documentarsi un po' meglio, sarebbe bastato essere meno superficiali nell'affrontare questioni così serie. Una volta, però, che le questioni vengono sollevate con superficialità ed una volta che la 'macchina' viene maldestralmente messa in moto, non é possibile, poi, pretendere che la verità resti nascosta. Con che coraggio avremmo potuto guardare negli occhi i famigliari di Deo e Pucci, e degli altri 12 caduti cremonesi in Valle di Susa? Con che forza avremmo potuto ricordare il sacrificio ed il martirio di chi ha combattuto per liberare l'Italia dal fascismo e dal nazismo occupante?

C'é chi afferma che i documenti raccolti non provano nulla.
E’ vero, c'é chi lo afferma. Ed é davvero incomprensibile. Dispiace che tra costoro ci siano anche i famigliari. Ad Avigliana - tra il luglio del '44 e l'aprile del '45 - la Guardia nazionale repubblicana non c'era sicuramente andata per fare una gita fuori porta! E non risulta che, tra i cremonesi della GNR presenti in valle di Susa, ci sia stato qualcuno che si fosse ribellato di fronte alla bestialità dei rastrellamenti effettuati. Nessuno si defilò, nessuno disertò. Tutt'altro! I cremonesi della GNR presenti ad Avigliana rimasero lassù fino all'ultimo giorno, fino al 28 aprile del 1945, a Liberazione avvenuta. E a ben vedere nessuno dovette subire gravissime vessazioni, dopo la Liberazione. E di ciò non solo nessuno si considerò in dovere di ringraziare, ma nemmeno nessuno si sentì in dovere di chiedere scusa. Anzi ..... negli anni del dopoguerra qualcuno di loro ha potuto rappresentare quella esperienza in piena libertà, all'interno delle istituzioni democratiche. Sarebbe interessante chiedersi, a parti invertite (se cioé la guerra fosse stata vinta da nazisti e fascisti) quali possibilità avrebbe avuto l'antifascismo di essere rappresentato nelle istituzioni. Con ogni probabilità le stesse che aveva avuto durante il ventennio! Cioé nessuna!

di Red

 


       



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