Egregio Direttore
A quanto pare l’Europa della moneta unica non basta, bisogna costruire
senza indugio l’Europa dei diritti rendendo più sicura questa casa
traballante per le decine di milioni di Europei colpiti da una qualsiasi forma
di disabilità. La casa dei diritti in questo caso è angusta e quindi scomoda.
Eppure timidamente qualcosa sembra si stia movendo, l’Europa attraverso i suoi
organismi deliberanti ha focalizzato l’attenzione sul concetto di
accessibilità per i disabili applicato a tutte le forme dell’interazione
sociale e ambientale e quindi della normale vita quotidiana.
Ostacoli architettonici, barriere culturali, sofferenza dei conti economici
legati ad inaccettabili parametri di compatibilità, sono ostacoli sistematici e
sono la principale esclusione dei disabili dall’agire quotidiano e che
permetta loro di partecipare attivamente al progetto di costruzione di una vita
dignitosa per sè e per gli altri. Nel nostro Paese poi mancano mezzi di
trasporto accessibili, limitate sono le possibilità di istruzione, manca una
adeguata ed efficace assistenza, insomma la persona che non possiede le sue
complete facoltà fisiche non è una risorsa disponibile o un patrimonio la cui
potenzialità sarebbe tutta da scoprire e valorizzare. Al contrario e qui sta la
meschinità che è una delle barriere più difficili da superare, prevale la
concezione che il disabile sia un peso, un freno, un problema. Non si ha tempo
che per se stessi e per la salvaguardia del proprio effimero benessere, del
proprio apparire, quindi non bisogna farsi distrarre o peggio attardare da
coloro che devono condividere loro malgrado, i ritmi molto più blandi di una
vita quotidiana resa complicata dalla insuperabilità di simili barriere
culturali.
In Europa dicevo sembra vada diffondendosi un nuovo germe, quello della lotta
alla discriminazione e per la prima volta tra questa ci si mette anche la
disabilità. Mi auguro che tale germe contamini l’intera Europa. Meglio tardi
che mai.
Finalmente sembra prevalere il concetto che l’accessibilità del vivere
quotidiano e quindi della partecipazione è legato anche e soprattutto al
concetto di mobilità. E qui sta il punto cruciale, il non godimento di questa
possibilità pone un insormontabile ostacolo al godimento dei diritti dei “disabili”,
pone di fatto un muro di mezzo tra il cittadino disabile ed il patto di
cittadinanza scritto dai padri Costituenti di questo Paese, tutti uguali non
solo davanti a Dio in un altro mondo ma anche e soprattutto di fronte al diritto
ed alla concretezza di questo di mondo. L’handicap non è solo la condizione
propria del disabile ma è una conseguenza anche di un rapporto frustrante ed
invalidante con la società e l’ambiente. La possibilità di un cittadino di
avere una funzione nella Società in cui vive dipende anche e molto dalla
capacità della società stessa di adattarsi agli individui e quindi alle loro
differenze, alle loro specificità e di conseguenza anche alle loro limitazioni
fisiche che fanno definire una persona “disabile”. In questo campo c’è
molto da fare a cominciare proprio dalla sensibilità di ognuno di noi ma anche
e soprattutto dagli Enti che devono curare gli aspetti procedurali e che devono
sempre essere allertati in questo senso. Essi devono fare in modo che tutti i
progetti nuovi o di ammodernamento di servizi ed infrastrutture debbano
rispondere alla esigenza della accessibilità per tutti, non solo mettendo a
norma, che è già qualcosa anche se molto riduttivo ma inserendo questo modo di
procedere in un progetto organico di città e di ambiente armonioso e sano.
Eppure nonostante tutte queste considerazioni sacrosante il nostro governo,
cosi attento ed intransigente rispetto alla vita che verrà, per mano del
ministro Maroni emana la circolare del Ministero del lavoro del 21 febbraio 2005
che modifica il computo delle quote di riserva per l’assunzione al lavoro
delle persone disabili. Questa nuova circolare interpreta negativamente il
contenuto dell’ art.18 della legge 68/99 limitando pesantemente la platea dei
lavoratori su cui applicare le quote di riserva e quindi le opportunità di
lavoro in favore dei cittadini disabili. Per avere gridato per mesi il proprio
amore per la vita ed in difesa della vita non c’è male. O forse sbaglio io
perché la vita di un disabile forse non è vita, almeno non è confrontabile
con quella dell’embrione di cui tutti dovremmo avere o abbiamo grande
rispetto.
Angelo Ongari