15 Settembre, 2002
Il PdCI: La vergogna delle stragi
«Ci sono nuovi bambini da computare nell'orrendo avvilupparsi di questo modello canceroso di mondo»
Egregio Direttore
Dobbiamo purtroppo aggiornare il nostro distratto contamorti. Ci sono nuovi
bambini da computare nell'orrendo avvilupparsi di questo modello canceroso di
mondo. Ci sono nuovi piccoli corpi che non si potranno nemmeno ricomporre, che
sono morti fra il desiderio di una caramella ed il tritolo spietato e vigliacco,
simboli di un tentativo di mistificare la guerra. Non c'è pietà, in guerra, e
non da oggi. La vergogna di queste stragi, che pesano sulla coscienza di
chiunque sappia cos'è un figlio, svelano prepotentemente l'imbroglio dei
saltimbanchi del lessico, che studiano di notte nuove formule retoriche per
giustificare la guerra, che diventa di volta in volta giusta, necessaria,
democratica, fino all'insulto più ignobile: umanitaria. I piccoli morti
dilaniati dall'esplosivo criminale del kamikaze probabilmente non sapevano cosa
sia, né dove sia Londra, né sapevano che qualcuno ha straziato in loro nome
uomini e donne a Madrid. Chiediamo a qualcuno che conosciamo dove si trovi
l'Iraq sulla carta geografica, con quali Paesi confini, quanto disti dai confini
di quella grande mistificazione che è oggi l'Europa, quanti abitanti abbia.
Dopo anni di ragionamenti, di certezze sulle colpe e le origini dei mali di quel
posto, nessuno o quasi sa nulla. A che serve sapere? Cos'è la critica
consapevole? Ci basta e avanza il lavacro offerto alle nostre coscienze dalla
propaganda, che non esitiamo a chiamare informazione, quella propaganda che ci
dà ricette, analisi, notizie già selezionate e pronte per essere consumate.
Quattro salti nella padella della convinzione precotta, apriamo la busta
televisiva e mangiamo. È buono, si digerisce facilmente, non ingrassa e non
fatichiamo a cucinare. Fidiamoci del mercato, che pensa a tutto. Proprio a
tutto. Anche a rimuovere gli ostacoli al suo procedere, nel nostro interesse di
consumatori, con qualunque mezzo. Mica siamo noi, che facciamo la guerra: sono
loro che si difendono. Se quei sottosviluppati si fossero arresi, avessero
capito che il colonialismo in fondo è buono, costruisce qualche strada,
l'ospedale e anche qualche scuola, nessuno di loro avrebbe sparato. Anzi,
avremmo consentito loro di eleggere un governo che non dovevano neanche
sforzarsi di costruire, di scegliere, di decidere: glielo davamo già noi.
Precotto o in scatola di montaggio. Chissà se i fratelli di quei bambini, se
riusciranno a crescere, penseranno tutto questo. Chissà se ripudieranno la
guerra come una volta faceva l'Italia, o se invece accetteranno la lezione della
loro esperienza di vita, e da rozzi e superficiali sottosviluppati vedranno solo
la guerra e la vendetta nei loro ristretti orizzonti. Chissà se a qualcuno
viene in mente che i morti di Londra e di Madrid sono fratelli di quei piccoli
insignificanti extracomunitari. Chissà se un giorno la verità potrà prevalere
sulla propaganda, così che giustizia non vorrà più dire debolezza, pace non
vorrà dire cedimento, resistenza non vorrà dire terrorismo. La condanna,
l'esecrazione, la disperazione stessa di fronte ad attentati ignobili come
quello di Baghdad sono solo una delle mille facce della guerra: stupri,
sequestri, vendette personali, commerci di tutti i tipi, umiliazioni, torture,
smarrimento di qualsiasi regola sono fatti quotidiani. Ma la guerra sta
cambiando anche noi, anche i luoghi ed i paesi dove non si combatte sul campo,
si stanno abituando ad un uso confidenziale con la violenza. Dai videogames alla
moda, dal cinema al linguaggio ai comportamenti più banali stanno diventando un
enorme conformistico abituarsi alla legge del più forte, alla prepotenza, alla
sopraffazione. Tre secoli di illuminismo persi per qualche miliardo di dollari.
Aggiorniamo il nostro bodycounter. Ma sbrighiamoci, perché il
mercato punisce chi resta indietro.
La segreteria del Partito dei Comunisti Italiani - Cremona
 
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