Interrogazione urgente del consigliere Andrea Ladina (Verdi) per una
relazione in Consiglio sull'impianto di smaltimento di rifiuti speciali di
Sospiro.
Il testo:
Da oltre un anno l'impianto di trattamento e smaltimento di rifiuti speciali
della "Compostaggio cremonese" situata in territorio del comune di Sospiro è
chiuso per disposizione dell'autorità giudiziaria.
All'interno dell'impianto, tuttavia, vi è stipata una notevole quantità di
materiali e di rifiuti che, nei giorni scorsi, hanno dato vita a processi
di autocombustione con conseguenze sul piano igienico ed ambientale.
Poiché l'argomento, a seguito di interrogazioni consiliari specifiche è stato
affrontato in Commissione Ambiente nel corso del 2005 dove si è prodotto un
documento finale di indirizzo politico per risolvere la questione si chiede alla
Giunta provinciale di sapere:
1. le ragioni del mancato svuotamento, a tutt'oggi,
dei rifiuti stipati nei capannoni della "Compostaggio cremonese" dal momento che
l'impianto non è più in funzione;
2. i passi formali messi in atto dalla Provincia
presso l'Autorità giudiziaria competente al fine di accelerare la dismissione
funzionale dell'impianto e liberare i capannoni di materiali e rifiuti
facilmente preda di fenomeni di autocombustione.
Il capogruppo dei Verdi nel Consiglio provinciale di Cremona
Andrea Ladina
In risposta all’interrogazione urgente del Consigliere Andrea Ladina in cui
chiedeva una relazione in Consiglio sull’impianto di compostaggio sito in Comune
di Sospiro – loc. Tidolo
In merito all’interrogazione di cui all’oggetto, prima di rispondere ai
quesiti posti dal Consigliere Ladina, si premette un breve aggiornamento di ciò
che è accaduto dal settembre 2005 ad oggi.
La Provincia veniva informata dalla stessa Ditta, nel settembre dello scorso
anno, che la Procura di Busto Arsizio aveva emesso il provvedimento con cui si
autorizzava la Ditta all'accesso agli immobili posti sotto sequestro per
permettere tutte le operazioni utili alla manutenzione del compost e dei rifiuti
stoccati all'interno dei capannoni.
Successivamente, a seguito di contatti intercorsi con gli amministratori del
comune di Sospiro, si è venuti a conoscenza che gli stessi, nel dicembre dello
scorso anno, sono stati ricevuti dal P.M. della Procura della Repubblica di
Busto Arsizio, dott.ssa Roveda, che si occupa dell’inchiesta, la quale ha fatto
presente:
di non essere in grado di fornire informazioni dettagliate relative al
sequestro dell’impianto essendo in corso un’indagine coperta da segreto
istruttorio;
a fine gennaio sarebbe venuta a conoscenza dei risultati analitici effettuati
a suo tempo nell’impianto in argomento e solo allora si sarebbe potuto affermare
se l’insediamento avesse necessitato o meno di bonifica;
si sarebbe proceduto, entro gennaio 2006, al dissequestro dell’impianto
informando la Provincia competente.
In data 10.2.2006 gli Uffici del Settore Ambiente hanno ricevuto una nota/fax
dai NOE di Milano (Nucleo Operativo Ecologico) con cui si trasmetteva l’atto in
cui:
si autorizzavano i titolari della ditta ad effettuare lo smaltimento, come
rifiuto pericoloso, del compost stoccato nel capannone essendo contaminato da
olii minerali;
si disponeva che per il resto dei rifiuti in maturazione nel capannone si
sarebbe dovuto procedere, al fine di ogni ciclo di trattamento, ad analizzare il
compost e i sovvalli. Inoltre, se le analisi di questi ultimi avessero
dimostrato che gli stessi fossero stati ancora contaminati da olii minerali,
anch’essi sarebbero dovuti essere smaltiti come rifiuti e non riavviati al ciclo
di trattamento;
si disponeva che il prelievo dei campioni avrebbe dovuto effettuarlo ARPA.
Si osserva che, nelle premesse dell’atto sopra citato, si legge che
permangono le condizioni che avevano giustificato il sequestro dell’impianto, in
quanto il libero utilizzo del compost in stoccaggio od in fase di lavorazione
avrebbe potuto aggravare le conseguenze che hanno causato il danno ambientale.
In data 15.2.2006, a seguito di una richiesta telefonica, si è tenuto un
incontro presso gli Uffici del Settore Ambiente con il Sig. Toninelli,
proprietario dell’impianto, accompagnato dal consulente Sig. Rustichelli,
motivato dal fatto che, nelle disposizioni della Procura, la Provincia viene
citata con ARPA quale Ente delegato ai controlli per quanto di competenza.
Durante l’incontro il Sig. Toninelli, oltre ad aver ribadito l’estraneità ai
fatti addebitatigli ed ad aver confutato i risultati a cui è pervenuto il CTU,
questioni di cui comunque questi Uffici non sono competenti nel merito, hanno
chiesto la disponibilità di questi ultimi nell’eventuale coordinamento delle
attività che verranno disposte dalla Procura.
La nota/fax dei NOE di Milano sopra citata conclude facendo presente che
sarebbero seguiti accordi con il personale operante, pertanto anche con il
Settore Ambiente, per fissare un calendario sulle varie attività delegate da
compiere con l’ARPA competente per territorio.
Da allora questa Provincia non ha avuto ulteriori comunicazioni in merito.
Per quanto riguarda i quesiti dell’interrogazione in argomento, si fa
presente quanto segue:
Solo alla fine dello scorso maggio (23.5.2006) è stato trasmessa a questi
Uffici una nota/fax dei NOE di Milano con allegata la sentenza dei Tribunale del
Riesame di Varese che rigetta l’impugnazione proposta dalla Ditta circa il
dissequestro degli impianti e contestualmente dispone di procedere velocemente
allo smaltimento dei rifiuti sotto il controllo degli organi territoriali
interessati; quasi contemporaneamente si sono verificati gli episodi di incendio
presso gli impianti.
Alla luce di tale nuovo provvedimento, in data 30/5/2006, presso questi
Uffici, è stato organizzato un incontro tra i rappresentanti del Comune di
Sospiro, della locale ARPA e del Nucleo Operativo Ecologico di Milano per
definire le rispettive competenze, ciascuno per il proprio ambito d’intervento.
Durante la riunione il Comune ha fatto presente che, nonostante i solleciti
rivolti in più occasioni alla Ditta, dettati soprattutto da motivi di carattere
igienico-sanitario, la stessa ditta non ha manifestato la volontà di procedere
ad una celere rimozione dei rifiuti stoccati.
Dall’incontro è emersa, comunque, la necessità di far pressione sulla ditta
affinché dia seguito all’ordine impartito dalla Procura di Varese; è stata
pertanto inviata una nota con cui si richiede in un tempo limitato, quantificato
in dieci giorni, un cronogramma dei lavori di rimozione dei suddetti rifiuti,
che riporti in dettaglio le fasi, i tempi e le modalità di allontanamento degli
stessi, al fine di ottimizzare i successivi controlli delegati dalla Procura di
Busto Arsizio agli organi territoriali preposti.
La scadenza è prevista alla metà di giugno 2006. Ad oggi non è pervenuta
ulteriore documentazione.