15 Settembre, 2002
LE CONFESSIONI DI PRETE OTTUAGENARIO.
Mentre leggevo su “Panorama” n. 49 del 07/12/06 che “l’inquinamento che provoca l’ex Italsider (la grande Acciaieria di Taranto)
Caro direttore,
da sempre fortemente impegnati ed attenti alle problematiche della locale comunità
di Cavatigozzi, intendiamo portare all’attenzione
dell’opinione pubblica, per il tramite del
suo “supporto telematico”, (mai limitato alle “mura domestiche”), una
lettera tanto veritiera quanto sofferta di
un “ottuagenario” sacerdote che a Cavatigozzi
spese anni intensi di autentico apostolato
presso la locale comunità.. Intendiamo altresì
esprimere il nostro ringraziamento per il
coraggioso “atto d’amore” verso tutti gli
abitanti della frazione medesima..
LE CONFESSIONI DI UN OTTUAGENARIO.
Mentre leggevo su “Panorama” n. 49 del 07/12/06
che “l’inquinamento che provoca l’ex Italsider
(la grande Acciaieria di Taranto) soffoca l’intera città” e ancora
che “quando tira vento si alzano nuvole impalpabili….che
penetrano dappertutto: polmoni compresi”
ho pensato per ovvia connessione al conclamato
ampliamento dell’Acciaieria tra Cavatigozzi
e Spinadesco. Devo proprio “confessarmi”:
confessare vuol dire riconoscere! Allora
confesso cioè riconosco che questo mio scritto
di protesta e di denuncia non servirà affatto
a far cambiare ciò che purtroppo ormai è
già stato deciso. Tuttavia servirà almeno
a far sentire una voce, vecchia ma non spenta,
della Chiesa cremonese, che si alza a difesa
dell’uomo, se è vero com’è vero che è dovere
della Chiesa non solo di annunciare il Vangelo
ma anche di denunciare qualsiasi cosa che
possa minacciare qualsiasi bene dell’uomo,
compresa la salute. Ma confessare vuol dire anche manifestare:
devo manifestare, per un’esigenza di coscienza,
la mia forte preoccupazione perché detto
ampliamento, a ridosso dell’abitato, potrà
provocare un ulteriore degrado dell’ambiente
umano a danno di tutta la frazione di Cava.
Ho letto di 400 mila tonnellate/anno di CO2,
di un miliardo/anno di metri cubi di risorse
idriche, di polveri inquinanti l’aria. Trovandomi
appunto a passare in questi giorni da quelle
parti, ho notato una montagna di ceneri (polveri
o scorie residue di fusioni, credo!) che
basterebbe un po’ di vento per rovesciarle
su tutta la zona. Sia ben chiaro che né intendo, né pretendo rappresentare
la comunità di cui sono pur stato Parroco,
tuttavia devo anche “confessare”, cioè “rivelare”
i malcelati timori di molti miei ex-parrocchiani
i quali, trovandomi in città, mi hanno manifestato
ormai da qualche mese: “ma quale futuro Cava
riserva per i nostri bambini?” (ecco una delle tante proteste sentite!).
Non posso fare a meno di chiedere: perché
non si è pensato di approfittare di aree
meno a ridosso dell’abitato? Risulta a tutti
che esiste un’asta del Canale Navigabile
di ben 10 km del tutto deserta da industrie: ma non era possibile…..?
L’ultima “confessione” (last but not least!):
ho letto che contro le proteste si risponde
che “il nuovo complesso permetterà 500 assunzioni”. Dato e concesso
il vantaggio innegabile di 500 nuovi posti
di lavoro, a parte i dubbi, perché l’automazione
genera licenziamenti e non assunzioni, ho
l’impressione, (e qui vorrei proprio sbagliarmi)
che si vuol barattare il possibile/probabile
pericolo con il possibile/probabile vantaggio
di nuove assunzioni…….Mi sa di un’abile “offa”
gettata in bocca per tappare appunto la bocca
a chi protesta. Ma allora siamo proprio sicuri
che i possibili guadagni (assunzioni) superano
le possibili perdite (in vittime umane)?
don Sergio Foglia (sergio.foglia@fastwebnet.it)
UN GRAZIE A DON SERGIO FOGLIA
Siamo abitanti e parrocchiani di Cavatigozzi
e desideriamo esprimere a don Sergio Foglia
i nostri ringraziamenti per le “confessioni”
espresse in merito all’ampiamento dell’Aciaieria
tra Cavatigozzi-Spinadesco. Condividiamo
totalmente quanto don Sergio denuncia e non
abbiamo nulla da aggiungere; tuttavia desideriamo esprimere alcune riflessioni. Don Sergio
è stato Parroco di Cava per molti anni e
non l’ha dimenticato; con il suo intervento
dimostra che ancora ci vuole bene e continua
ad interessarsi dei problemi della comunità
che ha servito ed educato alla fede ed all’ascolto
della Parola. Ha il coraggio di manifestare
la propria opinione in piena onestà intellettuale,
senza condizionamenti e sa dire ad alta voce
ciò che molti pensano o sussurrano, ma non
hanno l’audacia di esprimere. Quando si tratta
di scelte importanti che riguardano il bene
comune, riconosce alla comunità il diritto
di esporre liberamente le proprie convinzioni
e di confrontare le diverse opinioni per
scoprire le soluzioni migliori. Non rinuncia
a dichiarare la sua opinione, cercando di
risvegliare le coscienze non solo dei suoi
ex parrocchiani, ma di tutti i cristiani
che devono perseguire il bene comune e non
solamente interessi particolari.
Grazie don Sergio, perché facendo sentire
“una voce” vecchia ma non spenta, della Chiesa
cremonese, che si alza a difesa “dell’uomo”,
ancora una volta ci hai dato una lezione
di coerenza.
Luigi Frigoli, Giuseppe Aradori,Pietro Alquanti, Giorgio Carnevali
 
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