15 Settembre, 2002
Ipotesi circa la fase costituente del PD (di Deo Fogliazza)
Qualche domanda (e qualche risposta) sulla Road Map dopo i Congressi nazionali dei DS e della Margherita
Ad ottobre (o novembre??) si terranno le elezioni (non le primarie come erroneamente si continua a dire) - che mi auguro avranno carattere proporzionale - di donne e uomini delegati a comporre l'Assemblea Costituente per il Partito Democratico.
Mi pongo alcune domande e rischio qualche risposta.
Prima domanda: Chi comporrà la platea degli elettori?
Mi auguro si decida che la platea degli elettori corrisponda a tutti quei cittadini che aderiranno al 'manifesto dei 12 saggi' (unico, per ora, documento unitario esistente). Mi auguro che tale adesione sia lasciata libera e che possa essere effettuata anche fino all'ultimo giorno utile (quello delle stesse elezioni) direttamente al seggio, attraverso la firma di adesione, il versamento di una quota (5-10 euro?) ed il nulla osta all'utilizzo dei propri dati sensibili.
Seconda domanda: Come sarà composta l'Assemblea Costituente?
Mi auguro che l'assemblea costituente venga composta, tutta, da delegati eletti secondo la regola democratica: "Una testa, un voto". Escludendo perciò qualsiasi ricorso a quote di riserva o prestabilite.
Terza domanda: da quanti delegati é composta l'Assemblea Costituente?
Io credo debba essere un'assemblea ampia e rappresentativa. Grosso modo tra i 1000 ed i 1500 delegati. Per l'ambito di elezione potrebbe andare bene l'indicazione recentemente avanzata da Salvatore Vassallo sul Corriere della Sera (prendere come riferimento i Collegi senatoriali della legge Mattarella). Vassallo poi propone che in ciascun collegio vengano eletti 5 delegati (ed essendo i collegi 232, il totale del delegati sarebbe 1160). Mi sembra una forzatura che ogni collegio elegga un pari numero di delegati. A me pare che la quantità di delegati per collegio debba venire "ponderata" attraverso il riferimento al numero di voti raccolti nelle elezioni politiche (lista Ulivo? Camera e Senato? una media tra questi? ... si potrà vedere....), in maniera che i territori possano esprimere delegati sulla base di una effettiva rappresentanza. L'idea potrebbe essere che - sulla base di quei dati elettorali e della relativa ponderazione - ogni collegio possa eleggere da un minimo di 2 delegati (per i collegi dove l'Ulivo é più debole) ad un massimo di 8 delegati (dove l'Ulivo é più forte).
Quarta domanda: come lavora l'Assemblea e cosa deve produrre?
In generale credo debba essere chiamata a produrre: Statuto del Partito Democratico, Carta fondamentale dei valori, progetto organizzativo del Partito, regole per elezione degli organismi di partito e per la selezione dei candidati alle elezioni. Per raggiungere questi obiettivi dovrà lavorare in seduta congiunta ed in sessioni di lavoro, suddivisa per Commissioni e Gruppi di lavoro. Ragionevolmente l'impegno si potrà sviluppare dall'autunno 2007 alla primavera 2008. In questo periodo si dovrà fare in modo che il rapporto con i territori (incontri-assemblee-riunioni durante i vari weeek end) e con la rete degli aderenti (anche attraverso il web) sia continuo ed approfondito. Una volta terminati i lavori, la platea degli aderenti al PD dovrà essere chiamata ad approvare o meno i documenti prodotti dall'Assemblea Costituente, ancora attraverso l'espressione di un voto, libero e segreto. Potrebbe essere quella l'occasione anche per eleggere il nuovo leader nazionale del Partito Democratico.
Quinta domanda: come si eleggono i delegati?
Come già detto, secondo la regola "Una testa, un voto". E dunque ponendo in lizza candidati che si presentino su liste separate e concorrenti. Le liste dovranno/potranno contenere un numero minimo di nomi (quanti sono i delegati da eleggere) ed un massimo di nomi (il doppio dei delegati da eleggere). Gli elettori potranno esprimere un massimo di due preferenze.
Sesta domanda: quali liste?
Eviterei come la peste l'ipotesi di liste di partito o che possano presentarsi con simboli di partito o di associazione. Va da subito sparigliato il mazzo, attraverso la presentazione di liste che facciano riferimento alle diverse sensibilità politiche che animano-compongono-danno vita al PD. Insomma, venga data la possibilità ai cittadini-elettori-aderenti al PD di scegliere fra candidature riconducibili a diversi disegni politici. Ce ne sono (e meno male che ce ne sono!).
I liberal (presenti nei DS, nella Margherita, nelle associazioni ecc ecc) presentino liste di liberal; i laburisti (presenti nei DS, Margherita, associazioni ecc) presentino liste di laburisti, e così via. Per far maturare un simile situazione, occorrerà che - subito dopo i congressi nazionali di DS e Margherita - venga dato avvio ad un'azione di confronto e di riconoscimento delle diverse sensibilità e dei diversi disegni politici. Azione dalla quale nascano poi situazioni che possano dar vita (nazionalmente e localmente) alle liste indicate.
Presentare liste di associazioni (la famigerata "terza gamba") non farebbe che legittimare, di converso, la presentazione di liste di partito. E ciò sarebbe la tomba di qualsiasi novità vera.
Settima domanda: quali modalità di 'campagna elettorale'?
La gestione della vera e propria campagna elettorale alla quale si darà vita dovrà essere nelle mani dei "Tavoli provinciali" e del "Tavolo nazionale" - che funzionino come vera e propria "Cabina di regia" dell'intera fase che inizierà appena dopo i congressi e terminerà con le elezioni di ottobre/novembre. Detti "Tavoli" dovranno prevedere la presenza paritaria di responsabili dei partiti e delle associazioni/movimenti che danno vita al PD. La cosa fondamentale é che le regole e le norme che governeranno la "campagna elettorale" dovranno essere davvero democratiche, assicurando a tutti i concorrenti (liste e candidati) pari possibilità di partecipazione, di comunicazione e di confronto. Obbiettivo di fondo: evitare al massimo che, - anche qui, come nel mercato - prevalga l'articolo "Quinto", quello secondo il quale ..... chi ha i soldi (o il potere) , ha vinto!
Questo il percorso e le tappe che immagino dovranno realizzarsi.
Chi deciderà attorno a queste questioni? Terminati i congressi nazionali di DS e Margherita, venga data vita a quello che ho provato a definire come "Tavolo nazionale" - al quale siedano i partiti, le associazioni, i movimenti ecc ecc. Ed in quel "Tavolo" vengano concordate modalità, norme, regole e procedure. In uno spirito che si ispiri alla seguente indicazione generale: meglio abbondare in generosità che tenere il braccino corto.
Dunque: massima apertura, massima inclusione, massima democrazia.
Deo Fogliazza
 
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