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 Politica

15 Settembre, 2002
Nel Partito Democratico per la rivoluzione liberale
Convegno dei LiberalDS venerdì 2 marzo a Roma - Un Comunicato di Enrico Morando ed un intervento di Michele Salvati

I Liberal DS promuovono un convegno a Roma venerdì 2 marzo ore 14.00 presso l'Hotel Nazionale Sala capranichetta.

ENRICO MORANDO: «CONTRO LA CRISI: PARTITO DEMOCRATICO E RILANCIO DEL BIPOLARISMO»
«Ha ragione Prodi sulla sua autorità decisionale e torto D'Alema sul modello tedesco»

COMUNICATO STAMPA
del senatore Enrico Morando, leader Liberal DS
Roma 28 febbraio 2007

«Noi liberal DS venerdì 2 marzo alle ore 14.00 a Roma (Hotel Nazionale, Sala Capranichetta) discuteremo di Partito Democratico e rilancio del bipolarismo con Stefano Ceccanti, Nicola Rossi, Roberto Villetti, Antonio Polito, Paolo Giaretta e Natale D'Amico, alla presenza di Piero FASSINO, nel convegno "I liberal DS per la Rivoluzione Liberale nel Partito Democratico"».

«Base della nostra discussione un documento redatto da MICHELE SALVATI».

«Per superare l'attuale crisi di governo e la perdurante crisi del sistema politico è necessaria una forte accelerazione per la costituzione del Partito Democratico: senza un grande partito riformista a vocazione maggioritaria, l'intera coalizione non possiede la forza politica necessaria per guidare l'Italia nell'immane sforzo di cambiamento che le aspetta».

«Ha ragione Prodi: a lui deve essere riconosciuta l'autorità di esprimere in maniera unitaria la posizione del governo in caso di contrasto. Più in generale, per accrescere il potere del premier di turno è indispensabile un rafforzamento del bipolarismo attraverso una modifica della legge elettorale che favorisca il bipartitismo».

«Ha torto D'Alema, dunque, nel dichiarare disponibilità verso il modello elettorale tedesco che in Italia determinerebbe la fine del bipolarismo. Se il Paramento non è in grado di modificare la legge elettorale in tal senso, allora c'è il Referendum elettorale».

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Per l'organizzazione del Convegno
"I Liberal DS nel Partito Democratico per la Rivoluzione Liberale"
venerdì 2 marzo ore 14.00 Roma - Hotel Nazionale sala Capranichetta
rivolgersi a Antonio Funiciello 339 449 1100 - 06 6706 4198 - liberal@dsonline.it

******************

Cari compagni, davvero volete allearvi coi depositari dell’orgoglio comunista?
di Michele Salvati

Cari compagni socialisti, ma è vera la storia che sta circolando, che vi apprestereste a fare fronte comune con Mussi e Salvi, avendo come prospettiva una spaccatura nel prossimo congresso Ds e poi la costituzione di un altro partito che si aggiungerebbe alla lista dei tanti nani che sgambettano nella sinistra? Non riesco a credere che vi spingereste più in là, a una alleanza o a una fusione con chi ancora si fregia del nome comunista, cosa che pure sta nelle prospettive di coloro con i quali vi mettereste assieme. Ma anche così la cosa mi sembra strana, uno scambio dei nomi con le cose, una anteposizione di sentimenti identitari a orientamenti politici effettivi. E anche con i nomi e i sentimenti non ci siamo: se togliamo Macaluso e qualche altro sincero riformista, come fate ad allearvi con coloro che fino a ieri, quando senti vano la parola socialista o socialdemocratico, reagivano quasi con ribrezzo; con chi a voi si alleerebbe per ragioni strumentali; con i depositari dell’orgoglio comunista re stati nei Ds?

Quando poi dai nomi e dai sentimenti passiamo alle cose e alle politiche le stranezze aumentano. La distanza che separa le vostre concezioni da quelle della sinistra Ds in materia di politica estera e politiche economiche- sociali l’avete misurata infinite volte: non è forse molto superiore a quella che vi se para da Rutelli e Fassino? Certo, con la Margherita c’è l’ostacolo di una interpretazione stringente della laicità, diventato più ingombrante per le recenti posizioni delle gerarchie ecclesiastiche, e da alcuni di voi maggiormente sentito dopo l’esperienza della Rosa nel Pugno. E poi c’è il problema del Pse, che chi lavora per il Partito democratico non può sciogliere in tempi brevi. Problemi e ostacoli che non sottovaluto ma che, messi sulla bilancia, per qualsiasi persona di buon senso pesano assai meno di quelli relativi alle fondamentali politiche di cui un governo deve occuparsi. E alla politica estera soprattutto, come si è appena visto.

Ma la storia che ho sentito è sicuramente falsa, una delle tante leggende metro politane che circolano in questi giorni confusi. Fassino, nel recente scambio su questo giornale, non è riuscito a convincere Boselli e io neppure ci tento. Mi limito a elencare in modo apodittico alcune conclusioni cui sono arrivato in merito al processo di costruzione del Pd, E poi a estendere ai compagni socialisti un invito.

1) La crisi di governo rende più urgente la costruzione del partito. Nei prossimi giorni vedremo come la crisi sarà risolta, valuteremo le probabili tappe successive e i tempi che ci separano dal le prossime elezioni politi che. Ma di certo oggi è difficile dare per scontato lo scenario in cui avevamo inserito il processo costituente: assemblea l’anno prossimo, battesimo alle elezioni europee, poi le regionali e infine le politiche nel 2011. E possibile che tutto si acceleri e non è escluso che il Pd, se veramente lo si vuol fare, riceva il suo battesimo di fuoco in elezioni politiche anticipa te. Se pure si farà in tempo.

2) Se così sarà, allora la costruzione del nuovo partito dovrà essere l’evento cardine della campagna elettorale, la grande innovazione che il centrosinistra propone ai suoi elettori, la rottura di continuità con un passato di frammentazione e di conflitti identitari incomprensibili per gran parte di chi ci vota. Ma per avere questi effetti, la costruzione del partito dev’es sere democratica e coinvolgente, veramente “una testa, un voto”, come caparbiamente insiste Salvato Vassallo. Questo vuol dire che la platea congressuale non dev’essere formata per quote dai due partiti che (per ora) sostengono l’iniziativa. Dev’essere formata mediante una registrazione aperta a tutti coloro che sono interessati e accettano il Manifesto che è appena stato redatto. Che non è il meglio possibile, ma è un massimo comun denominatore accettabile tra le idee che circolano nella sinistra democratica: per avviare il processo può bastare. In questa convocazione di registrazione (carte d’identità al la mano), chi si registra paga un piccolo contributo e riceve copia delle mozioni che saranno presentate all’assemblea costituente, ognuna delle quali avrà una sua lista di candidati. Lasciato il tempo necessario per la campagna elettorale, dovrà esserci una seconda convocazione di coloro che si sono registrati nella prima, con il voto per le mozioni e di conseguenza dei candidati associati ad ognuna di esse. La platea congressuale sarà formata in questo mo do e non vedo in quale altro possa costruirsi democratica- mente, dopo un confronto effettivo, esteso da chi la pensa come me a chi la pensa come Mussi, se deciderà di partecipare.

3) Ci sono molti problemi che vanno risolti per organizzare una consultazione de mocratica di questo genere. Ma se il principio è accettato, essi non sono insuperabili. E il principio di fondo è che i partiti promotori non formano la platea congressuale per quote e non si spartiscono le cariche dirigenti nello stesso modo. Insomma, un po’ rischiano. Di fatto, poi, gran parte di coloro che si registreranno saranno iscritti ai partiti del centrosinistra: non ci si può aspettare un’affluenza neppure comparabile alle primarie per Prodi. Ma anche i movimenti e le associazioni che si agitano nella nostra area, spesso in polemica con i partiti, avranno la loro chance e non potranno poi lamentarsi di essere stati esclusi: se ci sono, battano un colpo.

4) Se il percorso costituente sarà quello appena accennato o uno analogo (il diavolo sta nei dettagli, si di ce: ma in questo caso non lo credo), il suo impatto entusiasmante e propagandistico mi sembra difficile da sovra stimare: può essere l’idea forza per galvanizzare il nostro popolo, l’unica chance che abbiamo per battere il centrodestra. La costituzione del partito con un bilancino Cancelli non entusiasma nessuno, non crea nessun nuovo ingresso in politica, non genera alcun valor aggiunto e anzi ne toglie, perché acutizza conflitti di identità e di potere. Personalmente, per quel che può interessare, se il partito nuovo lo si costruisce soppesando sospettosamente quote di partiti vecchi, la sua costruzione non mi interessa e la combatterò come posso, perché è votata al fallimento. Ma se verrà fatta nel modo che ho indicato (o uno equivalente) non solo vi parteciperò con entusiasmo, ma non vedo proprio perché i compagni socialisti non dovrebbero parteciparvi: con una loro mozione, o sottoscrivendo una mozione liberalsocialista che raccoglierebbe con sensi trasversali. Tra cui il mio. E vengo all’invito.

A proposito di mozioni liberalsocialiste. Crisi permettendo, venerdì 2 marzo alle due e mezza verrà presentato al cinema Capranichetta di Roma, alla presenza di Fassino e Morando, un documento elaborato nel contesto dell’associazione LibertàEguale e redatto in forma di Manifesto di principi per il Partito democratico. Si tratta di un manifesto fortemente liberalsocialista, alla “meriti e bisogni”, per intenderci, e sono sicuro che il mio amico Roberto Villetti lo leggerà mugolando dal godimento. Il manifesto generale del Pd è quello che è perché doveva tener conto di uno spettro di sensibilità più ampio; in quello di LibertàEguale le concessioni a orientamenti di versi da quello liberale sono assai poche. Al congresso dei Ds io voterò per la mozione Fassino, per ragioni ovvie, Ma se ci sarà un processo democratico di costruzione del nuovo partito, è a un Manifesto simile a quello di LibertàEguale che farò riferimento. Soprattutto se lo presenteranno dei compagni liberali e socialisti.

Fonte : Il Riformista

 


       



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