Le polemiche di queste ultime ore su quello che ormai è diventato il “caso 
Tamoil” sarebbero stucchevoli se dietro, o davanti, ad esse non vi fosse un 
problema che riguarda tutti i cittadini e che, seppure, allo stato delle 
conoscenze, meno disastroso di quanto apparisse, è molto serio.
Talmente serio da richiedere uno sforzo straordinario sia tecnico che 
politico, ma anche un metodo di lavoro che davvero veda questo sforzo di tutti 
farsi azione comune. I cittadini si aspettano risposte: dai tecnici e in 
particolare dall’ARPA vogliono sapere, una volta per tutte, qual è la situazione 
reale, al di là dei catastrofismi o delle tranquillizzazioni dovute a prese di 
posizione che a volte poco hanno a che fare con la realtà e molto con tentativi 
di ottenere qualche vantaggio in termini di visibilità o di consenso, puntando 
su paure irrazionali scatenate prima e a prescindere dai dati reali. Ottenute 
nel più breve tempo possibile queste risposte è dovere di tutte le istituzioni 
informare compiutamente la cittadinanza.
E ancora i cittadini chiedono progetti e programmi di messa in sicurezza e 
poi di soluzione del problema. La Tamoil deve assumersi i costi di questa 
operazione essendo le lavorazioni svoltesi nei passati anni causa unica ed 
inconfutabile della situazione di inquinamento.
Alla politica i cittadini chiedono che si faccia guida e garante di tutto 
questo. E la politica non può sottrarsi a questo preciso compito. Tutta la 
politica, pur nelle sue diverse articolazioni e responsabilità.
Davvero non basta più che ciascuno si trinceri dietro al proprio pezzetto di 
competenza assolto. Non è giusto nei confronti dei cittadini che ci hanno dato 
il compito, con il loro voto, di costruire le condizioni di una vita il più 
possibile serena e sicura e che chiedono alle diverse istituzioni, dalle locali 
alle centrali, di lavorare insieme, con un progetto comune.
Ribadiamo dunque l’appello, del resto emerso dalla riunione dei Consigli 
comunale e provinciale aperti, alla costituzione di luoghi operativi comuni che 
sappiano affrontare il grande lavoro che ci aspetta. Un lavoro che parta 
certamente dall’emergenza dell’inquinamento nella zona della raffineria Tamoil, 
ma che si allarghi al territorio e costruisca una mappa delle reali situazioni 
di rischio ambientale derivante da insediamenti industriali, di cui far 
partecipi i cittadini e sulla quale costruire un progetto di risanamento 
complessivo: un progetto di sicurezza e recupero ambientale dotato di un preciso 
cronoprogramma di intervento. Tale luogo operativo potrebbe essere il Tavolo, 
proposto dalle Organizzazioni sindacali e fatto proprio dall’Ordine del giorno 
depositato in seguito alla riunione dei Consigli comunale e provinciale aperti, 
che veda la partecipazione del Ministero dell’Ambiente, della Regione, della 
Provincia, del Comune, delle Rsu, delle Organizzazioni sindacali, 
dell’Associazione industriali e delle società Canottieri.
Un’azione dalla quale non possono essere estranei il Patto per lo sviluppo e 
le forze che ad esso hanno aderito, in quanto al centro del patto è la 
sostenibilità, anche ambientale, dello sviluppo stesso.
E l’appello è tanto più pressante nei confronti di coloro, forze politiche e 
persone, che responsabilmente si sono assunte il compito di costruire una 
maggioranza e di governare in prima persona. A loro, a noi, spetta il compito 
certamente più gravoso.
Al centro dell’azione della politica, che si esprime nelle istituzioni, deve 
essere il bene possibile della comunità e dei cittadini. Questo principio è 
nello stesso Dna delle forze di centro sinistra. Esso, dunque, sia, come è 
sempre stato, il solo faro che ci guida, a tutti i livelli e in tutte le sedi, 
nell’azione personale, politica e amministrativa.