15 Settembre, 2002
Cinque cantieri per l'ambiente (di Walter Veltroni)
L'esigenza di difendere l'ambiente non è nata oggi, ha una storia già lunga. Fino ad oggi, però, il cammino per fronteggiare i problemi ambientali è stato frenato dalla tentazione.... (da www.ilsole24ore.it)
Il Sole 24 Ore, 12 settembre 2007
CINQUE CANTIERI PER L'AMBIENTE
di Walter Veltroni
L'esigenza di difendere l'ambiente non è nata oggi, ha una storia già lunga. Fino ad oggi, però, il cammino per fronteggiare i problemi ambientali è stato frenato dalla tentazione di vedere l'ambiente come valore estraneo, se non antitetico, allo sviluppo
economico.
Che non sia così, lo testimoniano ad esempio i 200 mila posti di
lavoro creati negli ultimi dieci anni in Germania nel comparto delle
fonti rinnovabili. O ancora lo dimostra il fatto, ricordato tre anni
fa da Pasquale Pistorio a proposito di STMicroelectronics, che il
25% dei profitti di quell'azienda derivava dai vantaggi economici
acquisiti con la scelta dell'efficienza e del risparmio energetici.
Ora è arrivato il tema inedito e drammatico dei mutamenti climatici
a svelare l'infondatezza, o almeno l'anacronismo, di questa
opposizione tra ambiente e crescita economica. Combattere il global
warming, prima ancora di un dovere etico verso le generazioni
future, è un interesse molto pratico e molto urgente, sociale ed
economico. Il clima che cambia, infatti, costa e costerà molto di
più delle misure necessarie a stabilizzarlo; e già ora penalizza per
primi e con più violenza i più deboli, siano gli agricoltori delle
regioni africane colpite dalla desertificazione, gli anziani delle
nostre città investite dalle ondate di calore o i poveri di New
Orleans sommersa dall'uragano Katrina. La politica deve prendere
rapidamente le misure di queste novità epocali. Se è vero che i
problemi globali richiedono risposte globali, credo ad esempio che
sarebbe bene dar seguito concreto all'idea di creare una vera e
propria nuova istituzione internazionale, una sorta di Consiglio di
Sicurezza dell'Ambiente, che abbia strumenti e poteri per prendere
decisioni efficaci e vincolanti.
E ad ogni modo è la politica del vasto campo del centrosinistra, del
Partito democratico, che perderebbe credibilità e anche senso se non
capisse che scongiurare il collasso climatico, tutelare l'ambiente,
è oggi una parte decisiva dell'impegno per accrescere il benessere
delle persone e delle comunità, dunque per adempiere alla sua stessa
ragione sociale. L'Italia deve essere all'avanguardia nella lotta ai
mutamenti climatici, rendendo concreti gli obiettivi fissati per il
2020 dall'Ue. In questi mesi il governo ha compiuto scelte
importanti: dal fondo per l'applicazione del Protocollo di Kyoto
inserito nella Finanziaria 2007 alla riforma degli incentivi alle
imprese che producono energia da fonti rinnovabili. Nei prossimi
giorni altre indicazioni utili verranno dalla Conferenza sul clima
organizzata dal Ministro Pecoraro Scanio.
All'energia va dedicato un primo grande "cantiere dell'innovazione",
per fare dell'Italia un Paese leader nella diffusione dei pannelli
solari, sia termici per il riscaldamento che fotovoltaici per
produrre elettricità. Come stiamo prevedendo a Roma, tutte le nuove
costruzioni utilizzino per il loro fabbisogno energetico una quota
significativa di energia pulita; e affinando lo strumento delle
deduzioni fiscali sulle spese sostenute dalle famiglie per
ristrutturare la propria casa, ma anche con nuovi incentivi fiscali
da concordare su scala europea, come proposto da Brown e Sarkozy, si
dia un forte impulso agli interventi che concorrono a migliorare
l'efficienza negli usi energetici residenziali: lampadine ed
elettrodomestici ad alta efficienza, caldaie a condensazione,
coibentazione degli edifici. Per accelerare la sostituzione degli
apparecchi e dei sistemi più energivori e inefficienti, la via è
quella indicata dallo stesso vicepresidente di Confindustria
Pistorio: accompagnare gli incentivi con la fissazione di scadenze
temporali dopo le quali sia vietata la vendita dei modelli che non
soddisfano limiti minimi di efficienza.
Il secondo cantiere dell'innovazione riguarda i trasporti. L'Italia
soffre di gravi insufficienze quanto a reti e sistemi di trasporto:
nel Nord i corridoi esistenti sono vicini al collasso, nel Sud le
infrastrutture ferroviarie ma anche quelle stradali sono totalmente
inadeguate. Questo vuol dire sovracosti per le imprese, spostamenti
scomodi e insicuri per i cittadini, e un impatto ambientale
notevole: quattro quinti delle merci e dei passeggeri viaggiano su
strada, più che in ogni altro Paese europeo, e questo comporta più
inquinamento e più emissioni dannose per il clima. Potenziare e
modernizzare il nostro sistema delle infrastrutture è una priorità
non più rinviabile: dobbiamo raddoppiare la quota del trasporto
ferroviario, rendere più sicure strade e autostrade, dotare il
Mezzogiorno di reti moderne ed efficienti. Tutti i soggetti che
hanno idee da far valere, dagli enti locali alle forze economiche,
dalle organizzazioni sindacali alle associazioni ambientaliste,
contribuiscano alla scelta delle opere da fare, naturalmente tenendo
conto delle risorse pubbliche e private attivabili. Una volta
compiute le scelte, si proceda senza più tornare sulle decisioni,
senza più l'intralcio di interessi corporativi o localistici.
Un terzo cantiere dell'innovazione, che riguarda tutta l'Italia ma
ha il suo cuore nel Sud, deve interessare le reti di protezione
ambientale primaria, acque e rifiuti in testa. Ancora in molte parti
del Paese mancano i depuratori e le acque reflue finiscono
direttamente in mare, nei fiumi, nelle falde. Questa gravissima
lacuna va colmata, e contemporaneamente bisogna realizzare le
condizioni per un ciclo davvero unificato delle acque. Un ciclo che
anche se gestito da aziende private, risponda però rigorosamente a
criteri fissati in base all'interesse della collettività. Nel campo
della gestione dei rifiuti va innanzitutto ristabilito con forza il
principio di legalità, cominciando con l'inserire nel codice penale
i reati delle ecomafie che li smaltiscono clandestinamente. Si può
dimezzare entro cinque anni la quantità di rifiuti urbani e
industriali che finisce in discarica, puntando sulla raccolta
differenziata e su moderni impianti per il trattamento e la
termovalorizzazione. Tra tutte le forme di smaltimento, la discarica
è la più dannosa per l'ambiente e per la salute dei cittadini ed è
anche quella economicamente più insensata, per lo spreco di
materiali che potrebbero essere riusati, recuperati, riciclati.
Il quarto cantiere dell'innovazione è quello della bellezza.
L'Italia deve mettere a frutto la fortuna di custodire beni
ambientali, paesaggistici, culturali di eccezionale pregio; di
essere nella realtà, e nell'immaginario di tutto il mondo, il Paese
della bellezza, materia prima che produce valore senza inquinare né
dissipare risorse. Ma la bellezza non è soltanto nei tesori naturali
o in quelli ereditati dal passato: la qualità estetica, accanto a
quella ambientale e tecnologica, deve essere il segno anche del
nuovo che si realizza, siano case o scuole, centri commerciali o
edifici pubblici, automobili o persino capannoni industriali.
Infine, il quinto cantiere dell'innovazione è quello della qualità
italiana, di quella che Realacci chiama soft economy. L'infinita
varietà di produzioni italiane devono riconoscibilità e
competitività a due gambe poderose: un rapporto stretto con il
territorio, con i suoi saperi e le sue tradizioni, e un forte tasso
di conoscenza, di ricerca, di innovazione tecnologica. Dentro la
soft economy c'è il turismo, c'è l'agricoltura dei prodotti tipici,
ci sono i parchi e la rete delle mille economie territoriali che
sono emblema del "made in Italy". Dobbiamo promuovere e difendere
questo tesoro, per esempio operando perché finisca lo scandalo per
il quale su dieci euro di prodotti agroalimentari venduti nel mondo
come italiani, solo uno è di prodotti veramente "made in Italy".
Energia, infrastrutture, acqua e rifiuti, bellezza, qualità
italiana. Il Partito democratico dovrà impegnarsi al massimo per
fare di questi cinque "cantieri dell'innovazione" altrettante
occasioni vincenti per contrastare con efficacia i problemi
ambientali e al tempo stesso per aprire una nuova stagione di
sviluppo fondata sulla valorizzazione delle nostre eccellenze: di
uno sviluppo davvero sostenibile, che non può vivere di solo Pil ma
che pure al nostro Pil, nell'era della concorrenza globale, può fare
solo un gran bene.
 
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