15 Settembre, 2002
Per la Pace, seduta aperta dei Consigli Comunale e Provinciale di Cremona
L'intervento introduttivo del Sindaco Gian Carlo Corada
Alla presenza di un folto pubblico - composto dai Consiglieri e dagli Assessori comunali e provinciali di Cremona, dalle rappresentanze istituzionali più ampie, dai rappresentanti del mondo del volontariato e dell'associazionismo - presente anche il Vescovo di Cremona, si sono svolti i lavori dei Consigli Comunal e Provinciale, in una seduta aperta e congiunta, che ha ascoltato gli interventi introduttivi del Presidente Torchio e del Sindaco Corada e che ha seguito con attenzione anche il saluto di Rony, rappresentante del movimento femminile israeliano che lotta per la pace.
Di seguito pubblichiamo il testo dell'intervento del Sindaco.
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Oggi si apre la settimana per la pace che culminerà domenica 7 ottobre con una nuova edizione della Marcia Perugia-Assisi. Sono iniziative alle quali ha aderito anche il nostro Comune, con questa nostra riunione odierna e con la presenza di una propria delegazione alla marcia Perugia-Assisi.
Durante questa settimana viene proposto a tutti ed a ciascuno di fare qualcosa in più per dare voce alla pace, per dare una mano alla pace, per rafforzare l'impegno per la pace.
In questo ambito abbiamo deciso, dunque, di convocare questa riunione del Consiglio Comunale di Cremona, aperta al contributo di associazioni, gruppi e comunità che da anni operano per lo sviluppo di una cultura ed una pratica della pace.
L'abbiamo voluto anche per presentare il programma "La mia Scuola per la Pace", progetto lanciato dall'Associazione degli Enti Locali per la Pace e che punta ad un coinvolgimento profondo e partecipato dei nostri ragazzi.
Come Comune contribuiremo direttamente e fattivamente a sviluppare questo programma - che prosegue dal 2000 - con l’obiettivo di promuovere l'inserimento permanente dell'educazione alla pace e ai diritti umani nei programmi scolastici di tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Lo faremo approvando oggi l'oggetto che abbiamo posto all'ordine del giorno: "Approvazione del regolamento per la concessione di contributi per interventi di cooperazione allo sviluppo ed educazione alla pace".
Contribuiremo così a costruire un “Programma nazionale di educazione alla pace e ai diritti umani” da realizzare in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, del 60° anniversario della Costituzione Italiana e dell’Anno Europeo del Dialogo Interculturale (anni scolastici 2007-2008 e 2008-2009).
Per questo chiediamo:
* che il Parlamento approvi una legge ad hoc per la celebrazione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (2008) mediante la promozione di una vasta campagna di educazione all’azione per i diritti umani (e in particolare per i diritti ancora non completamente riconosciuti - come la pace, le pari opportunità, l'ambiente, l'acqua - da realizzare con le organizzazioni della società civile e gli Enti Locali;
* che venga resa permanente l’educazione alla pace e ai diritti umani in tutte le scuole di ogni ordine e grado valorizzando le esperienze sin qui realizzate, anche tramite l’emanazione di una apposita direttiva.
Ma non possiamo dare avvio a questo nostro importante incontro senza porre attenzione alle notizie che arrivano dalla lontana, ma in questi giorni, vicinissima Birmania. E' una vicenda che preoccupa tutti noi e che ci interroga su come il mondo possa ulteriormente sopportare la presenza di regimi totalitari, tirannici, che conculcano la libertà dei propri cittadini e soffocano nel sangue ogni anelito di libertà.
Da quell'antico Paese perviene a tutti noi un messaggio che deve farci riflettere.
L'esempio dei tanti, tantissimi bonzi che a mani nude sfidano il regime e dei tanti, tantissimi giovani e meno giovani che, con il trascorrere dei giorni e delle settimane, prendono coscienza e coraggio e si affiancano - a centinaia di migliaia - ai monaci in cammino, ci interroga e chiede al mondo uno scatto morale, prima ancora che politico e diplomatico.
Si fermi ogni azione repressiva e siano liberati Aung San Suu Kyi e tutti i detenuti politici. In Birmania si sta combattendo una lotta per la libertà e la democrazia che ci riguarda tutti.
Ogni democratico è chiamato a fare la propria parte. Il popolo birmano e i monaci buddisti non siano lasciati soli: l’Italia democratica faccia sentire la sua voce.
Anche noi proseguiremo nella nostra azione di solidarietà con i monaci e con il popolo birmano, sperando che la cosa non sfugga - anche stavolta - all'attenzione di chi, sulla scorta della propria disattenzione, rischia poi di accendere polemiche immotivate e poco edificanti. L'abbiamo fatto sabato sera al teatro Ponchielli, dedicando alla Birmania ed alla sua lotta per la libertà il bel concerto organizzato nell'ambito della mostra "I Violini del Re" e l'intera rassegna della notte dei musei.
E vogliamo proseguire questa nostra azione, mantenendola collegata idealmente all'altra importante iniziativa che abbiamo recentemente assunto a favore della moratoria internazionale contro la pena di morte, collegandoci con il vasto fronte di popoli, associazioni, istituzioni e Stati che sta svolgendo questa importante battaglia civile oggi in occasione dell'attuale sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Continueremo a chiedere all'ONU, all'Europa ed all'intera comunità internazionale di fare di più.
Soprattutto per quanto riguarda noi più direttamente: l'Europa, e nel suo ambito l'Italia, devono tornare a far sentire il proprio peso e la propria voce.
La pace é un bene prezioso per l'umanità. Il mondo non può continuare a camminare sull'orlo del rischio. Vanno spenti tutti i focolai di guerra aperti, mettendo in campo ogni sforzo, sul piano della politica, della diplomazia, degli scambi culturali.
Una battaglia per la pace che sappia trovare il giusto rapporto con un'evoluzione in positivo della giustizia sociale, con un'azione di forte contrasto nei confronti della povertà, della miseria, della malnutrizione, del sottosviluppo. Se, in presenza di guerra guerreggiata, é già importante raggiungere la sospensione dei combattimenti e l'apertura di trattative politico-diplomatiche, nello stesso tempo non ci si può accontentare di perseguire una pace che si limiti ad essere una 'assenza di guerra'. Perché la pace può mettere radici, può avere un futuro solo se ad essa contribuisce il raggiungimento di una sostanziale giustizia sociale, che sia più larga, più diffusa.
Sono tante le parti del mondo che meriterebbero di essere oggi ricordate. Ma la gran parte di esse può trovare il momento dell'estrema sintesi nella drammatica situazione che da troppi anni vede l'un contro l'altro armati i popoli e gli stati che fanno capo ad Israele ed alla Palestina.
Oggi avremmo dovuto avere l'occasione di sentire il messaggio che ci avrebbero dovuto portare due ragazze - una israeliana. Rony, e l'altra palestinese, Dinah - che vivono entrambe sulla propria pelle i pericoli ed i drammi della guerra e, nello stesso tempo, testimoniano di come sia possibile davvero "costruire la pace", attraverso percorsi e progetti che rimettano al centro l'uomo e la donna, cittadini di questo pianeta, depositari del diritto di vivere in pace, in fratellanza, nel rispetto degli uni verso gli altri, e nel rispetto del progetto di vita e della libertà di ciascuno.
Purtroppo l'amica palestinese Dinah ha incontrato problemi all'aereoporto di Gerusalemme e contiamo possa arrivare questa sera da noi. Ascolteremo oggi il saluto di Rony, dunque, che, siamo certi, potrà parlarci anche con il cuore ed i sentimenti di Dinah.
Ecco dunque la funzione, il ruolo che ci vogliamo assumere come istituzione chiamata a rappresentare ed a governare la nostra comunità.
Da un lato vogliamo prendere parte al vasto movimento di istituzioni e popolo per richiedere a gran voce che politica e diplomazia prendano il posto delle armi, iniziando in queste ore dalla Birmania, promuovendo la pace in oriente e costruendo, per il vicino oriente, l'obiettivo di dare ad Israele ed alla Palestina la sicurezza di vita e di futuro, attraverso il perseguimento dell'obiettivo "Due popoli, due stati".
Dall'altro scommettere sulle nuove generazioni, sulla loro voglia di pace per un futuro sicuro e felice. Profondendo un maggiore impegno per educare alla pace e ai diritti umani. Facendo crescere la cultura della pace, che nasce dalla pratica della conoscenza e del rispetto dell'altro.
E' una battaglia culturale, politica ed istituzionale di lunga lena: tutti sappiamo che, quelli che ci poniamo, non sono obiettivi raggiungibili una volta per tutte. Non é un atto singolo che possa farceli conseguire. Ma é un'azione lunga e paziente, che ha respiro e che sa darsi uno sguardo lungo. Una profonda azione culturale alla quale vogliamo partecipare in piena consapevolezza e con spirito positivo.
Cremona, Consiglio Comunale, 1 ottobre 2007
In allegato: interviene il vescovo Lafranconi 
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