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15 Settembre, 2002
Primarie Pd: «Yes, we can» (Gianfranco Pasquino su www.unita.it)
Non manca il tempo per le primarie purché non manchi la volontà, in questo caso, davvero, “politica”. Sì, possiamo.

Un partito, in special modo se relativamente nuovo e in fase di consolidamento, come il Partito Democratico, ha l’imperativo politico-organizzativo e deve avere la concreta possibilità di costruire un gruppo dirigente capace di operare con continuità e efficacia in Parlamento e, eventualmente, al governo. In quest’ottica, dunque, non possono essere ascoltate le sirene, più o meno consapevolmente populiste, che invocano mannaie collegate indiscriminatamente al numero di legislature già fatte.

La rara specie degli ottimi parlamentari di lungo corso non deve assolutamente cadere sotto quelle mannaie e neanche deve essere sottoposta alla riconferma democratica attraverso le primarie. Ma, una volta costituito un ristretto e autorevole gruppo dirigente parlamentare, al Senato e alla Camera, per la selezione dei rimanenti tre quarti dei parlamentari non è davvero convincente opporre la formuletta burocratica del «non c’è più tempo» contro le richieste eventuali di alcuni settori del partito, ovvero degli aderenti e dei simpatizzanti. Inoltre, se il Partito Democratico si considera davvero federale e vuole vivere come tale, allora il Coordinamento nazionale deve rinunciare coerentemente e completamente alla facoltà di vietare eventuali consultazioni primarie. Anzi, laddove i segretari regionali o i coordinatori e le coordinatrici provinciali ritengano di avere tempo, modi e capacità di organizzare primarie eque e efficaci, è giusto che venga loro consentito di farlo. Subito.

L’onda lunga delle “primarie per Prodi” nell’ottobre 2005 si infranse e si spense, da un lato, su una legge porcata a lunghe liste di candidature bloccate, dall’altro, sulla decisione che le primarie di coalizione non potessero essere fatte altrimenti non si sarebbe attribuita adeguata (sic) rappresentanza parlamentare agli alleati dei Ds e della Margherita. Andò così malamente e colpevolmente perduto l’effetto di mobilitazione e entusiasmo che elezioni primarie per almeno la metà delle candidature avrebbero sicuramente suscitato (e si giunse alle elezioni del 2006 depressi e tristi). La legge porcata è viva e vitale e si appresta a celebrare suoi nuovi disastrosi trionfi, ma il Partito Democratico può sventarne alcuni se dà la parola alla sua base. Lo sappiamo è una base che vuole partecipare, non soltanto per motivazioni democratiche, ma anche per vincere che, naturalmente, è una delle tutt’altro che poco nobili motivazioni politiche.

Non è affatto difficile stabilire, nelle situazioni che se lo possono permettere, penso ad almeno una circoscrizione della Lombardia, all’Emilia-Romagna e alla Toscana (ma sono certo che anche in altre aree del paese esistano e si manifesterebbero apprezzabili pulsioni “primarie”) perché è come andare a primarie di mobilitazione e selezione. Quando esistano associazioni di qualsiasi tipo, ovviamente democratiche e progressiste (vorrei anche aggiungere “laiche”), che vogliano sottoporre candidature accompagnate da un numero di firme a sostegno, né troppo basso, per evitare il folclore, né troppo alto, per consentire una pluralità di espressioni, è diffusa la consapevolezza che gli strumenti già esistenti, le tecniche già utilizzate pochi mesi fa, gli attivisti impegnati siano in grado di garantire un rapido svolgimento delle primarie, nell’arco di non più di tre settimane. Si tratta di pervenire alla predisposizione di elenchi di candidature che contengano più nominativi del numero dei parlamentari da eleggere e affidare la scelta a chi vorrà recarsi alle primarie, con il solito contributo in Euro, servirà in parte per le spese della campagna elettorale nazionale, in parte per quelle delle organizzazioni di partito che avranno fatto le primarie. Chi andrà a votare alle primarie esprimerà una sola preferenza. Verranno in questo modo individuate sia le candidature per Camera e Senato (ovviamente, salvaguardando le poche posizioni di rilievo nazionale) sia l’importantissimo ordine di lista con le candidate e candidati più votati che verranno collocati in testa. Tutto questo è, insisto, allegramente e rapidamente fattibile.

È probabile che, dal livello del loft nazionale, non si riesca a vedere e a capire con chiarezza quanto importante sia per ciascun ambito locale, dove si fa politica giorno dopo giorno, disporre dell’opportunità di utilizzare le primarie come strumento di informazione per il Partito Democratico al fine di raggiungere un elettorato più ampio e che, ponendo a disposizione di quell’elettorato una scelta importante, lo coinvolga attivamente nella campagna elettorale. Lo slancio delle primarie svolte per la selezione dei parlamentari durerebbe per tutta la compagna elettorale e consentirebbe di “sfruttare” tensione, impegno, partecipazione diffusi. Il Partito Democratico non si troverebbe a “correre da solo”, ma sarebbe calorosamente accompagnato da centinaia di migliaia di simpatizzanti soddisfatti dall’avere potuto scegliere il/la “loro” parlamentare e vogliosi di contribuire al suo successo. Non manca il tempo per le primarie purché non manchi la volontà, in questo caso, davvero, “politica”. Sì, possiamo.

 


       



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