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 Attualità

15 Settembre, 2002
Il 25 Aprile (di Gianfranco Pasquino)
Da una parte, stavano i *ragazzi di Salò* che, dopo vent’anni di regime autoritario, l’attuazione delle leggi razziali e una guerra voluta dal fascismo, scelsero il feroce governo fantoccio di Mussolini ......

Da una parte, stavano i “ragazzi di Salò” che, dopo vent’anni di regime autoritario, l’attuazione delle leggi razziali e una guerra voluta dal fascismo, scelsero il feroce governo fantoccio di Mussolini puntellato dai nazisti.

Dall’altra parte, stavano giovani e non più giovani che, dopo vent’anni di difficile antifascismo, presero le armi contro i nazisti per ridare dignità alla patria. Il 25 aprile non è soltanto la data in cui si celebra la liberazione dell’Italia dall’occupante nazista.

E’ anche l’evento fondante della Repubblica e costituisce la premessa della Costituzione democratica e repubblicana. Mettere sullo stesso piano Salò e la Resistenza non significa semplicemente riscrivere la storia. Significa manipolarla in maniera deliberata e colpevole con fini politici deteriori.

Senza antifascismo, nessuna Resistenza. Senza Resistenza, nessuna Costituzione democratica. Senza democrazia, gli stessi vincitori delle più recenti elezioni non avrebbero avuto l’opportunità di partecipare alla vita politica del paese nella libertà e con eguaglianza di opportunità.

Se, come è augurabile, qualsiasi riflessione sulla Resistenza e qualsiasi approfondimento storico vengono condotti nel nobile intento di migliorare la qualità della democrazia italiana, allora alla riflessione e all’approfondimento bisogna portare fatti e conoscenze, non pregiudizi, anatemi, sentenze sommarie. Qualche volta, nel passato, la sinistra, ma non solo, ha presentato la storia della Resistenza in maniera edulcorata e ha fatto della sua celebrazione un rituale né brillante né convincente.

Tuttavia, un conto è mettere in rilievo che la Resistenza contrappose anche italiani a italiani, un conto molto diverso è sostenere che entrambe le parti avevano un po’ di ragione. Chi torturava e uccideva anche per procura dei nazisti non può essere messo sullo stesso piano di chi combatteva per cacciare i nazisti. Soltanto la vittoria dei partigiani poteva assicurare, come è stato, che l’Italia riacquistasse libertà e autonomia. E soltanto la libertà e l’autonomia hanno consentito anche a coloro che negano e minimizzano l’importanza della Resistenza di fare politica in Italia e persino di giungere alle più alte cariche di governo.

Riconoscere, come si deve, la legittimità elettorale e politica del titolo a governare di Berlusconi, Bossi e Fini e di alcuni loro sguaiati e ignoranti epigoni e seguaci, che alla Costituzione repubblicana dovranno, se desiderano fare i ministri e i sottosegretari, giurare fedeltà, non implica affatto che essi abbiano un qualsiasi titolo a riscrivere la storia della Resistenza e della Repubblica. Non è possibile imporre una memoria condivisa a chi di memoria non ne ha, di storia non ne sa e non ne vuole imparare.

Quello, però, che è assolutamente indispensabile per tutti coloro che desiderano una democrazia migliore, sia che venga governata dal centro-sinistra oppure dal centro-destra, è che riconoscano l’apporto della Resistenza alla liberazione dell’Italia e la validità complessiva della Costituzione come patto democratico fra i cittadini italiani.

E’ triste doverlo ripetere a fronte di affermazioni tanto ignoranti quanto offensive, ma è doveroso. Ed è anche un brutto segno per lo stato della democrazia in Italia oggi.

 


       



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