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15 Settembre, 2002
Il Card Tettamanzi *benedice* la Moschea: giusto farla a Milano
Ancora lontani però dalla soluzione. An e Lega Nord alzano le barricate - Adesso inizia lo “scaricabarile” - Si parla del modello Cremona

MILANO 09/09/2008 - La libertà di culto è un diritto fondamentale e va garantito a tutti. Milanesi e immigrati. Cristiani e musulmani. E fino a qui sono tutti d’accordo con le parole del cardinale Dionigi Tettamanzi. Ma davanti alla proposta (concreta) di costruire una (o più) moschee a Milano l’opinione pubblica si spacca. «Non penso che Milano e i milanesi, neanche quelli di fede islamica, abbiano come priorità la costruzione di una, due o venti moschee» tuona Matteo Salvini, capogruppo della Lega Nord. Più cauto ma sulla stessa linea anche Carlo Fidanza, di Alleanza Nazionale: «Non abbiamo alcuna emergenza di creare nuovi luoghi di culto islamici». Anche se, ammette il giovane capogruppo, «se ne parlerà in futuro». Per Antonello Patta, di Rifondazione Comunista, invece «l’amministrazione comunale non garantisce la libertà di culto. Ed è assurdo che sia proprio un’amministrazione che si definisce credente e praticante a negare questo diritto».

IL REFERENDUM
Ma la moschea (o le moschee) si farà o meno? A detta dell’assessore Tiziana Maiolo (Fi) la soluzione potrebbe essere «un referendum popolare. Propongo quindi una raccolta di firme per un referendum in cui si chieda ai cittadini milanesi se sono le istituzioni a dover trovare uno spazio adatto per la moschea o se spetta piuttosto agli islamici il compito di individuare, finanziare e mantenere il loro luogo di culto». «Ma - ha precisato Fidanza - ad essere in discussione non è la libertà di culto, che a Milano è esercitata liberamente da diversi gruppi religiosi, tra cui molti musulmani che pregano nelle varie palestre messe a disposizione».

UNA SOLUZIONE DEFINITIVA
Palestre, tensostrutture, centri culturali, marciapiedi. Per molti fedeli islamici la preghiera si è trasformata in un vero e proprio calvario da un luogo all’altro della città. «A leggere le dichiarazioni di alcuni politici sembra quasi che i fedeli musulmani siano felici di dover pregare sui marciapiedi, giornate di pioggia comprese. E così, quasi tutti fanno finta di non sapere che il centro culturale islamico sta tentando da anni di trovare un luogo diverso, più idoneo» ha ricordato Luciano Muhlbauer, di Rifondazione. Per Giuseppe Civati (Pd) «è ora che il Comune ponga fine al pellegrinaggio tra un luogo di preghiera e l’altro, e si impegni per individuare un’area di privati da mettere a disposizione della comunità islamica».

L’esempio da seguire per Civati è «quello di Cremona e del suo sindaco Corada».
Anche secondo il vicesindaco Riccardo De Corato è necessario «arrivare ad una soluzione definitiva che vada oltre l’attuale sistemazione temporanea ». Ma ad indicare l’ubicazione del luogo di culto devono essere «gli stessi rappresentanti del centro islamico. Poi le istituzioni faranno le necessarie verifiche di adeguatezza ». Una cosa per il vicesindaco è certa: «Il luogo di culto non potrà comunque essere in un’area urbanizzata. Il modello è quindi la moschea di Segrate: fuori dal centro abitato e servita da collegamenti viari».

PICCOLE MOSCHEE
Per garantire effettivamente il diritto alla libertà di culto «dovremmo creare diverse moschee nei vari quartieri e non un unico grande centro di culto - ha spiegato Patta - avremmo così delle piccole moschee di quartiere che ospiterebbero non più di cento persone. Da un lato la libertà di preghiera sarebbe veramente garantita e dall’altra i centri sarebbero più facili da gestire e porterebbero sicuramente meno disagi al quartiere». Sia a destra che a sinistra i politici sostengono che occorre uscire da una logica di emergenzialità nell’affrontare il problema della moschea, finora ospitata in viale Jenner. «Nei mesi scorsi abbiamo risolto un problema di ordine pubblico chiudendo il centro di viale Jenner - ha spiegato Gallera - abbiamo trovato soluzioni temporanee. Ma ora tutte le istituzioni devono sedersi intorno ad un tavolo e decidere dove e come realizzare una o più moschee».

LA LIBERTA’ DI CULTO
Il monito dall’arcivescovo Tettamanzi lanciato ieri mattina durante la presentazione dei contenuti del percorso pastorale ha riacceso la polemica sui luoghi di culto islamici. «Sono ovviamente d’accordo con il cardinale e non posso che apprezzare il contributo straordinario che l’arcivescovo dà per rendere sempre più civile la nostra città - ha commentato Pierfrancesco Majorino (Pd) - ma è assurdo che sia il cardinale a dare lezioni di laicità all’amministrazione cittadina ». Ma secondo il capogruppo di Forza Italia Gallera «il percorso avviato da Maroni e dall’amministrazione comunale non va contro la libertà di culto, anzi è orientato a garantire questo diritto fondamentale.

Scritto da: Federica Mantovani - federica.mantovani@cronacaqui.it

 


       CommentoFonte: cronacaqui.it Milano



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